Massimo Cominotto “Vivo il presente”
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Monfalcone- Milano Marzo 2015
di Katya Malagnini
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Questa intervista viene pubblicata con enorme ritardo rispetto alla sua realizzazione. C’è stato un insieme di eventi concatenanti che ci ha bloccati e tra questi, una casella di posta non decisa sul suo regolare funzionamento. Ce ne scusiamo con tutti gli interessati.
L’intervista a Massimo Cominotto inizia in modo singolare: lui alla guida della sua macchina ed io che vado a riprendere la mia :D dal meccanico (l’inizio di una lunga serie). Cammino, sotto il diluvio, con l’ombrello da una parte, il telefono dall’altra e il registratore in bocca :D
Dj, produttore musicale e giornalista, Massimo Cominotto è stato un riferimento per la techno minimale in club di tutto rispetto, come l’Area City, il Cocoricò, il Movida, il Cellophane, ma anche il Privilege di Ibiza e il Pacha di Palma, senza contare gli eventi itineranti, come Syncopate, Exogroove e Teatriz, del quale è stato resident dj.
Nasce artisticamente verso la fine degli anni settanta: il suo l’esordio è una conseguenza del collezionismo di dischi fusion brasiliani. In seguito ascolta alcune cassette della “Baia Degli angeli” e da lì alla sua prima radio in territorio milanese, il passo è stato breve. La scintilla con la musica techno scocca anni dopo, in seguito a un viaggio a Berlino.
Ama leggere ed è un grande collezionista di vinili (ne possiede più di trentamila) si è sempre distinto nei set e nella produzione, investendo nella ricerca sonora. Se c’è una parola che lui proprio non conosce, questa è “banalità”.
Ha prodotto per la Spectra, la BxR *.* e altre label, italiane ed estere. “Tyson”, “Minimalistix”, “Species”, “Gula Matari”, “Iron Butterfly” e “Mother Sensation” sono solo alcuni dei singoli da lui prodotti e che abbiamo ballato nei club. Massimo è un creatore: di suoni, ma anche di radio, di giornali, di programmi televisivi. Una mente che sforna idee (poi sempre concretizzate con successo). Laureato in giurisprudenza, oggi nella vita si occupa d’altro…perché “mica si può fare il dj per sempre” (dice). Non ha molta simpatia per gli eventi “remember” e in questa intervista, ci dirà perché…
Questa chiacchierata viene fatta il giorno in cui esce l’intervista a Gianfranco Bortolotti realizzata da Riccardo Sada. È lui a introdurre l’argomento e naturalmente, parte da qui:
Mah, non ho capito esattamente cosa volesse dire Gianfranco. Ho lavorato per lui ed era il numero uno, in Italia ed Europa. Ha dimostrato di avere un metodo di lavoro che altri si sognavano. Anche se il 90% del suo business era musica commerciale, è stato molto all’avanguardia. Non ho capito se nell’intervista concessa a Riccardo Sada, Gianfranco Bortolotti stesse prendendo per il culo un po’ tutti, o avesse un’idea su qualcosa da fare.
Aspettavo e speravo che dicesse qualcosa, perché mi sono spaccato la testa su cosa possa avere il mercato come idea, novità.
Mi rendo conto della difficoltà della cosa, parlare di nuovo è assurdo, visto che si sta rifacendo il vecchio da dieci anni. In realtà pensavo più a una novità per la commercializzazione del prodotto. Per il momento ci sono i file e sarà così per altri decenni finché non s’inventerà qualcos’altro.
Cosa ci potrebbe essere di nuovo come prodotto musicale che possa far guadagnare dei soldi?
Da Bortolotti, mago negli anni 90 e 2000, qualche risposta rivelatoria me la sarei aspettata ma c’è da dire che i miracoli non li fa nessuno.
Come sei arrivato a Gianfranco e di conseguenza alla BxR?
Allora ero un dj di successo, parliamo degli anni novanta.
Sì questo me lo ricordo -_- :D
In quel periodo ero in grado di accendere un vasto pubblico, anche attraverso i media con cui collaboravo (tra le altre cose avevo creato un giornale) ma…Nemo propheta in patria , in Italia preferiamo restare in balia di penosi giornalacci di matrice pseudo inglese.
Tramite Mauro Picotto, inizio a portare delle cose prima in Underground
(Megamind!!!! *.* !!!!!!!!!!!!!! )
e successivamente in BxR, per poi spaziare in altre etichette che ruotavano attorno al colosso Media Records.
Poi cos’è successo?
Il mercato ha iniziato a virare verso il digitale e i gusti musicali hanno cominciato a frammentarsi. La techno è diventata house e vice versa, la gente ha iniziato a non capire un cazzo :D e ha seguito i dj house che facevano techno, mentre qualcuno iniziava a perdere lo smalto. Si è investito più sull’immagine del dj che sulla proposta musicale.
*Il Cellophane di Rimini, oggi.
