Il governo croato ha presentato una serie di misure per il consolidamento fiscale, con le quali entro il 2016 intende portare il deficit della Croazia al 3% del Pil, in conformità con i criteri europei. Anche se, come ha detto il ministro delle Finanze, Slavko Linic, prima c’è da aspettarsi ‘’un’inevitabile e forte crescita del debito e un’esplosione dello stesso deficit'’.
Le riforme più importanti riguardano tagli e spese più razionali nel sistema della sanità pubblica, assistenza sociale e pensioni, come anche degli stipendi dei dipendenti pubblici, che potrebbero essere ridotti ancora una volta, ma senza licenziamenti. Nella parte delle entrate il governo di Zagabria prospetta una correzione in rialzo dell’Iva per alcuni prodotti agevolati, come l’acqua potabile, pane, olio, ma anche i servizi nel turismo che potrebbero essere tassati al 13% (ora l’Iva nel turismo è al 10%). Sono previste anche nuove accise sui tabacchi e sulla benzina. Resta in programma la privatizzazione dell’ultima banca croata ancora in mani dello Stato, la Hrvatska postanska banka, e della maggiore compagnia assicurativa, la Croatia osiguranje, e la concessione a privati delle autostrade per 50 anni. Tutte queste misure non basteranno però a contenere il deficit dato che sulle spese dello Stato pesano gli enormi interessi sul debito pubblico e i trasferimenti finanziari all’Unione europea, di cui la Croazia fa parte dal primo luglio.
Per tale ragione il ministero delle Finanze prevede un deficit nel 2014 del 5,5 per cento del Pil, che dal 2015 dovrebbe iniziare a calare e raggiungere nel 2016 il 2,8 per cento, ma solo se si avrà ripresa dell’economia. Il governo infatti prevede per quest’anno una lieve crescita dello 0,2 per cento, dell’ 1,3% nel 2014 e 2,2% nel 2015. ‘’Nei prossimi cinque o sei anni la Croazia non avrà altra scelta che continuare a indebitarsi ulteriormente, le tasse non si possono alzare più di così'’, ha spiegato il ministro Linic. Gli analisti prevedono che già l’anno prossimo il debito pubblico croato sfonderà il limite del 60 per cento del Pil. (ansa)
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