553 Regate-spettacolo al crepuscolo nel Golfo. Alle 18 (con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia) è partita, con una leggera brezza da terra, la prima regata dei 2.4 Stazza Internazionale, le speciali imbarcazioni che consentono un confronto alla pari tra velisti normodotati e diversamente abili. Il primo sul traguardo della prima manche è stato “Ita 80” di Manuel Polo mentre si svolgeranno in notturna le altre due prove in programma.
LEGA NAVALE ITALIANA - La storica regata degli armatori della Lega Navale Italiana, svoltasi questo pomeriggio su un percorso a triangolo, ha conferito a “Esco matto” di Cristian Babic (LNI Trieste) la palma del migliore in acqua, seguito da “Columbia” di Natale Camerotto (LNI @ordenone) e “Frizzantino” di Cristina Pavan (LNI Trieste). Sono saltate invece le regate della classe Elan 210, che verranno riprese domani.

MAURO CORONA: “UNA ROCCIA IN RIVA AL MARE” - “Ciò, xè anca mio el mar”, così, in un dialetto triestino più di cuore che di accento, Mauro Corona ha lanciato il suo messaggio all’inizio dell’intervista che Giovanni Marzini gli ha fatto nella BCC Staranzano e Villesse Arena Barcolana. Non una rivendicazione ma un appello perché, secondo lo scrittore pordenonese: “Il mare è mio come è vostra la montagna, e se il mare è inquinato è affar mio come è affar vostro se trascurano la montagna”.
Un mattatore che ha affascinato il pubblico toccando temi di grande attualità, primo fra tutti il 50° anniversario della strage del Vajont: “I media scoprono i morti solo con le cifre tonde, ma le vittime c’erano anche al 49° o al 47° anniversario”, una disattenzione che Corona estende anche a tutta la classe politica. Ma la “roccia in riva al mare”, come da titolo dell’incontro, ha parlato anche del suo rapporto con le barche, alla vigilia della sua seconda Barcolana che però vivrà dalla riva, visto che la prima volta ha sofferto troppo il mal di mare. Ha grande rispetto del mare Corona, anche se non può stare troppo lontano dalle sue montagne, dove infatti tornerà domani per una camminata in Val Cimoliana prima di essere di nuovo a Trieste. Osserverà le migliaia di velisti impegnati nella regata dalla riva, ma consiglia loro “di studiare e conoscere la storia di Ernest Shackleton”, esploratore artico di inizio ‘900 protagonista di una sfortunata spedizione bloccata per mesi sul ghiaccio antartico ma conclusa senza nessuna vittima. Un’amore per gli eroi di mare e montagna quello di Corona, perché infatti: “sono due metà della nostra terra che si completano, senza l’una non esisterebbe l’altro”.

ROBERTISSIMA III - E domani sarà una grande giornata di vela: alle 10.00 inizierà, con la sfilata delle barche d’epoca, la Barcolana Classic. Nel Bacino San Giusto gli scafi si faranno ammirare prima di regatare su un triangolo a vertici fissi in Golfo. Alle 18.15, invece partiranno le regate dedicate agli scafi monotipo: Elan 210, Meteor e le sfide dedicate agli Ufo 28 della Jotun Cup.

E’ arrivato, finalmente, in banchina Robertissima III e Vascotto, sceso a terra, ha scoperto un po’ le carte. “La barca è eccezionale - ha commentato Vascotto - ha alcuni anni, ma mantiene intatto il suo potenziale. Rende bene nelle regate a rating, quelle IRC, ma certo in una regata come la Barcolana, dove conta solo chi arriva primo, va benissimo ma non è l’ideale”.

Non manca la necessità di allenarsi: “La barca - ha detto ancora Vascotto - l’ho presa sette giorni fa ed è un tipo di barca dove devi sapere dove mettere i piedi e le mani, altrimenti rischi di non partire neanche. Per questo abbiamo cercato un equipaggio di esperienza e abbiamo avuto la fortuna di trovare tutti questi ragazzi con tanto entusiasmo. Quando vieni a Trieste a fare la Barcolana difficilmente ti dicono di no, soprattutto con una barca del genere. Quando li invito, penso di essere abbastanza convincente perché sono realmente innamorato della mia città e quando credi veramente in quello che stai dicendo è facile vendere bene. Trieste è una città fantastica, e quando vengono poi ritornano. Il miglior modo per fare di questa manifestazione qualcosa di sempre più grade è il passaparola”.

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