Ricorre un anno esatto dalla scomparsa di Margherita Hack. L’astrofisica naturalizzata triestina è morta la notte del 27 giugno 2013 all’ospedale di Cattinara dove era ricoverata da una settimana nel polo cardiologico. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno.
Con lei c’erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra.
Oggi sono in molti a sentire la sua mancanza, di quell’astrofisica capace di affascinare ricercatori e semplici appassionati delle stelle con il suo entusiasmo trascinante e l’ironia inconfondibile. A un anno dalla morte, l’eredità dell’amica delle stelle - come la stessa Hack si definiva - è più apprezzata che mai, oltre che per i contributi scientifici, per il suo grande impegno in difesa della libertà della scienza e della laicità dello Stato.
La sua eredità è più sentita che mai perché è stata indubbiamente il motore che ha portato gli osservatori italiani in prima fila a livello internazionale ed è anche suo il merito se oggi la ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) ha un ruolo di primo piano a livello internazionale. Per questo a un anno dalla sua scomparsa ‘’Margherita Hack e ci manca sempre di più'’, ha detto il presidente dell’Inaf, Giovanni Bignami. ‘’Ci voleva lei - ha aggiunto - come parafulmine nella continua difficile interazione con la politica, ma soprattutto per tenere su il morale'’.
I suoi 91 anni forse pesavano nel fisico, ma certamente molto meno nello spirito, che fino alle ultime settimane le faceva proseguire il lavoro di divulgatrice nel quale aveva sempre creduto fin dall’inizio della sua lunga carriera. ‘’Si dovrebbe insegnare la scienza fin dalle elementari'’, sosteneva. Anche i questo campo di lei resta una grande eredità nei tanti libri scritti per far diventare un ‘amico delle stelle’ chi non aveva una preparazione scientifica.