Ancora incertezza sull’aliquota dell’Imu che il Comune applicherà all’Ater. Dopo le polemiche di questi giorni tra i due enti sulla somma dovuta dall’ex Iacp, la vicenda deve registrare un ulteriore intervento da parte del governo che rimette tutto in discussione. Il ministero, rende noto l’assessore al Bilancio Maurizio Consoli, ha escluso le Ater dall’esenzione della quota del 3,8 per mille destinata allo Stato. Stando così le cose, l’Ater si troverebbe quindi a pagare il 7,6 per mille, da versare interamente al Comune. «A fronte di questo cambiamento - spiega Consoli - dovremo rivedere la quota, riducendola, in modo da andare incontro alle esigenze dell’ente e dei cittadini. Su quanto sarà possibile ribassarla però - sottolinea - è ancora da decidere. Lo faremo entro fine mese». Sul caso, intanto, si fa sentire ancora l’Ater: il vicepresidente Tullio Pantaleo, dati alla mano, contesta quanto affermato nei giorni scorsi da Roberto Cosolini. Il sindaco aveva assicurato che l’aliquota fissata per l’ex Iacp determinerà un versamento di Imu pari «allo stesso importo di Ici del 2008». Questo è quanto conferma la Ragioneria del Comune di Trieste - aveva chiarito il primo cittadino - che ha calcolato l’importo del pagamento sulla base dei dati che la stessa Ater ha fornito agli ufficicomunali in sede di versamento dell’acconto dell’imposta effettuato a giugno 2012. Ma secondo Pantaleo la nuova tassa sarebbe superiore all’Ici del 2008 di ben cinque volte. Prima di snocciolare i numeri premette: «La partita dell’Imu per il contribuente Ater rischia di diventare anche molto pesante se i soggetti impositori non terranno conto della natura e del vincolo di destinazione che caratterizzano la stragrande maggioranza del patrimonio abitativo stesso, costituito da alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, il cui canone di locazione medio mensile ammonta a circa 143 euro». Un modo per far intendere che un aumento della tassa potrebbe comportareunritocco all’insù dei canoni di affitto. Ecco dunque i dati dell’Ater: «Per chiarezza di informazione si evidenzia che nel 2008 abbiamo pagato per l’Ici al Comune 631.546 euro,mentre nel 2011, sempre a tale titolo, abbiamo pagato 780.486 euro. Se l’obiettivo fosse effettivamente quello di far pagare all’Ater simili importi anche ai fini Imu - osserva - non basterebbe neppure la riduzione da parte del Comune dell’aliquota al minimo di legge praticabile e quindi al 4 per mille: la base imponibile Imu rispetto a quella Ici è, infatti, cresciuta del 60%, per scelta del legislatore statale». Se dunque il Comune decidesse di fissare l’aliquota al 7,6 per mille, l’Ater, anche scontando il 3,8, «dovrebbe pagare complessivamente circa 3.230.000 euro, di cui circa 2.600.000 al Comune e circa 630.000 allo Stato». Il risultato, conclude il vicepresidente, sarebbe pertanto di dover corrispondere «quattro volte tanto quanto pagato nel 2011 e addirittura cinque volte rispetto al 2008». (g.s.)
(da IL Piccolo)