L’Associazione di volontariato Il Capofonte, che opere da vari anni nella valorizzazione dell’area del Bosco di Capofonte, prosegue nelle sue molteplici attività anche nel corso dell’estate, approfondendo vari argomenti storici e naturalistici relativi all’area di San Giovanni.
Parlando con gli abitanti del rione nel corso delle ricerche effettuate, è stata spesso citata la leggenda delle “Porte di Ferro”, già ricordata da vari studiosi a partire dal XVI secolo. Questa leggenda riporta come tanto tempo fa, un impetuoso torrente sgorgasse dalle rocce proprio in posizione soprastante l’attuale rione di San Giovanni. Per evitare che le piene di tale torrente rovinassero i campi sottostanti, è stato deciso di ostruire l’imbocco della sorgente, costruendo una serie di tre porte di ferro, intervallate da “fortissime muraglie”.
Da allora detta scaturigine è stata sempre chiusa e, con il passare del tempo, completamente dimenticata. Di questa lontana vicenda è però rimasta traccia nei raccolti e nelle leggende tramandate dagli abitanti del posto ed ancora oggi c’è chi pensa che alle spalle del rione, fra le rocce del Carso, si trovi un ampio lago sotterraneo ricco d’acqua, forse direttamente alimentato dal corso ipogeo del fiume Timavo.
E’ da questo “serbatoio naturale” che dovrebbero trovare origine tutte le varie polle sorgive che caratterizzano questa parte di territorio.
Proprio basandosi su questa convinzione, i romani realizzarono il loro acquedotto che partiva da San Giovanni per alimentare la città di tergeste. Ma anche i tecnici che costruirono l’Acquedotto Teresiano, a metà del 1700, erano in qualche modo convinti che questa zona fosse comunque la più promettente fra quelle poste alla periferia della città. Bisogna ricordare, inoltre, che l’Amministrazione cittadina, alla fine del XVIII secolo, avviò molte ricerche proprio in quest’area, convinta che questi monti contenessero una grande quantità d’acqua nascosta nelle loro viscere.
Non è possibile sapere se i nostri antenati hanno veramente occluso, in un lontano passato, la grande sorgente per evitare che le piene improvvise potessero danneggiare le coltivazioni della valle, ma è certo che tutta l’area del rione di San Giovanni, ed in particolar modo quella adiacente al Bosco di Capofonte, è stata interessata da ingenti interventi antropici che hanno modificato il territorio. I nostri predecessori hanno pazientemente creato pastini, terrazzamenti, muri di contenimento, opere di regimazione delle acque superficiali, sentieri e vie di comunicazione.
da: www.ilcapofonte.it