mandy fredrich Venerdì 11 aprile 2014 h 20.30
Sabato 12 aprile 2014 h 18
NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA
DEDICATO A RICHARD STRAUSS
il concerto diretto dal M° Gabor Ötvös Soprano: Mandy Fredrich

Il Verdi di Trieste celebra l’anniversario della nascita di Richard Strauss dedicandogli un concerto affidato alla direzione del M° ungherese Gabor Ötvös, specialista di questo autore cui dedica da sempre grande attenzione. Gabor Ötvös ha diretto nei principali teatri del mondo le più importanti e qualificate Orchestre e gli piace ricordare di aver debutatto al “Verdi” a Trieste moltissimi anni fa nel 1958, quando era ancora studente al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, subentrando alla direzione del M° Antonicelli sul podio de “La vita per lo zar” di Glinka.

otvos Il M° Ötvös tvos ritorna dunque sul podio alla guida dell’Orchestra del Teatro Verdi. Al concerto partecipa anche il soprano tedesco Mandy Fredrich di cui ricordiamo l’atteso debutto nell’estate 2012 al Festival di Salisburgo, come Regina della Notte nel Flauto Magico sotto la direzione di Nikolaus Harnoncourt, ruolo che ha cantato anche alla Staatsoper di Amburgo. Mandy Fredrich interpreterà una selezione di Lieder composta da Wiegenlied Op. 41, No. 1, Allerseelen Op. 10, No. 8, Zueignung Op. 10, No. 1, Morgen! Op. 27, No. 4, Befreit Op. 39, No. 4.
Il programma del concerto, che si eseguirà venerdì 11 aprile alle ore 20.30 con replica sabato 12 aprile alle ore 18, prevede l’apertura con la Suite dalle musiche di scena, op. 60 di Der Bürger als Edelmann (Il borghese gentiluomo) tratta da Molière e composta da Richard Strauss nel 1919 riunendo le splendide musiche di scena in una suite orchestrale da concerto composta dai nove numeri più importanti della versione della commedia di Molière che aveva musicato nel 1912 e che non ebbe sulla scena il successo desiderato. Molière ispirò a Strauss una musica in cui sono sempre riconoscibili i tratti più tipici del sanguigno musicista bavarese, come la freschezza spontanea dei motivi, il vigore delle linee, la comicità ridanciana e soprattutto il vivido colore orchestrale. L’Ouverture descrive l’animazione del palazzo di Monsieur Jourdain, al cui centro domina il proprietario stesso, grottescamente pomposo ma in fondo insicuro di sé (lo rivelano le improvvise modulazioni), che incede pavoneggiandosi e compiacendosi della propria ostentata e ridicola galanteria.

Nella seconda parte della serata sarà eseguito DON JUAN (Don Giovanni) poema sinfonco op.20 che in Strauss trae ispirazione dall’omonimo poema del poeta austriaco Nikolaus von Lenau da cui derivano tre citazioni in versi che egli prepose alla partitura.
L’ansiosa brama di piacere, il desiderio della donna e dell’amore che non s’appaga mai e anzi rinasce sempre nuovo e imperioso, infine la disillusione, il silenzio, lo spegnimento del desiderio e l’attesa necessaria e squallida della morte sono le trame psiocologiche che il grande compositore mise in musica. La partitura è sviluppata in un unico movimento come d’uso, nel poema sinfonico. Il Don Giovanni è la prima esplosione di un talento innovativo che allora in Germania non aveva confronti. Tutti i mezzi elaborati e raggiunti dal nuovo stile sinfonico tedesco (tematismo drammatico, ricchezza strumentale, polifonia, colore) si presentano qui con un’evidenza, una concentrazione, una maturità senza precedenti: e Strauss aveva solo ventiquattro anni!
“Don Giovanni si stacca da ogni vincolo, egli non vuole un amore, ma tutto l’amore del mondo. Nella splendente luce solare egli canta il suo entusiasmo vitale (il celeberrimo tema dei corni, il tema che tutti ricordiamo), Il desiderio di vita e di felicità si espande, si fa insaziabile, e la necessità lo annienta. Strauss ha appreso da Schopenhauer che il desiderio è dolore e che la vitalità individuale è inganno e allucinazione. La magnifica favola del seduttore trionfante si conclude con una desolata visione di disillusione e di morte. Su un oscuro e insistito fremito degli archi la vita si dissolve nel silenzio.”(Franco Serpa)

Infine, il concerto si chiude con l’esecuzione della Seconda sequenza dei Waltzes da Der Rosenkavalier ( Il Cavaliere della rosa ), opera che fu definita come un’irresistibile commedia dell’amore, delle galanterie, degli equivoci, dei personali languori segreti e della dignità sociale. Ma, come sostiene il musicologo Franco Serpa, l’opera è soprattutto” l’idealizzazione di una grande civiltà, quella della Vienna settecentesca, della grande capitale imperiale, che aveva creduto di poter fare della vita una gioia quotidiana dello spinto e dei sensi, e che era vicina al dissolvimento. Essere felici e saper aspettare il destino: così agiscono i personaggi del Cavaliere della rosa, questo dice la musica per loro. È l’idealizzazione di Vienna, ripeto,- sottolinea Serpa - della sua vitalità (il valzer), dei suoi affetti (il sapiente godimento dell’eros). Ma la vitalità sociale di una civiltà e le sue emozioni non possono esser separate, l’una è le altre, e noi lo sentiamo nella musica del Cavaliere della rosa, nella quale solo qualche sciocco potè censurare come anacronismo la presenza dei valzer che tutta l’opera percorrono come spirito movimentato della commedia di equivoci e come simbolo della Vienna senza tempo.”

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