Tutto ha inizio con un editoriale intitolato “All’ordine!” firmato da Stefano Fontana e pubblicato sul suo settimanale Vita Nuova, diversi mesi fa: parlando dei corsi obbligatori di formazione istituiti dall’Ordine dei Giornalisti del Friuli, Fontana contesta il fatto che un incontro venga realizzato in collaborazione con la Re.a.dy, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni, della quale fa parte anche il comune di Trieste assieme ad altri 50 comuni, sei regioni e undici province.
Gli obiettivi di questa rete? Promuovere culture e politiche delle differenze e sviluppare azioni di contrasto alle discriminazioni basate sull’ orientamento sessuale e sull’ identità di genere. Nulla di così straordinariamente ‘’pericoloso’’ dunque – anzi -, ma non per tutti. Secondo Fontana, infatti, dietro alla “lotta contro le discriminazioni di genere” si cela la minacciosa “imposizione dell’ideologia omosessualista”. Meglio dunque mettere in guardia i fedeli giornalisti e sottolineare come quell’incontro fissato per il 9 maggio e intitolato subdolamente Discriminazione femminile e sessuale di genere sia pericoloso visto che, conclude l’editoriale, “finora questa Rete non ha dato buona prova di sé e ha fatto entrare massicciamente nelle scuole le associazioni gay e lesbiche”.
Un fedele, e purtroppo anonimo, lettore o giornalista del settimanale si è recato comunque all’incontro facendone un resoconto che è stato pubblicato su Vita Nuova in un pagina in cui campeggia il titolo “Purtroppo sui corsi per giornalisti avevamo ragione: indottrinano”. Lo scritto anonimo sostiene quindi che le preoccupazioni espresse nel precedente editoriale erano fondate.
Di fatto, però, ad essere obbligatoria è la formazione e non il singolo corso e il giornalista è libero di scegliere quali appuntamenti seguire. Lo scritto prosegue denunciando la mancanza di dialogo e di visioni diverse e l’assai pericolosa proposta, fatta dai relatori, di adottare “un coacervo di termini artificiosi, volti all’adesione entusiastica a quella strana teoria sociale secondo la quale il genere maschile e femminile è tutt’altro dal mero dato biologico reale”.
Sconcerto e shock al quale Fontana risponde parlando di indottrinamento di regime e chiedendosi: “Ma se l’Ordine dei Giornalisti si piega all’indottrinamento di regime, anche il giornalismo diventa di regime. E l’Ordine non serve più a proteggere i giornalisti dal regime. E allora a cosa serve?”.
In una lettera al sito lettera al sito Bussola Quotidiana, Fontana affonda il colpo e, parlando di rieducazione dei giornalisti, afferma: “Una cosa certamente spiacevole è che questi corsi sono obbligatori. La seconda è che non rispettano minimamente l’abc della deontologia giornalistica che pure vorrebbero insegnare: aderenza ai fatti e garanzia del contraddittorio. La terza è che, purtroppo, i giornalisti che vi partecipano bevono senza protestare. Tranne i giornalisti di Vita Nuova”.
La posizione di Associazione stampa e Ordine
Ovviamente non mancano le reazioni: in una nota l’Assostampa Fvg esprime piena e convinta solidarietà a Cristiano Degano, presidente Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, e ai colleghi dell’Ordine regionale, “oggetto di un pesante e ingiustificato attacco da parte del direttore del periodico Vita Nuova” mentre lo stesso Degano ha scritto una lettera in cui sottolinea che “non c’è, ovviamente, nessuna volontà di “rieducare” ma solo la necessità di predisporre degli incontri, appunto, di aggiornamento professionale che la legge, da quest’anno, ci impone di organizzare per i colleghi”.
Ricordando come non siano state illustrate posizioni di parte, bensì le linee guida del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quindi una posizione istituzionale, Degano conclude dicendo che lo spazio per interventi e osservazioni c’era: “se qualcuno, a cominciare dal Direttore Fontana o da qualche suo collaboratore, avesse voluto illustrare punti di vista diversi avrebbe potuto farlo. Anzi, il confronto sarebbe stato sicuramente utile. In ogni caso, sono sicuro che i colleghi giornalisti, non solo quelli di Vita Nuova, sono in grado di partecipare a questi ed altri appuntamenti formativi con cognizione di causa, non limitandosi, come teme il Direttore Fontana, a “bere senza protestare” ”. (Lsdi)