E se Romeo e Giulietta fossero figli di un medico nazista e di un’ebrea sopravvissuta ai campi?
E se a dividerli non fossero le volontà contrarie delle loro famiglie, ma il peso della Storia?
A Est di Berlino s’interroga sulla possibilità di redimersi, di amare, di fuggire dalle colpe dei propri padri, sul fare i conti con un passato spaventoso a cui non vogliamo appartenere. La storia di A Est di Berlino si può riassumere così: il figlio di un nazista espatriato fugge dalla propria famiglia e cerca di inventarsi una nuova vita, finché il Passato lo raggiunge. Rudi, un giovane di origini tedesche, è in piedi di fronte alla porta dello studio del padre, in Paraguay. Fuma, cercando il coraggio di varcare la soglia. Sette anni fa, era di fronte alla stessa porta, poco prima di partire per l’Europa e lasciarsi tutto alle spalle: durante l’adolescenza, Rudi scopre che suo padre aveva lavorato come medico nel campo di concentramento di Auschwitz. Nel tentativo di cancellare il senso di colpa, Rudi si ribella alla propria famiglia e torna in Germania per percorrere un personale cammino di espiazione. Una volta lì, decide di seguire le orme paterne e di iscriversi alla facoltà di medicina. Si innamora di Sarah, la figlia di un uomo ebreo sopravvissuto all’Olocausto. Tutto sembra procedere bene fino a quando l’amico Hermann non torna inaspettatamente sulla scena, rivelando a Sarah una scomoda verità.
Sabato 31 maggio ore 21
presso la Casa delle Culture - Trieste
di Hannah Moscovitch
traduzione di Valentina Rapetti
Testo vincitore del Premio DARTS 2013 - per Una Nuova Drammaturgia – Sezione Traduzione
con Lorenzo Zuffi, Sara Beinat, Omar Scala
coordinamento registico di Massimiliano Borghesi