Il presidente di Federacciai è pessimista: con questa crisi non vedo all’orizzonte investitori privati.
«Una situazione difficile per tutta la siderurgia mondiale e per quella italiana in particolare. I casi più emblematici, e conosciuti, sono quelli dell’Ilva di Taranto e della Ferriera di Servola. E se per lo stabilimento pugliese le prospettive sono ancora tutte daesaminare, per la Ferriera non c’è futuro». Sono poco ottimistiche le previsioni di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai (Federazione delle imprese siderurgiche italiane). Guardando specificatamente alla situazione di Trieste, Gozzi non vede vie d’uscita: «La crisi del’acciaieria di Servola si conosce da parecchio tempo. La Ferriera Lucchini è in manoalle bancheche,comesi sa, non sono animate da spirito imprenditoriale. E se aggiungiamo che nel 2015 verranno meno i finanziamenti per i gas di risulta di cokeria e altoforno venduti in regime di Cip6, allora si possono tirare le conclusioni». Per il presidente di Federacciai il destino della Ferriera è segnato: «Investitori privati? Non ne vedo all’orizzonte. Non vedo imprenditori che vengano ad investire in una situazione così difficile e senza vie d’uscita». Stesso discorso per la Sertubi che vive di luce riflessa con la Ferriera. In questo caso la situazione è legata anche ad altre componenti: naturalmente alla Ferriera che non produce più ghisa,maanche al debito pubblico. «L’azienda lavora soprattuttocon gli enti statali - sottolinea Gozzi -. Ora data la crisi economica molti interventi pubblici sono fermi per mancanza di liquidità. Sertubi sta aspettando poi anche il pagamento di commesse passate. E questo ha aggravato ancor di più la crisi». Matutto il comparto dell’acciaio oggi è in crisi: «Abbiano l’Ilva, la vicenda - sottolinea Gozzi - è sotto gli occhi di tutti e Piombino la cui situazione non è migliore rispetto a quella di Trieste dopo la fine del ciclo integrale negli stabilimenti Lucchini».
(fe. vi.) (da Il Piccolo)