La Bora è un vento discendente (catabatico) che proviene da est-nordest. E’ tipica delle regioni carsiche e, attraverso la porta della Bora (Postumia - Postojna), si riversa sul Mare Adriatico settentrionale con raffiche violente che possono anche superare abbondantemente i 100 chilometri orari. Si distingue in Bora chiara e Bora scura. La prima è quella che ha maggiore velocità e apporta temperatura più rigida e cieli sereni. La Bora chiara, detta anche anticiclonica, si stabilisce quando sull’Europa centro-orientale viene a trovarsi un anticiclone digradante verso l’Adriatico, senza che si formi su questo mare una depressione. Si cioè uno scivolamento di aria fredda verso zone con temperature più elevate. La Bora scura si manifesta quando una zona di alta pressione risiede sull’Europa centrale, mentre sull’Italia c’è bassa pressione. La Bora scura è accompagnata da cielo nuvoloso ed è meno violenta della Bora chiara ma, mentre quest’ultima è limitata alle coste dell’alto adriatico, la Bora scura può soffiare con violenza fin sulle coste orientali dell’Italia centrale.
Misurazioni della Bora - Il sito storico della stazione meteorologica di Trieste è, dal 1819, la piazza Lipsia (ora piazza Hortis), a breve distanza dalle rive, a quel tempo sede dell’Accademia di Commercio e Nautica e del Civico Museo. Nel periodo 1903-1920 l’Osservatorio Marittimo era situato nel castelletto di Villa Basevi, ora Osservatorio Astronomico. Dal 1920 la stazione è stata spostata nella zona di S. Andrea, presso l’Istituto Geofisico (poi Istituto Talassografico). Nel 1978 è stata ripristinata la stazione nel suo luogo originale, più adatto alle misure meteorologiche; attualmente è gestita dal Dipartimento di Scienze della Terra (DST) dell’Università di Trieste, in collaborazione con l’Istituto Nautico. Inizialmente venivano effettuate tre osservazioni giornaliere di direzione e forza del vento. Dal 1884 sono disponibili dati orari di velocità e direzione ricavati da registrazioni effettuate con anemografi a coppe.
Velocità massime - Nella Venezia Giulia, il vento, a causa delle grandi differenze di temperature che si instaurano tra l’altopiano del Carso, molto più freddo, ed il litorale, sensibilmente più caldo, si rinforza notevolmente, divenendo furioso e turbolento, con raffiche che eccezionalmente possono superare la soglia dei 150-160 km/h.
L’aria artica continentale, relativamente densa e secca, scende al Mediterraneo da più varchi (”porte”) sull’Adriatico: quella che interessa il Triveneto in particolare, fluisce attraverso la “porta di Postumia” considerata la “porta della Bora” per antonomasia - una depressione della catena alpina nelle Alpi Giulie, tra l’altopiano carsico del Monte Nanos, detto anche Monte Re (Nanos-Hrušica) e il gruppo del Monte Nevoso (Snežnik-Javornik) - essa investe particolarmente il settore triestino, per poi interessare in modo attenuato una fascia limitata a nord ovest dal Monfalconese e a sud est dalla parte settentrionale dell’Istria bianca. Generalmente in modo meno intenso del 20%, interessa spesso anche alcune località della provincia di Gorizia, tra le quali Gorizia e Monfalcone, Cividale del Friuli e le Valli del Natisone in provincia di Udine, nonché i comuni confinanti con il Collio Sloveno. Nel golfo di Trieste la bora mantiene la direzione principale ENE, causando un vivace moto ondoso e di deriva.
La misurazione dei record di Bora è sempre alquanto controversa, essendo i dati registrati in siti diversi, con strumentazioni a volte non rispondenti alle norme WMO. I dati di velocità più elevati si raggiungono nella fascia di transizione tra terraferma e mare aperto, come sui moli del porto. Durante la nottata fra venerdi 10 e sabato 11 Febbraio 2012, quando sulla zona di Trieste sono state registrate raffiche da E-NE di intensità straordinaria, mentre presso l’anemometro dell’ISMAR sul molo F.lli Bandiera si è archiviata una raffica di picco di ben 50.8 m/s, ossia quasi 182.88 km orari, l’adiacente stazione dell’OSMER, sul medeismo molo a pochissimi metri di distanza ha invece segnato una raffica di picco di soli 168 km/h.
Uno dei record di velocità a Trieste degli ultimi anni è stato toccato il 10 marzo 2010 (152 km/h), mentre gli strumenti (posizionati però fuori norma WMO) dell’Istituto Nautico hanno registrato una raffica a 188 km/h.
Altro record il 2 marzo 2011, con raffiche a 173 km/h.
Il record ufficiale è stato tuttavia registrato nel 1954 dall’Istituto Talassografico con 171 km/h (prima che la forza del vento spaccasse l’anemometro).
