Sono dati che fanno rabbrividire quelli diffusi in un documento ufficiale dall’Azienda Sanitaria. Al contrario di come fino ad oggi ha inquadrato la vicenda la magistratura (alla quale, forse, non sono stati forniti documenti a sufficienza da parte di chi avrebbe dovuto farlo) ci sono dati inconfutabili che non possono passare sotto silenzio se è vero come è vero che l’azione penale è obbligatoria.
Nel Registro degli Esposti all’Amianto sono stati iscritti un numero elevato di dipendenti ed ex della Guardia di Finanza, persino la consorte di uno di questi, più di tante altre categorie considerate ad altissimo rischio. Allora perché non si indaga a fondo sulle morti, sulle patologie asbesto correlate di cui sono vittime molti finanzieri e su quelli che hanno ottenuto l’iscrizione tra gli esposti? Come mai le bonifiche sono iniziate con notevoli ritardi rispetto alla legge nr.257/1992? Perché all’inizio del 2013, come ha più volte denunciato il colonnello Giuseppe Fortuna, c’erano ancora dipendenti della Guardia di Finanza che andavano a sequestrare amianto a mani nude e senza mascherine? Perché le previste mappature, anche queste fatte con notevoli ritardi e da tempo annunciate dal Comando Generale del Corpo, non sono ancora disponibili?
A tutte queste domande vorremmo rispondesse il Ministro dell’Economia e delle Finanze, dal quale le Fiamme Gialle dipendono per legge.
Dati alla mano, per chi conosce la città di Trieste, persino l’ex negozio denominato Il Lavoratore (infettato da tonnellate di amianto) ed ubicato in Corso Saba oggi conta meno iscritti nel Registro degli Esposti di quanti non ne conti il personale della Guardia di Finanza, ovvero “solo” 24. Anche le agenzie marittime dell’intera Regione FVG ne contano “solo” 11 a fronte dei 40 finanzieri.
L’impressione è che qui ci troviamo di fronte ad una mission impossible, qualcuno ha alzato delle barricate così come successe non molti anni fa con le vittime dell’uranio impoverito, ci vollero decenni e centinaia di morti prima che lo Stato italiano ed i vari Governi si rendessero conto della tragedia.
Esponenti di spicco della politica di un tempo, tra i quali l’ex Ministro della Difesa Falco Accame, ora presidente dell’Associazione Vittime Arruolate nelle Forze Armate, si indignarono per le morti legate all’uranio impoverito. Ora, noi dell’Associazione Nazionale Finanzieri Esposti all’Amianto, stiamo ancora aspettando che qualcuno si indigni, che qualcuno veda quello che è accaduto e quello che sta succedendo.
Vorremmo fare capire alle gerarchie della Guardia di Finanza che non si finisce per caso nel Registro degli Esposti, la valutazione è attenta e meticolosa, elaborata in base alle mappature dell’amianto in possesso dell’ASL e del Genio Civile. Come tutti sanno i finanzieri aprivano in Porto sacchi di cartone pieni di amianto friabile per verificarne il contenuto, un servizio di riscontro merci previsto dalle consegne di servizio. Allora perché sostenere la tesi che i finanzieri non avrebbero mai manipolato l’amianto? E’ un falso storico. Come risulta dagli atti dell’epoca, allorquando quei sacchi, a contatto con la pioggia o l’umidità spesso si rompevano, le polveri di amianto si disperdevano nell’aria e venivano respirate dagli ignari finanzieri, i quali, al contrario di qualche operaio portuale, non erano dotati neppure di guanti e mascherine.
Non facciamo questa battaglia per denaro, per qualche piccolo risarcimento, né tantomeno per creare allarmismo nella popolazione, ma perché vogliamo giustizia e perché vogliamo informare e tentare di salvare la vita a qualche ignaro collega che ancora non sa di essere stato esposto alle fibre mortali. Lorenzo Lorusso - presidente nazionale finanzieri esposti all’amianto
Per informazioni: 347-5471026 oppure 338-2246495
(Fedele Boffoli)
Guardia di Finanza, FVG, vittime, amianto