Orio di Brazzano: “La gente non deve mai aspettarsi quello che fai”!
Monfalcone, giugno 2015
di Katya Malagnini
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“Molta gente si vanta di non comprare più i dischi, siamo alla follia. Servono più controlli, la gente suona con le tracce scaricate da Youtube. E allora io che compro tutto e faccio tutti i permessi per essere in regola, cosa sono, un pirla”?
Orio di Brazzano ha all’attivo quattro decenni trascorsi dietro a una console. Quarant’anni di musica nei locali, dove hanno ballato migliaia di persone. Ha suonato nei più prestigiosi (e storici) club delle località turistiche d’Italia e in molti locali all’estero. Per anni è stato il punto di riferimento della “Capannina de Franceschi”, locale leggenda a Forte dei Marmi (Lu). Ad oggi, continua a fare il dj e la sua selezione musicale, si è sempre distinta per la raffinatezza e la ricercatezza sonora. In passato, ha colto l’onda di svariati generi musicali, pur avendo sempre il cuore pulsante per la house music. Nel tempo, si è poi specializzato nel genere lounge, molto richiesto nelle sfilate di moda, nei ricevimenti e negli eventi di un certo spessore. Da diversi anni vive anche il mondo della radiofonia, che lo vede impegnato alla conduzione presso la sede regionale del Friuli Venezia Giulia della RAI, Radio Televisione Italiana. Spesso ai microfoni in coppia con Ornella Serafini, Orio ha uno stile di conduzione pacato, elegante e mai aggressivo.
Combatte affinché le regole vengano rispettate e lo fa concretamente, tramite Asso Deejay http://www.assodeejay.it/home.htm perché fare il dj, non è una cosa semplice, per molti motivi.
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Visita il sito internet di Orio di Brazzano
http://www.oriodibrazzano.it/
Orio è un gentleman e a volergli proprio trovare un difetto per forza, da buon conduttore (dentro e fuori la radio) è un po’ logorroico - e siccome so che è anche permaloso, si arrabbierà moltissimo leggendo questa cosa :D:D Orio te voio ben, viva la e po bon. Insomma…avevo timore per questa chiacchierata che spaccerò per intervista :D credevo che mi parlasse fino al 2018 :D:D:D e invece no, è stato fin troppo conciso.
Come spesso sostengo… la vita non smette mai di sorprenderti.
Incontro Orio per la prima volta per caso, in una piovosa sera del 2000, quando, non automunita e soprattutto, non avente mezzo centesimo in tasca ma fornita di una voglia di spaccare il mondo pari al sole :D mi spostavo alla ricerca di collaborazioni, serate e contatti, esclusivamente in autostop. (Folle? Lo rifarei 100.000 milioni di volte). Quella sera, Orio si ferma, mi da un passaggio e mi offre un caffè. Io gli racconto i miei sogni.
Quindici anni dopo, con svariati sogni realizzati e altri ancora freschi nel cassetto, siamo qui, sempre seduti a un tavolino di un bar (che però non è lo stesso) e facciamo una chiacchierata sul mestiere del dj, sulle regole, sulla nightlife e sulla sua lunghissima carriera.[/i]
Come hai iniziato ad avvicinarti al mondo musicale?
Era l’inizio degli anni settanta e frequentavo il liceo a Cortina. Invece di studiare, facevo l’assistente nelle discoteche, dopo un passato come strimpellatore di basso.
In realtà non ricordo più nemmeno una scala (sì, dai…forse quella di Do). Partecipare a una band mi è servito moltissimo, come infarinatura nel mondo musicale. Così … ho imparato a non incrociare solo le battute (che tra l’altro, quando ho iniziato io ancora non si mixava in battuta) ma ho compreso anche toniche e dominanti.
Che non è da tutti, Orio :D
Spesso, sento dire da alcuni ragazzini (ai quali ho anche fatto dei corsi ) che il loro “mixaggio” è in battuta. Ma non staccano sulla batteria, bensì, mixano sulle tonalità ed esce un disastro.
O_O
Ma perché devi fa i corsi per i dj?
Non li facciamo più.
Ecco, bravo :D
Com’è stato il tuo start ufficiale?
Era nei primissimi anni settanta, ma non ricordo se fosse il ‘72, il ‘73 o il ‘74, insomma: quegli anni lì. Non ero pagato, come spesso avviene a tutti coloro che iniziano e prendevo solo qualche mancetta, per fare il “secondo”, al dj resident di Cortina. Ai tempi era il locale ad avere i suoi dischi.
