Intervista a Luigi Speciale dal team Industries Of Lust. Oggi Production Man a Radio 24, in passato componente… speciale del team di Los Cuarenta su Rin - Radio Italia Network
di Katya Malagnini
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Immaginate di essere immersi nel vostro film, al volante della vostra macchina, rilassati e circondati dal verde più intenso dell’aperta campagna con i suoi primi profumi di primavera.
Il brano, si chiama “My Own Way Home”, ed è il singolo del team Industries Of Lust, formato da Luigi Speciale, Enrico Carniani e Simone Onorante, che si è riunito lo scorso autunno, facendoci sentire il brano “Before I go”. A fare le veci del gruppo, c’è oggi con me Luigi Speciale, già noto alle cronache come Dj Speciale, e le sue produzioni dance passate, come “Mystical River”, “Tradimiento” e “Try Me” con il feat. del compianto Billy More. In aggiunta e soprattutto, la radio: e che radio! :D Erano i primi anni del 2000, quelli felici ma impegnativi, in cui tra sole, serate in consolle :D lo studio e le continue trasferte su Milano per gli “agganci” nell’editoria, con me c’era sempre la musica, e le conseguenti oscillazioni tra Radio Company (una costante nella mia vita già dal 1992) e Italia Network, per la quale sviluppo un disturbo ossessivo compulsivo :D nel ’94, per poi passare a un’assoluta dipendenza :D con gli interessi nel 2001 (a quei tempi già Rin, acronimo di Radio Italia Network #macheveledicoafastecose). Poteva essere qualsiasi ricorrenza: Natale, Pasqua,Ferragosto. Poteva nevicare, venir giù il mondo, colpirmi un fulmine caduto dal cielo proprio in quel momento…ma ogni santissimo giorno, alle 14.54, accendevo la radio per ascoltare “Los Cuarenta”. Mi ero comprata persino il walkman/radio munito :-D per poterlo ascoltare in biblioteca mentre studiavo. Non ci siamo capiti: “Los Cuarenta” non era un programma radiofonico, era una religione :D (Se vi dicessi che mi ricordo ancora a memoria il numero della radio? 0289155339 :D Oppure potrei anche dirvi che la prima sigla del programma durava ventiquattro secondi, per poi espandersi con il periodo del Rin…oceronte arrivando a trentotto, ma qui potreste anche pensare che il confine tra appassionata e psicopatica è lieve, quindi sorvoliamo :D:D)
Rivedo Luigi dopo un decennio, e mi salva la giornata dicendomi che mi trova sempre uguale (il frigorifero dove dormo, evidentemente funziona benissimo :-D).
Mi riceve a Milano nel suo studio a Radio 24 dove riveste il ruolo di “Production Man”. Fa gli onori di casa, e mi accompagna in un tour di tutta la fantastica struttura che mi lascia a bocca aperta per la sua grandezza mai invadente. Un ambiente sereno, trasparente e di nuovissima concezione, ben lontano dal caos tipicamente descrittivo delle redazioni. Iniziamo da qui…
Come sei arrivato a Radio 24?
Mi hanno chiamato! Avevo già ricevuto contatti con loro, ma come sai, ero a Rin, quindi ho sempre detto no, perché lì mi trovavo benissimo, poi ho cambiato idea.
Non ho mai avuto “scazzi” con nessuno, ma poi Rin è cambiata, e in quello che è diventata dopo, non ci credevo più. Non appena è arrivata la radio generalista (Rcs), ho pensato che avrebbero ammazzato tutti, quindi, quando nuovamente Radio 24 mi chiamò, venni a parlare. Erano presenti le condizioni che desideravo, e siccome non credevo più nel progetto dall’altra parte, ho preferito non andare avanti e sono venuto qua.
Col senno di poi, ho avuto ragione, perché la neonata Play Radio (*il post Rin), dopo sei mesi chiuse i battenti. Guarda che fine ha fatto la nostra Rin, è stata dislocata a destra e a manca, e ora, per fortuna, è diventata Virgin Radio.
Ho fatto la scelta migliore, ho avuto molta fortuna nell’avere ricevuto altre proposte! Per fortuna, non ho avuto difficoltà, perché come responsabili di produzione radiofonica, in Italia siamo in quattordici per altrettanti network. C’è già ognuno al suo posto. Nei network ci conosciamo tutti, nella bassa frequenza siamo in un centinaio in tutto… e ci scambiamo a vicenda.
A Radio 24 non era previsto uno studio di produzione, erano nel dubbio se farlo e meno, e gli ambienti erano già tutti occupati.
Tuttavia, venne deciso di collocarlo in quest’ala che è dedicata alla bassa frequenza; è stato creato uno studio #guardacaso speciale, e così è stato fatto qui, visto che era l’unica maniera per farlo.
Anamnesi “Speciale”: come hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato da piccolo, avevo sette anni e per i primi due ho fatto solo solfeggio,
perché la mia insegnante era convinta che io dovessi andare in Conservatorio.
(ecco, se vi stavate chiedendo se realmente è lui a suonare il piano in “My way from own”, la risposta è sì!:D).
