Si è spento il 1 aprile, all’età di 87 anni, a Gorizia, il regista teatrale Francesco Macedonio, che, assecondando una visione di “teatro d’arte per tutti”, rivoluzionò la scena teatrale italiana nella seconda metà del ‘900.
Un teatro d’arte che il regista foraggiò con la sua sensibilità e creatività di poeta. Perché Macedonio era capace di creare suggestioni ed emozioni con pochissimo. L’elenco delle invenzioni artigianali con le quali impreziosiva i suoi spettacoli, potrebbe essere infinito. Tantissimi sono gli spettacoli ai quali il regista goriziano ha legato il suo nome in oltre cinquant’anni e più di carriera: dai molti Goldoni riletti in chiave intimista e sociale, al rilancio del teatro in dialetto, senza rinunciare a uno sguardo verso il teatro contemporaneo. Una carriera iniziata nella sua Gorizia, che - pur lavorando sempre a Trieste e altrove - non volle mai lasciare.
Ha lavorato per vent’anni allo Stabile del Friuli Venezia Giulia, prima di fondare il Teatro La Contrada a Trieste, di cui è rimasto direttore artistico e regista stabile fino all’ultimo.
Tra i suoi ultimi lavori figurano soprattutto produzioni per La Contrada, quali Daddy Blues, Svola Cicogna e Fuori i secondi, tutte firmate dalla penna di Enrico Luttmann.
il ritratto di Bruno Chersicla