(oggi devi portarti i dischi, il mixer, i cdj, le casse, i cavi, le luci, due baldracche e pure la gente per riempire il locale :D e se non c’è gente non ti pago).
Successivamente, mi sono appassionato e ho iniziato a comprarmeli i dischi, anche se questa cosa era vista come insolita. Un locale del Friuli, addirittura, voleva proibirmi di portare i miei dischi, avendo paura che a fine serata mi portassi via anche qualche disco del locale.
Alla Bora, una discoteca di Trieste che non c’è più da anni, eravamo i primi a proporre i passaggi in battuta, sui Thorens a velocità fissa, con la cinghia che cadeva spesso e volentieri .
Con i Lenco a velocità variabile era già un altro discorso, solo che come sai, qui nella zona del Friuli Venezia Giulia, già all’epoca erano indietro per tante cose, e oggi non è cambiato poi molto. I primi panni per i piatti, ce li facevamo comprando pannolenci e inamidandolo. Naturalmente, sporgeva qualche cm dal piatto, perché ciò ci permetteva di fare il puntamento in cuffia, cioè il CUE. Per far scivolare il panno sul piatto si utilizzavano diversi stratagemmi, come ad esempio, il mettere una copertina di un 45 giri tra il piatto e il panno.
o.O’ Storia!
Poi hai cominciato a girare per i locali. Cos’è successo dopo Cortina?
Avevo un impresario e all’epoca, versando una percentuale, era facile farsi vendere se eri bravo, la bravura contava, molto più della notorietà. Ho lavorato ovunque, ma maggiormente ,nelle cosiddette località di villeggiatura di lusso, come il Lago di Garda, piuttosto che la Versilia.
Com’era la situazione sul Lago di Garda?
Erano gli anni ’80 e ci ho trascorso quasi sette anni, intervallando con Madonna di Campiglio.
Tutte queste location impestate di bocche a buco di culo di gallina :D:D:D
Quindi, nel 1984 sono arrivato alla “Capannina”, storico locale di Forte dei Marmi (Lu) dove suonavo tutte le sere, da giugno a settembre. Non sapevi mai che giorno fosse, perché era sempre pieno. Quando arrivavo entravo da dietro perché dall’ingresso principale era impossibile, vista la fila chilometrica.
Lì ho avuto una bellissima soddisfazione, perché il proprietario mi disse che loro ogni anno cambiavano il dj, (per prassi) e invece, io… ci sono rimasto dieci anni.
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Great satisfaction!
La “Capannina”, all’epoca era difficile da trovare, il locale non aveva luci fuori, mentre ora è tutto diverso.
Era un ambiente surreale, dove non ti rendevi davvero conto di cosa ti accadeva attorno: pensavi: “Guarda quello come somiglia a Romiti! Guarda quella come somiglia alla Agnelli”!
Non somigliavano affatto, erano loro!
C’erano tutti, da lì passavano veramente tutti, da Paolo Villaggio a Roberto Benigni.
Paolooooooooooooo *_________________________* amor de mi vida
Ai tempi, di sotto ballavano i ragazzi e di sopra i genitori giocavano a carte.
I ragazzi della Forte dei Marmi (e della Milano) “bene”, li riconoscevi subito: erano quelli che arrivavano con la bicicletta, non con la Ferrari.
Sì, perché arrivare in bicicletta, voleva dire che avevi la villa lì vicino e che quindi, eri veramente ricco.
La selezione all’ingresso, alla “Capannina” ha fatto storia, ed era molto severa. Ai tempi, alla porta c’era Otello che ti scrutava attentamente. Se non lo conoscevi o non eri “adeguato” al contesto, non entravi. Una volta, mi fece chiamare alla porta, perché una tipa sbraitava che voleva entrare, ma non era vestita adeguatamente. In realtà era una fotomodella famosissima, che iniziò a urlare che in quel posto di m**** non ci avrebbe mai più messo piede. Infatti, tornò un’ora dopo, cambiata e vestita a modo.
O_O’
Sì perché quel locale era il must per tutta la gente che contava, ma i canoni andavano rispettati: era così per tutti, senza distinzioni. Di pomeriggio era usuale andare a fare l’aperitivo in calzoncini corti ,ma io stesso ho avuto problemi una volta. Dopo l’aperitivo, restavo lì per pulire la console (per poi tornare verso mezzanotte per fare la serata) e alle 21, un buttafuori mi mandò via, perché ero in pantaloncini corti e a quell’ora lì, non era più ammesso.
Tu sei rimasto nell’immaginario, come il dj della Capannina.
Pensa che due anni fa è uscito un libro sulla “Capannina” e l’autrice mi ha dedicato due capitoli: una grandissima soddisfazione.