Mio padre mi aveva regalato un pianoforte verticale, solo che io, dopo sette anni di studio del piano e due di solfeggio, mi ero rotto di guardarlo soltanto, e ho iniziato a suonare da solo, come mio padre, mio nonno e mio fratello; suoniamo tutti a orecchio, è una cosa di famiglia. Siamo tutti polistrumentisti, il mio bisnonno era liutaio e mio padre tuttora suona l’organo in chiesa, e ha settant’anni.
Comunque, mi piacerebbe molto fare di più, perché secondo il mio punto di vista, semplicemente strimpello.
Considero il suonare un’altra cosa.
(!!)
Nel nostro gruppo ci intercambiamo, è questa la cosa bella: una volta scrivo io la melodia, Simone l’armonia, e l’arrangiamento lo fa Enrico, o viceversa. La voce, invece, è sempre e solo di Simone. È lui l’autore di tutti i testi.
Non ti piacerebbe metterti in gioco nel bel canto? :-D
Sono afono!!! Vabbé che tutto è possibile, se un domani dovessi operarmi, dopo vent’anni di canto, forse a sessanta potrei anche cantare in chiesa negli orari di chiusura!
Come diceva Fabiola ai tempi di “Los Cuarenta”: “Dopo questa…possiamo chiudere” :D
Parliamo di dischi dance, va…che è meeeeglio: come ti sei buttato nella produzione della dance music?
Nel 1997, e ho iniziato proprio con Enrico e Simone. Avevo già fatto delle produzioni dance nel 93/94, collaboravo con Radio Deejay, e da Palermo mandavo i jingle per “From Disco To Disco” il programma di Tony H. Allora facevo le produzioni dance con la “Dj 70” della Roland, alla quale attaccavo un sequencer esterno. Spedivo i dischetti in radio, e mi ricordo che Tony H mi chiamò, per dirmi che non aveva tempo di caricare e suonare i dischetti, ma in realtà, doveva solo caricarli e premere play :-) (in quel caso, era una traccia hardcore !! :D con il sample di “If you really like to rock the funky beats”)
*ripreso poi anche da Gg Dag due anni dopo per “Cuba Libre” su Bxr.
Dopo una settimana, Tony H ebbe un attimo di tempo, e li ascoltò, così ci fu l’opportunità di un appuntamento settimanale fisso con “Speciale remix”, dove io elaboravo personali versioni di dischi esistenti. Il mio primo reale progetto discografico, fu però Industries Of Lust, con il primo singolo “Never enough”.
Team Industries Of Lust, fermo qui: come vi siete incontrati?
A Bologna. Io ero lì perché lavoravo a Italia Network, e in radio era stato assunto anche Simone Onorante come tecnico grazie a un annuncio (all’epoca, funzionava così!). Simone mi presentò Enrico, con cui già faceva musica da diversi anni, ci siamo trovati come gruppo e abbiamo iniziato a fare musica.
Abbiamo avuto molte delusioni, “Never enough” era un disco molto forte, ma non siamo stati tutelati. Il pezzo è arrivato numero uno in Australia, ma ma non era il nostro! Un gruppo ci ha plagiato la canzone rifacendola, tentando persino di imitare la voce di Simone (-.-‘)
Nonostante le ripetute denunce alla S.I.A.E. non abbiamo avuto nessuna tutela.
Per questo motivo, dopo esserci di recente riuniti, abbiamo deciso di non affidarci più a etichette italiane.
Vi siete riuniti dopo dieci anni dall’ultimo singolo. Che cosa è successo?
Ci siamo un po’ persi di vista, io ero a Milano, Enrico si era trasferito prima a Brescia, e poi a Pisa, dov’è tuttora. Simone, infine, è a Bologna. A questa condizione, fare musica diventava difficile. Oggi con internet è tutto più facile, ma una volta, la lontananza comprometteva parecchio, perché per fare musica bisognava vedersi e provare. Li ho risentiti in occasione del mio matrimonio, e ci siamo rivisti come nulla fosse anche se non ci sentivamo da anni, perché non avevamo mai litigato! Enrico e Simone si erano già rivisti, e avevano già ricominciato a fare musica insieme, poi hanno chiamato anche me, e sono tornato anch’io con loro.
Nel frattempo siamo cresciuti tutti, quindi era necessario capire se le idee erano ancora quelle e se andavamo nella stessa direzione, perché non abbiamo più vent’anni, e si è presentata la necessità di incastrarci nuovamente, ognuno con i propri cambiamenti. Io nel frattempo, ho anche avuto un figlio.
Nella realtà, poi, tutte queste paranoie si sono rivelate prive di fondamento, perché ci siamo ritrovati subito.
Siete quindi ripartiti nell’autunno del 2013 con un pezzo dance, “Before I go” per poi passare alla quiete assoluta :D di “My Own Way Home” perché?
Scelta ponderata! Avevamo lasciato con un pezzo dance e da lì siamo voluti ripartire. In modo divertente. “Before I go” ha funzionato molto bene all’estero, e ha totalizzato 51.000 views su Youtube.