Tra il 1 e il 2 marzo 2011, la Bora ha battuto il record precedente di velocità, con una velocità calcolata di 163 km/h registrata dall’OSMER, addirittura 171 km/h a Prosecco e 173 km/h nel Nautico. 149 km/h calcolati dall’ISMAR.
L’11 febbraio 2012 la bora ha soffiato con un’intensità record di 182,88 km/h registrata dall’ISMAR, 168 km/h registrata dall’OSMER.
Durata degli eventi di bora - La tradizione popolare, come in altri casi riguardanti il tempo, ha le sue certezze anche sulla “durata” della bora. Per poter dire qualcosa al riguardo, bisogna prima stabilire un criterio per definire univocamente l’inizio e la fine di un evento di bora. Sulla base dei dati orari di velocità e direzione del vento, come già detto in precedenza, si è definito “bora” un intervallo con provenienza tra ENE ed E e con velocità media superiore a 5 o 10 m/s. Un episodio di bora inizia con il primo e termina con l’ultimo intervallo orario che soddisfano alle condizioni suddette. La fig. 9 riporta, in funzione della durata, il numero di eventi di bora così riscontrati nel periodo 1961-2000, con velocità medie orarie consecutive non inferiori a 5 (durata massima 5-6 giorni) e rispettivamente a 10 m/s (durata massima 3 giorni). In sostanza le distribuzioni decrescono con una certa regolarità, e non si riconoscono durate particolarmente preferite.
Il ciclo annuale della bora - Calcolando i valori medi mensili 1961-2000 del percorso totale e della velocità media della bora (direzioni ENE, NE, E, velocità medie orarie maggiori di 5 m/s) si può dire che da ottobre a marzo la bora filata è di circa 5000 km/mese, da aprile a settembre è tra 2000 e 3000 km/mese, con un minimo in giugno. La velocità media mensile è minima in agosto, massima in dicembre e gennaio. La bora è quindi un vento tipico dell’autunno e dell’inverno.
Effetti della bora sul tempo: dissoluzione della nebbia - La bora sostituisce l’aria presente sulla città e sul golfo di Trieste con aria più secca di provenienza continentale. Anche in conseguenza del forte mescolamento orizzontale e verticale prodotto dalla forte intensità del vento, la concentrazione locale di aerosol e di qualsiasi “inquinante” eventualmente presente viene rapidamente ridotta a valori minimi. La situazione rappresentata nella fig. 13 è abbastanza tipica. Il 5 febbraio 1997 era una giornata caratterizzata da nebbia persistente, venti deboli di direzione variabile, umidità elevata, temperatura attorno a 6 °C, radiazione solare al suolo minima. Stessa situazione il giorno successivo, quando verso le 6 inizia una bora moderata, con velocità medie sui 5 m/s e massima raffica sui 20 m/s: la nebbia si dissolve e di colpo la visibilità passa da 1-2 a 24 km, la temperatura sale, l’umidità scende, il cielo si rasserena e la radiazione solare raggiunge i valori tipici del periodo.
Effetti della bora sul mare - Gli effetti della bora sul mare sono notevoli. Si formano presto onde gravitazionali di superficie che aumentano di altezza e lunghezza con la distanza dalla riva viaggiando con il vento da Trieste verso WSW. Quando la velocità si approssima a 100 km/h le creste si infrangono assumendo il caratteristico colore bianco: il mare “fuma”.
La colonna d’acqua si mescola verticalmente, dalla superficie al fondo, che ha profondità massime di 20-25 m. La bora spinge la corrente marina fuori dal Golfo di Trieste sui bassi fondali dalla parte di Grado; nuova acqua entra quindi dalla parte di Punta Salvore, e si forma così nel golfo una circolazione in senso antiorario con un meccanismo di ricambio molto efficiente. Il livello del mare a Trieste, sotto la spinta della bora, si abbassa di alcuni centimetri (Stravisi, 1978).
Per quanto riguarda la temperatura del mare possiamo ricordare due fenomeni caratteristici. Il primo avviene durante l’inverno, quando la colonna d’acqua è termicamente omogenea; il mescolamento prodotto dalla bora e la bassa temperatura dell’aria rendono più efficace il raffreddamento del mare, la cui temperatura raggiunge valori minimi (normalmente 6 °C) in febbraio: si forma così la tipica “acqua densa” o “invernale” (Stravisi 1983, 1992). Durante la primavera-estate invece l’acqua è molto più calda in superficie che sul fondo; in questo periodo il rimescolamento prodotto dalla bora abbassa bruscamente di alcuni gradi la temperatura dello strato superiore, con un effetto particolarmente sentito dai bagnanti locali.
(wikipedia - università di trieste)