A Nimis, ridente paesino ai piedi delle Alpi, vicino a Tarcento (UD), spunta improvvisamente uno striscione contro l’arrivo degli immigrati: «Mare Nostrum importa schiavi e produce disoccupati». Il sindaco manda i vigili a toglierlo
Nimis, lontano da tutto eppur vicino, dove la gente vive tranquilla, è una delle destinazioni dei profughi di Mare Nostrum, dall’aprile scorso. E non è nuovo all’arrivo di immigrati: già 2 anni fa, insieme a Lusevera, Nimis ospitò gruppi a lungo. La gente non cade dalle nuvole: è abituata a chi arriva in albergo senza nulla. Sono stati tutti zitti, per anni, accettando, cercando di capire. Poi, forse complice la crisi, forse per l’arrivo di profughi che negli ultimi mesi sembra non arrestarsi mai, è scoppiata l’«intolleranza».
Ieri a due passi dall’albergo “Al Trieste”, sul muro del Nikìs shop, sulla statale per Cividale, è comparso uno striscione: «Mare Nostrum importa schiavi e produce disoccupati». Se ne accorgono tutti, di quella scritta a caratteri cubitali, nella centralissima piazza XIX Settembre. Ma nessuno si straccia le vesti per staccarla. Poi il sindaco del paese, Walter Tosolini, viene informato e manda un vigile a toglierlo: «I profughi non hanno creato alcun problema a Nimis - dice - Siccome non hanno documenti e non possono andare in banca, hanno avvicinato qualcuno per chiedere di cambiare i dollari in euro. I miei concittadini non si ricordano di quando, nel ‘44, i tedeschi hanno bruciato il paese? E hanno dovuto chiedere aiuto loro ai vicini? Cerchiamo di non dimenticare quello che è stato, la nostra storia, spesso sofferta, di gente che aveva bisogno di aiuto».