Ormai i dj a livelli grossi sono dei brand!
Sì ma è sempre stato così. Forse un tempo era più ruspante!
Oggi posso dire da spettatore questa cosa, un tempo la vivevo.
Nel 2015 la gente va in discoteca per vedere, non per sentire.
È grave?
No, non è grave: ognuno sceglie come trascorrere la serata. C’è chi va a vedere le ballerine di lap dance, c’è chi va a vedere altro. Ognuno di noi va dove cazzo vuole. Il dj bravo è solo colui che lavora portando a casa migliaia di euro. Questo fa la differenza tra un dj bravo e un dj di mer**, purtroppo è una legge durissima di mercato. :D
Una volta avevi i promoter dietro… e magari avevi anche un seguito per la tua musica. Oggi, funzioni se porti gente, riempi e porti migliaia di euro a casa e questo è un rendiconto del mercato oggettivo, che tradotto, significa: funziona così e basta. Ci sono un sacco di ragazzini demoliti dai dj old style ma hanno successo perché sanno fare, sanno muoversi, sanno stare sui social e fanno tutto da soli.
Vado spesso a Berlino, mi piace la città e l’atmosfera che c’è. Lì ci sono i veri club. Le cose alternative le senti nei bar da ottanta/ cento persone, dove ci sono i ragazzini sconosciuti che con passione propongono la ricerca, l’idea, la novità.
Mi fanno ridere quando parlano oggi di star nei club. Le star le ho viste negli anni novanta, quando erano come me.
Quelli che vanno a Mykonos a sentire Sven Vath o a sbocciare i Dompe, fanno una cosa commercialissima, non vanno nei club. Con questo non sminuisco, ma il club è un’altra cosa.
ParlIamo comunque di un prodotto destinato a un target 14-22 massimo 25. Te lo vedi un quarantenne che balla la minimal? O è pazzo o …si chiama Cominotto :D (ma io non sono un quarantenne)
Si è da poco concluso il WMC (per i non masticanti trattasi del Winter Music Conference di Miami) cosa ne pensi di questa kermesse?
Ho seguito tutti i post su Facebook e i blog che ne parlavano, e sinceramente trovo che il WMC sia una cosa tristissima. Dico così perché rappresenta un pianeta in cui io non mi ritrovo e naturalmente, io sarò triste per loro! Però il fatto di andare a bordo di una piscina (per di più fuori stagione) a ballare l’house di vent’anni fa, non è una cosa che mi attira, non mi appartiene. Sono d’accordo che Miami sia il punto mondiale di esposizione per l’Edm ma io non ascolto quel genere, quindi non mi pongo il problema. Non me ne frega un cazzo e me ne sto a casa o vado a Berlino, Londra, dove ho più probabilità di ascoltare cose vicine alla mia personalità.
Ok ma volevo capire un punto tecnico: molte persone investono nel WMC parecchi soldi, tra viaggi, ecc…. secondo te, porta veramente a qualcosa questo investimento?
No, esserci non conta un cazzo. Se hai un prodotto valido è un conto ma se tu sei uno ics che va lì a suonare nella pizzeria italo-americana da Peppino…ma dove vai? Magari trovi qualche rimbambito che ci crede che hai fatto il WMC e ti da qualche serata, ma la vedo dura!
Non so come sia ora, io mi rapporto per com’era negli anni novanta e duemila. Nel 2015, momento in cui raggiungi il mondo dal tuo salotto di casa, non ha più molto senso. Però, dai, andare a Miami ora che è pure il periodo brutto, no! Magari aspetto qualche mese, così mi prendo anche il sole! :-)
Una volta, andare a Miami faceva figo e al rientro, uno ti stava pure ad ascoltare. Oggi è tutto diverso: o sei una star del pop, o mettitela via.
Chi sono oggi dei nomi che contano?
Bah è una domanda difficile, non vorrei risponderti facendoti nomi che mi porto dietro dai miei ricordi. Ho sempre seguito più il suono che il produttore e se mi capita di ascoltare qualche pezzo, cerco “quel” tipo di suono, per prima cosa.
E del passato?
Villalobos. Ha fatto cose talmente particolari che suonavano tantissimo. Cose alternative, non fotocopie delle fotocopie.
Io non ho un grande passato discografico ma una ventina di dischi li ho fatti, e mi ricordo che veniva un po’ “dettata legge”, del tipo: “guarda che ora va il basso in levare”, e infatti, chi faceva queste cose vendeva. Io sono ricordato, sì…ma loro giravano in Porsche, io no.
Non so come farti questa domanda, quindi te la faccio nel peggior modo possibile: suoni ancora?
Sì ma per puro divertimento. Non ho più la smania di “prostituirmi” agli organizzatori e ancor meno ai ragazzetti di turno. Per cosa? Per sentirmi dire “mandami un cd”?
#Mapuoi?!
#maseiserio?
