Riceviamo la seguente lettera, che riportiamo per intero:
Da anni denunciamo lo stato disastroso delle forze di polizia in ordine a mezzi, equipaggiamenti ed organico del personale, ed ora siamo al dunque, ci troviamo all’inizio di una stagione di forti tensioni sociali che sempre più sfociano nella violenza più becera al limite dell’eversione.
Constatiamo, dopo le dichiarazioni del Ministro degli Interni, ma anche del Capo della Polizia, come i tutori dell’ordine si trovino sempre più soli a dover fronteggiare coloro che contestano le decisioni dei Governi e non certamente le forze dell’ordine, deputati comunque al mantenimento dell’ordine.
I poliziotti sono anche cittadini, hanno famiglia ed appartengono allo stesso Stato dei manifestanti e cosa non di poco conto, pagano le tasse come tutta la brava gente, malgrado uno stipendio veramente discutibile dal punto di vista economico.
E’ grave pensare che un Ministro dell’Interno annunci punizioni senza l’esigenza di accertare i fatti, nei confronti di chi in questi giorni, si sia trovato in mezzo ad una guerra, ed è altrettanto grave che lo stesso Ministro, ma anche una parte dell’opinione pubblica pensi sia un problema prioritario quello di “contrassegnare” i poliziotti, magari con un numero sul casco, invece di pensare ad identificare ed isolare i violenti e criminali devastatori, che oltre che saccheggiare e distruggere le città provocando ingenti danni anche ai privati, spesso coinvolgono e strumentalizzano giovanissimi studenti e minorenni.
E’ altrettanto grave che nessuno, a livello istituzionale non ricordi agli studenti/cittadini che andare a manifestare con caschi, visi travisati, mazze da baseball e scudi lanciando alle forze dell’ordine bombe carta, bombe molotov, sampietrini e quant’altro sia vietato dalla legge e da solo giustifichi lo scioglimento di una manifestazione.
Sono leggi di uno Stato democratico e non possono essere messe in discussione in ragione della violenza.
Il compito delle forze dell’ordine non è quello partecipare ad una rissa ma quello di garantire la legge.
Ma lo sconforto degli operatori di polizia è nel constatare “ l’assenza” dello Stato i cui esponenti riescono a dimostrare poca solidarietà nei confronti di chi nello Stato è al servizio dello Stato.
Un’ assenza già constatata nella miopia che questo Governo ha dimostrato ad esempio sul discorso delle pensioni con l’innalzamento dell’ètà pensionabile, quando è chiaro che “servizi” come quelli che tutti vediamo in questi giorni non possono essere espletati da 60enni.
Chi ragiona in questo modo evidentemente non è a conoscenza che non esiste in Polizia il lavoro impiegatizio, tutti concorrono ai servizi operativi, come quelli dell’Ordine Pubblico, per fare un esempio, anche chi lavora all’Ufficio Passaporti o Licenze.
E’ normale che il cittadino queste cose non le sa e forse non ha alcuna importanza che le sappia, ma è utile che le conosca almeno il Ministro.
Ciò che indigna è che evidentemente non sono a conoscenza che a parte i Reparti Mobili, reparti addestrati ed impiegati soprattutto nell’ordine pubblico, gli altri reparti, come ad esempio le Questure e le Scuole di Polizia, che concorrono e spesso debbono gestire da soli l’ordine pubblico, non posseggono nemmeno l’attrezzatura necessaria per contrastare situazioni come quelle dei giorni scorsi.
Parliamo di divise non adeguate, la mancanza totale di protezioni, di “anfibi” che non si distribuiscono più ormai da anni, dei caschi, quelli ancora di “Italia 90”, quelli che dovrebbero proteggere le teste degli agenti che spesso lavorano in queste difficili condizioni indossando la camicia e la cravatta.
Ed i mezzi in dotazione?
La Scuola Allievi Agenti di Trieste sta utilizzando degli “Iveco” dei primi anni 90, parliamo quindi di mezzi di più di 20 anni, senza alcuna griglia di protezione.
E’ solo un esempio, uno tra tantissimi altri che si potrebbero fare.
Di situazioni di questo genere in giro per l’Italia sono consuetudine, normalità.
Cosa facciamo quindi? Aspettiamo il morto per poi affrontare i problemi?
Il Segretario Provinciale Sap
Lorenzo Tamaro