Peggiora la qualità dell’aria nelle città italiane e soprattutto al Nord, dove si concentrano i comuni che per più volte hanno superato i limiti consentiti di polveri sottili. A fotografare i problemi di smog nel Belpaese è l’indagine «Dati ambientali nelle città» pubblicata dall’Istat, secondo cui il numero medio di giorni in cui si è registrato lo sforamento del valore limite di Pm10 si è attestato, nel 2011, a 54,4 giorni. In sostanza si è invertito il trend degli ultimi anni che avevano visto il passaggio dai 68,9 giorni del 2007 ai 44,6 del 2010. L’incremento riguarda quasi esclusivamente i capoluoghi del Nord Italia, passati da 55,8 a 75,2 giorni. Qui a incidere negativamente, spiega l’Istat, è anche l’andamento dei fattori meteo-climatici nel Settentrione. Risultano stabili, invece, i valori medi dei capoluoghi del Centro (circa 43 giorni) e del Mezzogiorno (circa 35 giorni). Nel dettaglio, al Nord appena il 17,4% dei capoluoghi che hanno effettuato il monitoraggio per il Pm10 non ha superato la soglia delle 35 giornate, oltre le quali sono obbligatorie per legge misure di contenimento e di prevenzione. Nel 2010 l’analoga quota del Settentrione era pari al 31,1%. Il quadro, sottolinea l’Istat, «disegna una situazione negativa che non si registrava da almeno 4 anni». Un peggioramento, ma contenuto, ha interessato anche i capoluoghi del Centro, mentre nel Mezzogiorno si conferma il trend di lento miglioramento degli ultimi anni. La situazione italiana appare chiara se si prendono in esame le 10 città dove le centraline hanno dato l’allarme più di frequente. La top ten è appannaggio quasi esclusivo del Nord, conTorino e Milano in prima e terza posizione e l’eccezione di Siracusa al secondo posto. Un confronto con il 2010, tuttavia, mette in luce una crescita dei giorni di superamento dei limiti che accomuna quasi tutte le grandi città eccetto Venezia, Catania, Bari, Firenze e Napoli. In particolare Verona, Milano, Trieste,Romae Torino hanno fatto registrare incrementi che vanno dai 27 ai 60 giorni in più di sforamento dei limiti. Ad appesantire l’aria, oltre alle industrie, sono certamente i tubi di scappamento delle auto, e i dati sul parco macchine nostrano non sono rosei. Risulta ancora predominante la presenza di veicoli più inquinanti, con un tasso di motorizzazione pari a 325,8 per le auto euro 0, euro I, euro II e III a fronte del 287,9 per le auto euro IV e V.
(da Il Piccolo)