Oggi nella vita, faccio altro e poi, il dj è come il calciatore: arrivi a cinquant’anni e o fai come Maradona che ti ridono dietro tutti (anche se ti rispettano per il tuo passato) o stai a casa e fai altro.
Personalmente, preferisco sentire la musica nuova fatta dai ragazzini.
Che cosa ne pensi dei vari eventi “Remember”? (*da qui a due giorni, Massimo scriverà sul suo profilo un interessante “remember stocazzo” :D:D)
Ne ho fatti diversi, ho creato il Teatriz che piegò il Cocoricò nel 1998. Una cosa che faceva 5000 persone, come fai a ricordarla oggi? Non sarà mai quella, fa sorridere. Non è stimolante e mancherebbe il mio pubblico di ventenni di allora. La minestra riscaldata non è mai buona. Ci possono stare i remember eh? A me però sembrano troppo una cosa fatta per nostalgici, su tempi che non torneranno più…poi, naturalmente, riagganciandoci al discorso di prima, se uno vuole divertirsi e così si diverte, ben venga, va bene tutto. Questo è solo il mio pensiero.
Hai mai pensato di rimetterti lì e fare un pezzo che magari…poi…diventa una hit?
Magari! Non è facile! Potrei provarci ma l’obiettivo quale sarebbe? 150/300 copie? Non lo so.
Nel 2008 lavoravo per una società di marketing che gestiva grosse marche e mi era stato chiesto di realizzare delle tracce per delle compilation. Lo feci ma parliamo di 20.000 copie!
Se avessi migliaia di euro da investire, chiederei al produttore del momento di farmi un remix. Con un marchio del genere, sì che hai qualche possibilità di emergere e di fare cose. Altrimenti, no.
In un mercato del 2015 #chicazzomisincula?
Ogni giorno vengono sfornati migliaia di pezzi e per quale motivo dovrebbe emergere da solo proprio il mio o il tuo?
Negli anni novanta era fondamentale saper mixare bene i dischi a tempo e suonarli nei posti giusti, oggi conta che tu abbia una bella immagine perché è quella che vendi.
Mi dici qualche dj italiano che stimi?
Non voglio fare torto a nessuno. Tutti quelli “nuovi”, che hanno il coraggio di suonare la loro musica senza compromessi e riescono a far ballare, con un minimo di seguito. Sono i miei preferiti. Io premio l’entusiasmo.
Bene, quindi? Quand’è che torni in console ?:D (insisterò sempre, sappilo)
Boh, non lo so, non sono alla ricerca di un palcoscenico. Quando mi propongono qualcosa m’informo sempre su chi ci sarà. Se ci sono degli amici, vado e suono.
Ho creduto sempre nel mio pubblico e ho cercato di non deluderlo mai…ma il mio pubblico mi ha abbandonato. Un evento normale, che succede e che nella normalità non dovrebbe essere motivo di delusione, perché così funziona, esiste un ricambio. Fatto sta che mi ha abbandonato.
Capirlo è doloroso. Io l’ho fatto e ora sono sereno. Il mio l’ho fatto, al meglio e di questo sono orgoglioso.
Con chi sei rimasto in contatto degli artisti della BxR?
Con tutti! Sono sempre stato leale e sincero e anche chi non mi ha voluto bene, mi ha sempre riconosciuto questa cosa.
I più amici?
Mario Più, Mauro Picotto, Gigi D’Agostino, ma vabbè, ripeto: sono in buone con tutti.
Se Cominotto dovesse dire oggi qualcosa al mondo della notte?
(*ride)
Allora…direi questo
“Ok, vivete la notte ma ricordate che si vive di giorno… della notte, prima o poi, ci si stanca e si vuole andare a dormire. Se punti tutto sulla notte, ti resta solo quella”.
Sembra un messaggio dell’Arcano Incantatore :’D
No è un richiamo a vivere sempre le cose con la testa. Cerchiamo di essere furbi: il resto del mondo vive di giorno e il giorno offre grandi opportunità.
(sto finendo di trascrivere da notturna questa intervista e sono le 4.45. Come glielo dico? :D)
Ho visto molti errori e tante cose, e molte mi hanno fatto soffrire. Sembrerò paternalista ma a cinquant’anni cambi la visuale di tutto.
Sai che ti dico? Ho voglia di tornare a Trieste. Una città assurda che mi ha dato grandi ispirazioni.
Vieni quando vuoi! :-)
A proposito di Trieste, posso dire una cosa? Il più grande artista, senza far torto a nessuno, vive proprio lì
(io me la rido perché so già di chi sta parlando :D)
Il top dei dj italiani, Marco Bellini!
Lo rispetto profondamente, anche per il suo coraggio. Lui è uno che le alternative le ha fatte davvero.
Va rispettato e studiato. Meriterebbe le copertine dei giornali.
Appoggio e concordo: grazie mille Massimo per la tua disponibilità :-)