Scala Bonghi Trieste La scala Ruggiero Bonghi fa parte del rione di Rozzol a Trieste. Parte, dal basso, da via Pasquale Revoltella e attraversa prima la via Massimiliano D’Angeli e poi la via Giuseppe Sinico, per sbucare alla fine in via dell’Eremo. Una scala molto impegnativa che mette a dura prova il fiato di chi non vi è abituato. Storicamente faceva parte del cosiddetto “rione del re”, una zona esclusiva di Trieste riservata alle case e alle ville dei benestanti, spesso insigniti di titolo nobiliare. Ancora oggi, è zona residenziale (anche se non esclusiva come un tempo) dove si trovano casette e lussureggianti giardini. Nella targa posta alla base, a sinistra dell’alabarda, possiamo leggere distintamente l’anno di costruzione in numero romano MCMXXVIII (1928). A destra, cancellato, vi era scolpito l’anno dell’era fascista. Nei due ovali laterali, vi erano a sinistra lo stemma sabaudo e a destra il fascio littorio, cancellati entrambi.

Scala Bonghi TriesteScala Bonghi TriesteScala Bonghi Trieste
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ruggiero bonghiRuggiero Bonghi è stato un filologo e politico napoletano. Fecondo scrittore e versatile giornalista moderato ebbe contatti con molti esponenti della cultura italiana del XIX secolo, tra i quali Antonio Rosmini ed Alessandro Manzoni.
Figliastro del poeta e letterato purista Saverio Baldacchini, fu attivo negli ambienti liberali neoguelfi napoletani. Nel 1848 pubblicò col patrigno e con Carlo Troya, allora presidente del governo costituzionale delle Due Sicilie, il quotidiano Il Tempo. Il colpo di mano di Ferdinando II delle Due Sicilie del 15 maggio 1848, col quale cessava l’esperimento di democrazia costituzionale, lo colse a Roma, dove era stato inviato da Troya a trattare con Pio IX la costituzione di una lega italiana contro l’Austria; Bonghi preferì non tornare a Napoli, preferendo l’esilio dapprima a Roma, e poi a Firenze, dove frequentò il gabinetto Viesseux. Espulso da Firenze, su richiesta del governo delle Due Sicilie, fu esule in varie capitali europee (Parigi, Londra, Torino) e in gravi difficoltà economiche. Nel 1855 a Stresa incontra Manzoni che lo convinse che il fiorentino dovessere essere il modello dell’italiano, da lì scrisse sedici lettere al direttore del Lo Spettatore, Celestino Bianchi in cui se rispondeva a delle critiche fattegli da Alessandro D’Ancona apparse sullo stesso periodico, in realtà interveniva sul tema della lingua, le lettere vennero poi pubblicate in volume con il titolo Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia. Nel 1859 ottenne la cattedra di Logica all’Università di Pavia. Fu professore di letteratura latina e di storia antica e moderna nelle università di Firenze, Roma e Torino, dove nel 1862 fondò La Stampa (da non confondere con il quotidiano attuale).
stradario, scala Bonghi