Raccontare Trieste in poche battute è impresa ardua. Le suggestioni infatti sono molteplici, dall’architettura ai musei, dalle fototeche alle mostre, dagli itinerari medioevali o religiosi a quelli archeologici, per non parlare delle sale espositive, dei teatri, e così via. La città inoltre, ponte tra l’Europa occidentale e centro-meridionale, mixa caratteristiche europee e mediterranee e vanta un’infinità di umori, atmosfere, tonalità davvero incredibili. Anche solo passando velocemente in rassegna le più importanti esperienze da fare, si finisce per traboccare di appunti, suggerimenti e note. Sicuramente un’occasione ottima per darsi lo stimolo e prenotare un viaggio in questa città cangiante è il Festival della Fantascienza.
In ogni caso, c’è da rassegnarsi: anche avendo a disposizione un’intera settimana, non si riuscirà a vedere tutto. Come scegliere infatti tra la ventina di palazzi storici (Palazzo delle Poste, il Municipio, l’Ospedale Militare, Palazzo Leo, Palazzo Modello, Palazzo Carciotti, Palazzo Lorenzi, Palazzo Gopcevich, la Stazione Marittima, solo per citarne alcuni), i Castelli (Castello di Diramare e Castello di San Giusto), i siti archeologici (l’Acquedotto, il Foro, il Teatro Romano, l’Acquarium, la Basilica Paleocristiana, etc), la miriade di chiese e cattedrali (Chiesa Beata Vergine del Soccorso, Chiesa del Rosario, Chiesa di San Niccolò dei Greci, la Sinagoga, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, etc)? Senza dimenticare vari altri luoghi degni di nota, come piazza dell’Unità d’Italia, piazza della Borsa, il Canal Grande e la Lanterna, il Faro della Vittoria, il Caffè San Marco, le Gallerie antiaeree Kleine Berlin, il Parco della Rimembranza, il Cimitero austro-ungarico, il Borgo Teresiano, etc. E poi i musei (la Galleria Nazionale di Arte Antica, il Museo Nazionale dell’Antartide, il Museo Commerciale, l’Aquarium di Borgo San Sergio, la Donazione Sambo, etc) e i teatri (il Rossetti, il Giuseppe Verdi, il Miela Reina, il Basaglia, la Barcaccia, il Silvio Pellico, il Teatro Stabile Sloveno, ecc). Forse, il miglior modo per conoscere Trieste è scegliere.
Scegliere un itinerario, uno stile, un’epoca, un gusto, un percorso, una suggestione. Per esempio inseguendo Joyce e Svevo, due personaggi che hanno interpretato Trieste con le loro stesse vite: abitandoci. Ed ecco che, cominciando da Joyce, questa città ne porta le impronte più importanti. Vissuto qui per oltre sedici anni, fino al 1920, scrisse proprio a Trieste, tra altre varie opere, l’”Ulysses”, il romanzo che ha cambiato il corso della letteratura. In questa città divenne padre di due bambini, si ammalò, affrontò impegnativi problemi personali e letterari, ma anche riscosse successi: faceva di tutto, il conferenziere, il giornalista, e pure l’impiegato, lo studente di canto, il traduttore. C’è un museo dedicato a lui, ma soprattutto un itinerario turistico che segue i luoghi della città che hanno segnato la sua vita e il suo lavoro e che comincia proprio dalla città vecchia, il centro storico risalente al periodo romano (oggi raso al suolo): è forse il quartiere che più rappresenta Joyce, allora pieno di marinai, gente di passaggio, caffè, osterie, trattorie, risse, ma anche cuore del ghetto e della Cavana (dedalo di strade in cui operavano 45 bordelli regolarmente registrati con oltre 300 prostitute attivissime h24). Infatti, l’unica volta che Trieste viene menzionata esplicitamente nell’”Ulysses” (omicidio in un bordello) è la Trieste della città vecchia. Oggi questo quartiere è diventato tutt’altra cosa, pieno di edifici moderni, ma qualche palazzo di allora è rimasto, sia pure in stato di abbandono (i più audaci ci vadano: nella zona tra piazza Cavana e piazza Barbacan ritroveranno la “night-town” joyciana).
Anche Svevo è una buona prospettiva per visitare la città: da vedere la sua casa natale al numero 16 di via dell’Aquedotto (oggi viale XX Settembre 16), il Filodrammatico, teatro di prosa che frequentava abitualmente, la sede della Banca Union presso il Tergesteo, a fianco del palazzo della Borsa, dove lo scrittore curava le corrispondenze con l’estero, la “sua” sinagoga in via delle Scuole Israelitiche (oggi c’è la questura e l’adiacente via Tor Bandana) e la Scuola Grande, dove si recava il sabato. Ma anche la Biblioteca Civica di piazza Lipsia (oggi piazza Hortis, 4 - a tal proposito egli scrisse, in “Una Vita”: “Scoperse la biblioteca civica e quei secoli di cultura messi a sua disposizione, gli permisero di risparmiare il suo magro borsellino”) e via S. Antonio, nel 1895 sede del quotidiano “L’indipendente” dove Svevo lavorava (su quelle pagine pubblicò “L’assassinio di via Belpoggio” e “Senilità”). Ma sono tantissimi i luoghi che ripercorrono la vita dell’artista e rintracciarli, oltre che divertente caccia al tesoro di stampo storico e culturale, è un modo per conoscere a fondo e con originalità questa città.
(Eugenia Romanelli - Ansa)