Entusiastici, prolungati applausi per il “Requiem” di Giuseppe Verdi che ha debuttato ieri con la direzione del M° Gianluigi Gelmetti e l’interpretazione di quattro prestigiosi solisti: Rachele Stanisci (soprano), Laura Polverelli (mezzosoprano), Gianluca Terranova (tenore) ed Enrico Iori (basso); Maestro del coro, Paolo Vero.
Il capolavoro di Verdi, di cui Brahms affermò “Solo un genio poteva scrivere un lavoro come questo”, nacque inizialmente come opera a più mani per celebrare Gioachino Rossini (Verdi ne compose solo il “ Libera me, Domine”) ma il progetto non riuscì a vedere la luce. Profondamente colpito dalla morte di Alessandro Manzoni, il genio di Busseto decise di comporre e dedicargli una sua opera unitaria: una sorta di grande “Giudizio Universale” nel cui fulcro è posta la celebre sequenza latina “Dies Irae”, scritta, secondo la tradizione, dal francescano Tommaso da Celano. Il “Requiem” venne eseguito trionfalmente per la prima volta a Milano, nella chiesa di San Marco, il 22 maggio 1874 in occasione del primo anniversario dalla morte del grande scrittore.
Opera sublime dove lo sconforto si fa grido di dolore, la preghiera dramma accorato e la speranza presenza del mistero divino nella vita umana, il Requiem ha trovato nella direzione di Gianluigi Gelmetti un connubio di emozioni ed equilibri pregni di umanità e religiosità; un ritmo travolgente ed incalzante che ha guidato orchestra e coro in un continuo crescendo emozionale. Il dialogo fra i soli e l’orchestra ha fatto trasparire una lettura intima e profonda. Superbo il “Dies irae”, esploso in tutta la sua drammatica potenza in perfetta fusione fra le voci orchestrali e quelle del coro, ben preparato da Paolo Vero. Tempra drammatica e naturalmente dotata di armonici, Rachele Stanisci ha dato prova di appassionato coinvolgimento ma la linea di canto è stata, a volte, discontinua e non del tutto armoniosa fra la veemenza interpretativa di alcuni passaggi e la sofferta dolcezza nei piani e nei filati, alla ricerca di colori e tinte drammatiche come nel bellissimo “Libera me, Domine”. Intensa, ottima e raffinata prova quella di Laura Polverelli che ha cesellato “Liber scriptus” con profonda sensibilità interpretativa spaziando fra sfumature di colore e fraseggi intimistici, pathos e dolcezza. Toccante l’ “Agnus dei”, interpretato con la Stanisci. Gianluca Terranova ha conquistato il pubblico sin dalle prime note del Requiem e Kyrie introduttivi, poi a quattro voci e coro. Ma è stato soprattutto nell’ “Ingemisco” che si è molto apprezzata la sua appassionata sensibilità di interprete: trasporto e devozione, l’eleganza delle mezzevoci e la raffinatezza dei chiaroscuri, i pianissimi esemplari ed il vigore interpretativo particolarmente profondo ed armonioso. Magnifico il “Confutatis” di Enrico Iori che ha visto il suo registro vocale spaziare fra fraseggi dove toni scuri e profondi si alternavano armoniosamente ad altri, robusti e vigorosi dando alle parole un senso di quasi rassegnata predizione.
MARIA LUISA RUNTI © Riproduzione vietata