squalo bianco Restaurato, abbellito, alleggerito. Il Grande squalo bianco è pronto per essere trasportato al Magazzino delle idee, dove la Provincia - che ne ha finanziato il rimodellaggio con poco meno di 10mila euro di spesa - lo esporrà quale star della mostra “Acqua. Identità di un territorio” che sarà inaugurata la settimana prossima in occasione della seconda edizione di Trieste Next.
Riallestito nelle scorse settimane dalla ditta specializzata 3D accanto allo staff del museo di Storia naturale, lo squalo partirà lunedì mattina dalla sede di via dei Tominz, dov’è stato “curato”, per approdare nelle sale espositive di corso Cavour. Si tratta del prezioso Carcharodon carcharias pescato nel 1906 nel golfo del Quarnero e da allora esposto nel museo di piazza Hortis fino al 2010, quando durante il trasloco alle nuove sale di via dei Tominz perse infelicemente le pinne, amputate per riuscire a farlo passare dalla finestra. Pinne che il restauro ha rimesso al loro posto, ovviamente, ma lasciandole - tant’è - amovibili: nessuna amputazione traumatica in vista, dunque.
L’operazione trasloco è stata predisposta con cura: vi sono coinvolti anche i vigili urbani - racconta il direttore del Museo di storia naturale nonché dei Civici musei scientifici Nicola Bressi - che garantiranno strade sgombre e prive di pericoli per quello che viene rubricato come “trasporto eccezionale”. Si tratta pur sempre del più grande squalo d’Europa naturalizzato in pelle - con i suoi 5,40 metri di lunghezza è secondo al mondo solo a quello esposto a San Paolo in Brasile - tanto che il trasporto, effettuato dalla cooperativa Arianna per una spesa di 1.020 euro più iva (andata e ritorno, beninteso) contempla anche una garanzia con massimale di due milioni di euro.
Il camion che domattina ospiterà a bordo il Carcharodon - dice Gianfranco D’Iorio, presidente della Arianna (la stessa che si occupò del trasloco nel 2010, e che dal personale scientifico e tecnico del museo, come precisò lo stesso D’Iorio a suo tempo, si vide impartire l’ordine di tagliare le pinne laterali) - è pronto: al suo interno, il personale del museo ha allestito a misura di squalo una struttura simile a quella che si usa per tenere sollevate le barche, così che la pancia dell’esemplare che uscirà da un sottoscala di via dei Tominz poggerà soltanto sui due invasi. Un imballo ne proteggerà le parti più delicate, come la bocca con le fauci rimodellate.
Issare l’esemplare sull’automezzo non sarà del resto un grosso problema: l’originaria struttura interna di legno e gesso è stata sostituita da un più tecnologico “scheletro” di resina poliuretanica, e così il Carcharodon - dice Bressi - è dimagrito passando dall’originaria mezza tonnellata a soli cento chili di peso.
Lo squalo - per il quale in Comune già si è pensato di indire un sondaggio tra la cittadinanza così da dargli finalmente un nome di battesimo adeguato alla singolarità dell’esemplare - dopo la mostra della Provincia farà ritorno nelle sale di via dei Tominz. Per essere finalmente esposto, come non lo è mai più stato fin dal 2010. Esposto in via dei Tominz «e per sempre», specifica Bressi: meglio salvaguardare infatti l’esemplare da sbalzi di umidità e di temperatura che anche per gli animali, così come per gli umani, possono essere nocivi. Anche se si tratti soltanto dell’involucro esterno: la pelle infatti è stata durante il restauro «ammorbidita», precisa il direttore dei musei scientifici. E sebbene sia quella di uno squalo catturato oltre cent’anni fa, è decisamente vera. E in un certo senso «viva». (p.b. - da Il Piccolo)
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