Riceviamo la seguente lettera, che riportiamo integralmente:
“Trieste è di tutti i suoi cittadini. Che essi siano italiani, sloveni, appartenenti ad altre etnie o minoranze linguistiche, a prescindere da qualunque bandiera politica.
Chi li rappresenta, nelle istituzioni, soprattutto in una città come la nostra, a prescindere dalle radici e dalla propria appartenenza, ha il dovere di lavorare a servizio della città nella sua interezza, impegnandosi a creare aggregazione e coesione sociale, smussando gli angoli e le divergenze ideologiche e non aizzando gli animi con fondamentalismi personali” - Così Francesco Russo in merito all’intervista rilasciata dal Presidente del Consiglio Comunale di Trieste Iztok Furlanič sul Piccolo di oggi.
“Gli estremismi, in politica - prosegue Russo - non sono mai accettabili, né da una parte né dall’altra. Men che meno se provengono dal Presidente del Consiglio Comunale, una figura che, per definizione, dovrebbe caratterizzarsi per prudenza nelle dichiarazioni e imparzialità nelle scelte.
A quanto pare Furlanič ha nuovamente vestito il cappello del cow boy: peccato che il Consiglio Comunale non sia il Far West.
La sua credibilità come uomo delle istituzioni, dopo le recenti affermazioni scomposte e figlie di una visione personale della storia di Trieste lontana dalla realtà dei fatti, è interamente svanita.
Ha disonorato la sua carica e messo in imbarazzo l’intero Consiglio Comunale.
Ha dimostrato di non essere all’altezza del compito affidatogli: per questo spero che, spontaneamente e in tempi brevi presenti le dimissioni prima che il Consiglio comunale decida di votare una mozione di sfiducia nei suoi confronti: se quest’ultimo scenario dovesse avverarsi mi auguro che tutti i consiglieri, compatti, scelgano di sollevarlo da un ruolo che non ha saputo interpretare nel modo corretto.
E spero davvero che l’esponente di Rifondazione Comunista si ravveda anche rispetto all’imbarazzante frase con cui getta fango sulla giornata del ricordo: è un insulto profondo alla memoria di tutti coloro che sono morti nelle foibe per mano di un esercito invasore capitanato da un leader sanguinario. Continuare a negarlo - conclude Russo - significherebbe davvero vivere in un universo parallelo”.
Francesco Russo
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