Sono finito anche nel romanzo “Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più” di Giovanna Nuvoletti, dove sono stato citato in un capitolo, in quanto la “scena” scritta, si stava svolgendo dentro alla Capannina.
Mi racconti qualche aneddoto della movida degli anni ottanta?
Ero allo “Zangola” di Madonna di Campiglio ed era l’epoca di “You Can Leave Your Hat On” di Joe Cocker. Beppe Grillo me la chiedeva spesso, mimando con il labiale il titolo e facendo il segno delle orecchie che scendono con le mani.
Quali differenze hai notato sostanzialmente tra la notte nei dancefloor negli anni ottanta e novanta?
Questa domanda è difficile, perché ho percepito più evidenti cambiamenti, dopo il 2000.
Come tutti :D
Naturalmente… Ti direi la tecnica, ma la domanda non era questa. :D
Infatti, no. :D
Sono stato alla “Capannina” dal 1985 al 1997 e si usavano tranquillamente vinili e cd (a seconda dei periodi, ovviamente) anche se il cd era più utilizzato come ascolto e usato raramente. Ti dirò di più: intorno al ’92-’93 mi comprai i mini disk che usavo per i cambi da fare “non in battuta”, i classici non mixabili che necessitavano di sequenze.
Eccolo qua: ne abbiam beccato un altro che suonava con il set già registrato :D:D:D un avanguardista :D:D
No, ferma. C’erano dei pezzi degli anni sessanta, tipici delle colonne sonore del film “Sapore di mare” (ambientato proprio alla “Capannina”) e nelle serate a tema che facevamo, per semplificare il lavoro, senza avere dieci vinili di quegli anni, portavo due mini disk ma li cambiavo io, in console. L’unica cosa era che le canzoni erano già puntate e iniziavano dal punto giusto, null’altro, anche perché…il signor Guidi della “Capannina” era uno che … se tu mettevi due dischi uguali di fila erano guai! Lavorando tutte le sere, non si poteva mica fare la “scaletta”!
Mi alternavo a inizio serata con l’orchestra ed ero benvoluto anche da loro, perché chiedevo quali pezzi avrebbero proposto e me li segnavo sui miei vinili con un bollino rosso, in modo da non suonarli io.
Per spiegarti com’era la filosofia di quel locale, ti racconto una cosa: un giorno vengo chiamato in direzione e il commendatore capo mi dice: “Orio, sono quattro sere che torno dalla Bussola alla stessa ora e sento gli stessi dischi mixati nello stesso modo. Che non succeda mai più. Hai mille dischi, non lo fare più”.
Fu una grande lezione, già ero restio a ripetere gli stessi passaggi, ma evidentemente, non lo ero abbastanza. Lavorando tutte le sere hai più o meno lo stesso pubblico. Non puoi permetterti di fare questo.
La gente non deve mai aspettarsi quello che fai!
La perla di saggezza dell’anno ! Eccola!! :D
Dopo questo tour di anni presso le strutture nelle località vip di villeggiatura, cos’è successo?
Parallelamente, nel 1976, avevo già iniziato il mio cammino nella Rai Friuli Venezia Giulia che poi ho lasciato per un periodo, per poi riprendere nel 1998, in quanto non c’era più necessità di un programma esclusivamente musicale.
Grazie a internet che pian piano s’insinuava nella vita di tutti, ho potuto allargare le mie competenze, offrendo programmi d’intrattenimento dal bagaglio culturale più ampio. Intervistai un medico sul tema del trapianto del midollo osseo e mi documentai tantissimo, tanto che a lui parve di parlare con un collega.
Poi ho iniziato a dedicarmi ai matrimoni, soprattutto quelli internazionali, un altro livello.
La vera decadenza è avvenuta con l’avvento dell’mp3.
Questa è la ragione del degrado della figura del dj, percepito come un lavoro alla portata di tutti?
Sì, in molti addirittura lo fanno come secondo lavoro. C’è ancora gente che mi chiede: “Cosa fai”? “Il dj “Sì ok ma di lavoro”?
Se vai al Mediaworld trovi i controller! Il papà foraggia e chiunque improvvisa, spesso male.
Per non parlare dei personaggi pubblici che si reinventano. Naturalmente, questi ultimi, non sapendo cosa fargli fare quando li ingaggiano per una serata- presenza in un locale, li mettono in console.
Spesso i set sono preparati, è tutto fittizio.
Oggi molti settori sono condizionati dall’immagine: è quella che vendi, null’altro.
Bisogna creare un brand positioning, tenendo conto che il pubblico è molto superficiale.
BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE (scusa, m’è scappato :D:D:D)
Purtroppo, il pubblico è un osso duro. Ti fai un sito con tre pagine di FAQ e poi ti mandano le mail con le solite richieste che se avessero letto le Faq, non ti avrebbero fatto.
Ah beh…benvenuto nel club :D
Recentemente, sono stato contattato per una serata e il gestore, dicendomi che un “collega” era andato lì con il proprio impianto per 120 euro, cercava di convincermi che dovevo adeguarmi perché sono cambiati i tempi.
Ma non è una questione di tempi: con quei soldi lì, io non ci sto dentro.
Nessuno ci sta dentro, eppure… spesso o così, o stai a casa e devi poterti permettere di stare a casa per salvare la dignità. Non è un discorso facile, purtroppo.
I gestori sono talmente abituati a queste cifre che quando chiedi di più ti danno del matto.
Nessuno parla più di qualità, si parla solo di prezzo.
La gente deve capire che non si può continuare a dare la colpa all’Italia che i politici rubano, quando poi l’italiano medio è il primo a rubare! Sì, anche scaricando musica. C’è quello che fa finta di timbrare il cartellino poi va a spasso, c’è il medico finto e c’è quello che fa il dj, senza mai aver comprato un disco.
La musica si colleziona e si compra, non si può far concorrenza a chi ha comprato musica per tutta la vita rubando ai musicisti!
Naturalmente, vale anche per i musicisti che si scaricano illegalmente le basi midi e ci canticchiano sopra con la pianola finta!
Io sono un tipo elastico eh? Non sono drastico, ma ci vogliono delle regole. Smetterla con tutti questi bar che fan musica senza permessi, senza aspettare che accada un incendio…e lì voglio vedere: che facciamo?
Quello che ha migliaia di vinili e si fa il sedere a digitalizzarli e compra tutta la musica nuova, cos’è? Un cretino?
C’è anche da dire, però… che nei cd, spesso e volentieri ci sono raccolte di radio version, con versioni corte, quindi inutili.
Già.
Io, quando digitalizzo un vinile, non comprimo nemmeno e salvo in Aif, perché in Wav non posso taggare e con i tag ti semplifichi notevolmente il lavoro.
Per fare le serate, funziona il passaparola. Prima viene quello, poi vengono a cercare le informazioni in rete.
Questo spiega il successo di Linked In, dove appunto, chiunque si può esporre, recensendo il lavoro altrui o confermandone le competenze.
Brava, esatto. Anche se internet è purtroppo diventato troppo superficiale.
La decadenza delle discoteche invece a cosa è dovuta?
Secondo me hanno giocato vari fattori:
In Italia abbiamo le leggi più severe in materia di agibilità al ballo e nessuno le fa rispettare.
Questo ha comportato l’avvento di migliaia di baretti che si sono improvvisati a far ballare la gente, senza permessi e offrendo i drink a prezzi notevolmente inferiori rispetto al club. Ovviamente, visto che la discoteca ha dei costi assurdi che deve riversare per forza sul cliente! Il bar ha quindi impropriamente sostituito la discoteca.
Questa è diventata una moda e purtroppo ha preso piede. Aggiungiamo l’eccesso di musica di tendenza e gli orari, che nelle discoteche spingono a fare spesso troppo tardi e la gente preferisce un’altra tipologia di locale. Io sono per le vie di mezzo: regole meno severe ma che siano rispettate.
Tu pensa: fanno cose illegali e le pubblicizzano pure!
E nessuno controlla, come nessuno controlla chi scarica illegalmente.
Adesso si muovono i carabinieri assieme alla Siae, chiaramente, però, non possono essere dappertutto.
Una volta scrissi in un articolo dicendo che le cose sono due: le regole, o le fai rispettare o le cambi!
Parliamo dei gestori improvvisati?!
Ecco. Gestori che non sanno capire cose determinanti. Il cassetto pieno è momentaneo …la differenza tra un gestore improvvisato e un vero gestore è questa: il primo, guarda se riempi la pista, il secondo guarda come la riempi.
Se tu riempi una pista con le hit fai qualcosa che tutti sanno fare. Riempi la pista ma vuoti il locale sul lungo termine. La gente si rompe le palle di sentire la stessa cosa. Mettetevelo in testa.
Una volta i locali avevano il loro target e selezionavano accuratamente la tipologia di musica, ad alti livelli e sotto quello non si poteva scendere. Ora no, basta che ci sia casino e va bene tutto.
Per non parlare delle colonie di “p.r.” e le loro forme di caporalato, dove inseriscono tutto il loro gruppo nel locale, monopolizzando anche la console.
