Non solo veterane (o semi-veterane) alla corte della Querciambiente, ma anche un pizzico di verdissima gioventù è parte integrante dell’Interclub che affronta il terzo anno consecutivo in serie A2.
Valentina Rosin, classe ’96, è una delle rappresentanti di quel gruppetto di giocatrici su cui Muggia conta di poter piazzare le fondamenta del prossimo futuro: spesso i prodotti del vivaio vengono colpevolmente “snobbati” a livello di visibilità mediatica, magari considerati erroneamente una sorta di ultima ruota del carro. Questa è l’occasione giusta per vedere il mondo della prima squadra attraverso gli occhi di chi, un giorno, conta non solo di finire nel quintetto-base ma anche di essere parte non trascurabile del roster rivierasco, negli anni a venire.
Valentina, facciamo un breve excursus sul perchè hai iniziato a giocare a pallacanestro: c’è qualche motivo particolare?
“A dire il vero ce n’è uno, e anche molto semplice: la mia altezza. Proprio per questo motivo, in passato molti mi hanno spronato nell’abbracciare idealmente la palla a spicchi, cosa che poi è successa…”
Nella tua carriera non c’è stata solo l’Interclub, vero?
“E’ corretto: ho iniziato a muovere i primi passi a Chiadino con Daniele Manin, proseguendo poi col trasferimento alla Libertas e arrivando infine qui a Muggia, quando queste ultime due realtà si sono unite a livello di collaborazione tra settori giovanili. All’Interclub ho fatto parte del roster delle U17, passando poi a quello U19 dove attualmente gioco: è stato infine coach Matija Jogan a volermi in prima squadra”.
Spesso non si considera il fatto che, per una giovane come te, c’è un doppio impegno da rispettare nel corso della settimana: inizi l’allenamento con le under e prosegui poi con il gruppone della serie A2. Quanto è faticoso rispettare entrambi gli appuntamenti?
“Sicuramente è impegnativo, ma sono convinta che il potersi allenare con due squadre diverse ti dà la possibilità di migliorare e di imparare sempre cose nuove. Sono chiaramente due sistemi di gioco completamente diversi, penso sia fondamentale trovare una sorta di equilibrio in queste due situazioni: per quanto mi riguarda, è logico che con l’ Under19 mi trovi maggiormente a mio agio così come faccia relativamente più fatica con la prima squadra. Una situazione del genere potrebbe magari sminuirmi, ma non è affatto così: è questa la strada da dover percorrere per migliorare giorno dopo giorno, dunque questo doppio impegno non è assolutamente un problema per me.”
Spostiamoci esclusivamente in ambito Querciambiente: come giudichi il tuo inserimento nel contesto della prima squadra?
“E’ questo il secondo anno con il gruppo delle più grandi, mi sento già responsabile ma devo assolutamente mettere molta più grinta delle veterane. Cerco di portare sempre il mio mattoncino alla causa rivierasca, principalmente durante gli allenamenti ma anche in partita se mi viene data la preziosa occasione di scendere in campo.”
Relativamente alla stagione di A2 che si sta delineando, quali sono le tue sensazioni?
“E’ un campionato difficile, lo abbiamo visto in questo girone d’andata: come squadra, abbiamo alternato belle prove con altre meno buone. Quello che apprezzo di più di questo gruppo è la grinta che lo contraddistingue: anche in momenti difficili, come quelli accaduti nelle passate stagioni, la voglia di rivalsa in certi momenti storti ha sempre permesso al gruppo di rialzarsi. La Poule Promozione è alla nostra portata, ma dovremo essere brave a non perdere la concentrazione, da qui sino alla fine della prima fase.”
Com’è Valentina Rosin “in borghese”, lontana dai campi di gara?
“Sicuramente una ragazza a cui, tra gli impegni di gioco e di studio, piace fare sempre nuove conoscenze. Nonostante una sorta personale di doppia natura che mi rende timida o estroversa a seconda dei casi, cerco di ritagliarmi sempre un po’ di tempo libero per poi cercare di divertirmi e di fare festa. In un gruppo come quello della prima squadra, il concetto di “divertimento” non è assolutamente fine a se stesso: si respira un bel clima assieme alle altre compagne, pertanto anche una giovane come me può crescere nel migliore dei modi”.
Alessandro Asta
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