Visibile dappertutto, dannatamente antiestetico e ostruente, è l’immagine-simbolo di una Trieste dei bassifondi dimenticata da Dio e dalle istituzioni: insomma qualcosa di molto simile a un ghetto. Questo è l’immaginario, ma la realtà com’è?
Chi viene dal bel salotto, non uso ad esplorare i margini della città, probabilmente si troverà a disagio percorrendo i lunghi corridoi graffitati, i portoncini divelti e gli acensori bruciacchiati di questo complesso altrimenti chiamato “Alcatraz”. Anche se, la gente che vi abita è gente comune non certo un ammasso di teppisti e tossicodipendenti in agonia. Anzi, tra queste mura di cemento vi si ritrova un’umanità dignitosa, silente e laboriosa, gente che il destino ha relegato in un contesto sbagliato ma non per questo sofferente. La barbarie è altrove: molto probabilmente nella mente di chi ha elaborato un progetto di città-carcere nella zona più esclusa (e non esclusiva) della città.

Quadrilatero, Rozzol, Melara