Il 19 luglio, alle ore 20.45, nella Chiesa di San Francesco a Cividale del Friuli saranno i Solisti dell’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste a inaugurare il Mittelfest, la Rassegna cividalese giunta alla sua 23° edizione e incentrata quest’anno sui turbamenti che percorrono l’Europa di oggi a un secolo dalla Grande guerra, da cui il titolo guida “Segnali. Cartografia della bellezza inquieta”.
Tutte le prime parti dell’Orchestra della Fondazione lirica triestina e precisamente Stefano Furini (spalla), Angelo Colagrossi (contrabbasso), Marco Masini (clarinetto), Matteo Rivi (fagotto), Massimiliano Morosini (tromba), Domenico Lazzaroni (trombone), Fabian Perez Tedesco (percussioni) proporranno una versione de l’Histoire du soldat di Igor Stravinsky con la voce recitante dell’attore Massimo Somaglino. L’organico originale previsto dal compositore consisteva infatti in un gruppo di strumenti rappresentativo delle diverse famiglie del registro acuto e grave: per gli archi, il violino e il contrabbasso; per i legni il clarinetto e il fagotto; per gli ottoni la cornetta a pistoni e il trombone e, infine, un nutrito e ben differenziato numero di percussioni suonate da un solo batterista. Questo «condensato» di orchestra comprendeva in tutto sette esecutori. Pochi gli strumentisti e pochissimi i personaggi il Soldato, il Diavolo, il Narratore.
Composta nel 1918 con questi modesti mezzi, Stravinski confezionò un’azione semplice da poter leggere, suonare e danzare come una sorta di narrazione mimata, con accompagnamento musicale indipendente dal testo, utilizzabile cioè anche in forma di concerto, forma in cui verrà presentata al Mittelfest. L ’Histoire du Soldat, considerata una delle più geniali e avventurose creazioni del teatro musicale novecentesco, non è un’opera nel senso tradizionale del termine; nessuna parola del testo viene mai veramente cantata. L’azione si svolge attraverso l’esposizione del Narratore e il dialogo fra il Diavolo e il Soldato; soltanto nella quarta scena (il gioco delle carte) il Narratore interviene direttamente nel dialogo. La musica si inserisce ad incastro nell’azione quando il Narratore o il Diavolo parlano liberamente, o secondo un ritmo precisato sovrapponendosi ad essa: e ciò avviene negli episodi salienti dell’azione, come mezzo di individuazione drammatica e di ulteriore esplicazione dei caratteri della storia.
Il linguaggio musicale dell’Histoire du Soldat segna un distacco dallo spirito della produzione russa di Stravinsky e si apre alle più svariate esperienze, che vanno da elementi del ragtime nordamericano al tango argentino, dal pasodoble spagnolo (parodiato nello stile della Marcia reale) al valzer viennese, dalle fanfare delle bande di paese svizzere ai severi corali che richiamano Johnn Sebastian Bach. Il motivo del violino percorre l’intera partitura è affidato all’interpretazione di Stefano Furini che pochi giorni fa è stato prescelto dal M° Riccardo Muti come spalla nella recente prestigiosa esecuzione del Requiem di Giuseppe Verdi a Redipuglia.
Solo il motivo del violino, che simboleggia l’anima del Soldato nella sua lotta col Diavolo, conserva una avvertibile intonazione russa, mentre le interpunzioni della percussione, caratterizzano la presenza multiforme del Diavolo e la sua vittoria finale. Siamo davanti ad un’opera dal linguaggio elementare e di immediata comprensione. Da notare che decisiva, per lo stile della composizione, fu la scoperta del jazz americano. Anche il gruppo strumentale dell’Histoire du Soldat ricorda quello tipico della jazz-band e trova nel ritmo l’espressione e l’influenza, ancora soltanto iniziale, di questo stile.