Assemblea al calor bianco ieri alle due del pomeriggio all’interno dello stabilimento di Servola e il fatto nuovo è che si sta saldando un fronte unico di protesta che unisce i lavoratori della Ferriera a quelli della Sertubi che si sentono sempre più accomunati in un destino che presenta i medesimi gravi pericoli. All’assemblea infatti, molto numerosa, hanno partecipato anche i rappresentanti del consiglio di fabbrica e alcuni dipendenti della Sertubi, azienda presa in affitto dall’indiana Jindal che dal 3 settembre metterà per altri tre mesi in cassa integrazione 180 dei suoi 208 dipendenti. Tra i lavoratori sta crescendeo la rabbia. «Temiamo che da un momento all’altro - afferma Luigi Pastore (Failms-Cisal) - il sindaco, conosciuti i dati delle emissioni, e in particolare del benzopirene, del mese di agosto, emani un’ordinanza che intima all’azienda di dimezzare l’attività. In questi casi non è applicabile la cassa integrazione, sarebbe un dramma con centinaia di persone improvvisamente senza stipendio. E quanto alla Sertubi, la situazione per alcuni versi è ancora più incerta». La questione sociale rischia di esplodere ben prima che la Regione, le amministrazioni locali, gli industriali individuino la soluzione di riconversione che al momento non esiste. È auspicabile che il Tavolo riconvocato per lunedì 10 decida almeno la linea di indirizzo attualmente ancora sospesa tra industria pulita e logistica. Ma il fatto che il ministro all’Ambiente Corrado Clini abbia sostanzialemente affermato che non sarà il Governo a finanziare la bonifica rende tutto ancora più difficile. I lavoratori potrebbero scendere in piazza, per una protesta plateale, in concomitanza con l’incontro del 10 o addirittura già prima, la prossima settimana. A deciderlo saranno i rappresentanti della Rsu che si riuniscono stamattina alle 8.30 per decidere la linea da adottare con fermezza. (s.m.)
(Il Piccolo)