Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”
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Il Teatro Verdi, nato con il nome di Teatro Nuovo, è uno tra i più antichi teatri lirici in attività. Fu costruito tra il 1798 e il 1801 dagli architetti Gian Antonio Selva (lo stesso della Fenice di Venezia) e Matteo Pertsch. La struttura dell’edificio riprende quella del “Teatro della Scala” edificato dall’architetto Piermarini, incluso anche il porticato proteso in avanti a richiamare il pubblico a teatro. Piermarini fu anche consultato per la definizione della struttura interna.
L’inaugurazione avvenne il 21 aprile 1801 con Ginevra di Scozia di Simone Mayr, Annibale in Capua di Salieri e l’Oreste di G. Renzi, mentre il contiguo Teatro “San Pietro”, che era stato sino ad allora il centro della intensa vita teatrale di Trieste nel Settecento, veniva definitivamente chiuso.
Lavori di abbellimento e di restauro sono stati effettuati a più riprese nel 1819, 1834, 1848, 1881/84, allorché la capienza della sala venne portata dagli originari 1400 a 2000 posti; nel 1889 l’illuminazione a gas fu sostituita da quella elettrica. In tempi più recenti gli interventi di maggiore consistenza sono stati attuati nel 1950, mentre un’opera di radicale restauro, di consolidamento strutturale e di adeguamento alle vigenti norme tecniche e di sicurezza è stata attuata tra il 1992 e il 1997, con il trasferimento dell’attività del Teatro nella neo-costituita Sala Tripcovich, avente una capienza di circa 900 posti, che anche dopo la riapertura della sede storica ha continuato ad essere utilizzata per manifestazioni liriche, sinfoniche e cameristiche. Il Teatro - fornito di un Ridotto, all’origine di circa 700 posti — ha mutato più volte nome: nel 1821 fu chiamato “Teatro Grande”; nel 1861, acquistato dal Comune, “Teatro Comunale” e il 27 gennaio 1901, poche ore dopo la morte del grande compositore, venne consacrato al nome di Verdi con delibera della Deputazione Comunale. Divenuto Ente Autonomo nel 1937 e Fondazione di diritto privato nel 1999, è attualmente gestito dalla Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.
Benché nel corso dell’Ottocento fossero operanti a Trieste una dozzina di teatri, l’attività del “Nuovo” fu senz’altro la più importante, identificandosi con la vita stessa della città. In due secoli di storia il Teatro è stato infatti l’epicentro della vita civile e culturale di Trieste, che ha conosciuto con le occupazioni napoleoniche sino al 1814 il periodo dell’appartenenza all’Impero francese nell’ambito delle Province illiriche, della restaurazione asburgica e della grande floridezza commerciale ed economica dell’emporio mitteleuropeo sino alla prima guerra mondiale con il successivo inserimento nell’ambito statuale italiano, le occupazioni tedesca, jugoslava, anglo—americana a seguito degli eventi della seconda guerra mondiale, il ricongiungimento nel 1954 con l’Italia.
Il Teatro è stato il simbolo dell’identità culturale italiana della città, diffondendo la conoscenza della cultura musicale italiana anche nei contigui territori di tradizione tedesca e slava, ma è stato nel contempo interprete del cosmopolitismo di Trieste portando alla conoscenza del pubblico le opere dei compositori mitteleuropei. L’attività del Teatro Nuovo fu intensissima fin dall’inizio; tutti i melodrammi, balli, drammi, commedie che ottenevano successo sulle scene italiane ed europee trovavano pronta accoglienza nei Teatro triestino affollato da un pubblico di appassionati e di intenditori. Rossini fu dato per la prima volta a Trieste con L’Italiana in Algeri (1816), Donizetti con L’Ajo nell’imbarazzo (1826) e Bellini col Pirata (1831). La prima opera di Verdi fu il Nabucco (11 gennaio 1843), cui seguirono tutte le altre, quasi sempre a poca distanza dalla prima assoluta; due opere, anzi furono appositamente composte da Verdi per il Teatro Nuovo: Il Corsaro (25 ottobre 1848) e Stiffelio, la cui esecuzione triestina il Maestro curò e concertò personalmente avendo come interprete Giuseppina Strepponi (16 novembre 1850). Furono date al Teatro Nuovo le prime italiane della Muta di Portici (1832) di Auber e Mignon (1870) di Thomas. Tra le opere in prima esecuzione assoluta vanno citate, per il successo ottenuto, quelle del triestino Giuseppe Sinico (Marianella, 1854; I Moschettieri, 1859; Aurora di Nevers, 1861; Spartaco, 1886). La prima opera di Wagner che ottenne grande successo di pubblico e di critica fu, nel 1875, il Lohengrin, accolta da entusiastico consenso; molte altre opere wagneriane furono rappresentate a Trieste, dove il musicista tedesco trovò un ambiente eccezionalmente favorevole.
Nel Novecento le rappresentazioni di opere liriche, di spettacoli di balletto, di concerti i hanno portato all’attenzione del pubblico triestino, oltre al repertorio classico, tutti i grandi compositori moderni, sia italiani che stranieri, con alcune prime assolute per l’Italia come la Medea di Tommasini nel 1906 e La Fiera di Sorocincy di Musorgskij, dopo l’esecuzione a San Pietroburgo nel 1911. Il teatro triestino ha visto passare sul suo palcoscenico i grandi interpreti rossiniani (dal Duprez alla Tadolini, dalla Grisi alle Marchisio), quelli belliniani e donizettiani da Moriani alla Pasta, quelli verdiani dalla Barbieri-Nini alla Stolz, ha visto le operose presenze di musicisti come il Farinelli e i fratelli Ricci, e quelle di direttori gloriosi come Mahler, Strauss, Toscanini, De Sabata, Marinuzzi. Allineando nel proprio albo d’oro tutta l’aristocrazia dell’interpretazione fino alle indimenticabili imprese di Karajan e della Callas.
Ma forse è peculiarità storica del Teatro Verdi l’aver consacrato al successo innumerevoli giovani artisti: l’essere stato cioè il teatro di grandi debutti o di leggendarie affermazioni, da Rossi Lemeni a Josè Cura, solo per indicare due “estremi” significativi nella seconda metà del novecento.
Nelle ultime stagioni liriche è stata dedicata particolare attenzione anche alla riproposizione di opere che avevano avuto particolare successo al loro apparire ma che per cause diverse da molti anni erano scomparse dalle scene; hanno così trovato rinnovato consenso Hamlet di Ambroise Thomas, la cui precedente rappresentazione al Teatro Verdi era stata nel 1883, e I Cavalieri di Ekebù di Riccardo Zandonai, che dopo l’esecuzione alla Scala nel 1925 con la direzione di Arturo Toscanini, che la riprese anche l’anno successivo, era stata progressivamente dimenticata.
Oggi la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” dispone di un’orchestra stabile, di un coro stabile, di un corpo di ballo e di eccellenti laboratori (scenografia, attrezzeria, sartoria, ecc.). La Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” svolge un’intensa attività nell’arco dell’anno attraverso una stagione Lirica e di Balletto, una ricca stagione concertistica ed un celebre Festival Internazionale dell’Operetta (giunto quest’anno alla sua 40ª edizione). Ha compiuto varie tournèe: Spoleto (Festival dei Due Mondi), Wiesbaden, Parigi, Lubjana, Zagabria , Budapest, Giappone (Tokyo e Osaka), Cipro (Festival di Pafos) e Corea del Sud (Seoul).