Affidarsi ai p.r. e dare loro il potere decisionale, significa però, dar loro il diritto di ricattarti per poi portare la gente da un’altra parte! Ricordate che se il pienone all’interno di un locale è fatto dai p.r, una volta fuori loro, fuori tutti. I p.r. ci vogliono, ma ci vuole una direzione artistica al di sopra che faccia monitoraggio.
Di recente sono stato riproposto alla “Capannina“, dalla gente che mi ha sempre seguito, ma anche lì, ora è tutto in mano ai p.r.
Tu hai visto l’evoluzione di tanti ragazzi in console, che oggi sono nomi storici e famosi del panorama nazionale e internazionale. Chi ti piace?
Sicuramente Coccoluto.
La raffinatezza!
sì ma non solo…è una persona umile e simpaticissima.
E poi Alfred Azzetto
Mitico Alfred (el collega nella sala fighetti :D:D:D:D del Mirò :D:D te saludemo Alfred :*)
Il mitico Alex Natale che sapeva come andava fatto un remix di un brano di successo. I più belli e forti li ha fatti lui. Ora fa il pilota ma rimane un numero uno.
Vero *_*
Voglio citare ancora Giuliano Veronese dal quale ho imparato tantissime cose.
Vabbé, storia :-)
Senti, cosa vuol dire fare il dj oggi?
Combattere.
Te la metto giù così: cosa deve fare, oggi, un dj che si mette in console davanti a una pista piena di gente?
Avere l’esperienza di capire la gente che ha davanti e non tuffarsi in situazioni che non sono sue.
Scegliete, musicalmente. Gli zibaldoni sono fastidiosi.
Scegliete l’house perché vi piace e non perché fa figo, è importante sapere prima le cose. Trovarsi in un locale completamente incoerente con il nostro genere può diventare un grosso problema.
È vero che la tecnica non conta più nulla?
No.
Io credo che la tecnica sia un’evoluzione. In un thread, dove parlavamo di tecnica e vinili, un collega ha risposto: “In natura non sopravvivrà mai il più intelligente ma chi ha la maggiore capacità di adattamento”.
Se continui a chiuderti le porte del futuro, non andrai avanti. Lo standard non è più il Lenco o il 1200 della Technics.
*.*
Nonostante questo, ci tengo a dire che mixare con il computer non mi piace e non mi piacciono i controller usati dai ragazzini. Inoltre, il suono della scheda audio del computer non è di livello. Ora lo standard, ad alti livelli, è solo Cdj 2000 Nxs, perché tutti i big “suonano” con quelli e chiedono quelli. Mixer Pioneer (anche se qualcuno predilige l’Allen, come me) e Cdj 2000 Nxs. La tecnica comunque conta, perché devi studiarti quale sarà il tuo modo di lavorare…ed è inutile tenersi i 2000 Nxs a casa e fare le “seratine” con l’XDJ- R1, perché è come avere una Cinquecento e una Ferrari: molto meglio imparare a usare BENE la Ferrari e muoversi con quella.
Il dj “medio” è scomparso: concordi?
Certo. Una volta, il cosiddetto dj “medio” era la star della situazione. Oggi esistono le superstar da centinaia di migliaia di euro e i dj da cinquanta euro.
Ah scusa, mi viene in mente una cosa: a volte, vengono da me compagnie inglesi con il telefonino in mano e mi chiedono “Can you Spotify, please”? Colgo l’occasione per ricordare che Spotify non si potrebbe usare in pubblico, nemmeno nei bar, perché è per uso privato.
Questo per dire, che è meglio affinare la tecnica con uno strumento preciso e al top di gamma, come il 2000 Nxs.
(*Ao’ co tutta sta pubblicità magari ce casca che ‘a Pioneer me li regala du 2000 Nxs :D:D:D:D ‘a Pioneer ricordate de Katya …poi te manno l’indirizzo :D:D:D grazie: du belli 2000 NXS freschi freschi :D:D:D:D poi paga Pulcinella, grazie )
Non esiste più mettere il disco al punto giusto e farlo partire, ora si mette il loop.
Un esempio: ricordi “Der Kommissar”?
…e chi non la conosce :D
Il pezzo inizia con quattro battute e subito dopo entra la chitarra. Non riuscivi mai a metterlo come si deve.
Adesso con il loop entri perfetto, è tutto migliorato, la tecnologia offre un sacco di possibilità.
Non tornerei comunque indietro a portare casse di vinili. Ora con una pennetta porto via 1.800 brani.
No, non tornerei indietro per nulla al mondo.