Non comprendevo il passaggio da un pezzo come quello a “My Own Way Home”…
In realtà, era da comprendere il contrario (e ti pareva che ne imbroccavo una! -.-‘)
…ma questo si capirà nel corso dell’evoluzione del progetto Industries Of Lust. Nelle prossime produzioni, ci sarà un’influenza elettronica in alcuni casi, ma non è questo ciò cui puntiamo. “Before I go” è una cosa divertente, una sfida a noi stessi! C’eravamo detti: saremo ancora in grado di fare un bel pezzo dance? A questo punto, la risposta è sì.
Parliamo di “My Own Way Home”, che è un brano stupendo. Com’è nato?
La song è un’intuizione di Simone (come sempre) che è la mente, il leader del gruppo. Se le pensa, se le fa, e gran parte delle volte, se le arrangia pure! :-) Lui ha lo studio più grande, a Bologna. Diversamente da me e da Enrico, che abbiamo altri lavori, lui ha investito tutto in questo e facendo solo musica, ha molto più tempo da dedicarvi, e ci versa anima, corpo e creatività, è molto portato per questo. Voleva fare un pezzo unplugged, e “My Own Way Home”, è nata di getto, mentre stavamo lavorando a un altro pezzo (abbiamo un intero album quasi pronto). Per realizzarla, compreso il video, ci sono volute solo tre settimane, perché nel momento in cui c’è l’idea, poi vai come un treno!
Ci piace fare le cose bene, non è che buttiamo fuori un singolo pensando “vediamo che succede”. Il brano viene riaperto, rivisto mentre ci dedichiamo ad altro, per poi rimetterci le mani sopra, fino a quando non ci convince del tutto! Una volta al mese vado a farmi un intero weekend a Bologna, per continue sessioni di lavoro in tuta, e ciabatte, dove mi diverto anche a cucinare. Lavoriamo dal mattino presto fino alle tre della notte, senza sosta. Sveglia alle nove, e si ricomincia. Devastante ma bellissimo, un estremo sfogo di creatività. Fare musica richiede impegno; molte volte, parto il venerdì dalla radio e rientro il lunedì direttamente al lavoro qui nel mio studio, ma lo faccio volentieri. Io ho anche un bimbo di tre anni, non è facile stargli dietro, e mia moglie non è molto contenta quando vado via per tre giorni, anche se in realtà è la prima che mi spinge, perché è orgogliosa di me, e sa che è giusto coltivare le proprie passioni, in quanto ti fanno apprezzare molto di più la tua splendida famiglia.
Questo pezzo è molto radiofonico: vogliamo parlare degli ostacoli che un bel brano incontra in Italia?
Mi fa piacere che tu lo definisca radiofonico! Béh, qui se non sei supportato da una major non vai lontano! Come indipendente, il percorso diventa molto difficile, e noi, abbiamo bypassato persino il discorso etichette indipendenti, in quanto ne abbiamo creata una (*la Osmosis Music) e abbiamo scelto di produrre solo in formato digitale. Per i diritti, siamo agganciati alla spagnola Self Creative.
Spediamo regolarmente i pezzi alle radio, solo che … probabilmente, vengono cestinati a priori, perché non c’è un nome grossissimo dietro.
(*pensate che peccato… privarsi di musica così bella! Un pezzo come “My Own Way Home”, potrebbe benissimo essere adatto anche come colonna sonora *.*).
In ogni caso, va bene così! Io conosco tutti nell’ambito radiofonico, ma non sto nemmeno a chiamarli, non devono passarlo in radio perché mi conoscono e fare un favore a me! Noi crediamo tantissimo in questo progetto e in questi brani, di conseguenza, ci aspettiamo che ci credano anche loro. Basterebbe andare oltre gli schemi e fare un minimo sforzo! Aprire una mail e fare un download da una cartolina digitale per ascoltare il pezzo, null’altro. Può piacere o no, sarebbe comunque bello ricevere un feedback. Se già questo non avviene, ripeto: ritengo inutile che li chiami io per avvisarli che gli ho mandato un pezzo da ascoltare. Non devono ascoltarlo perché è dell’amico Speciale.
Sai, faccio radio da venticinque anni e conosco davvero tutti, ma non voglio sfruttare i miei canali per cose private e personali. “My Own Way Home” è uscito il 21 febbraio, siamo ai primi di marzo, e siamo già a 43.000 views. Youtube è un canale enorme che arriva in tutto il mondo, e noi siamo già contentissimi così, la cosa può solo crescere e quando qualcosa diventa importante, ignorarla diviene impossibile. Noi facciamo musica principalmente per il piacere di farla, tutto il resto viene dopo.
Amiamo fare musica fatta bene, e sono estremamente convinto che quando fai bene una cosa credendoci ciecamente, prima o poi vieni premiato.
Siamo aperti a tutte le sfumature che si possono creare: se un domani ci dovesse contattare la Universal Olanda, dicendo che il pezzo gli piace e che vorrebbe farlo cantare da un suo artista … prego!! Nessun problema, perché siamo ben consci dei limiti d’immagine che abbiamo, non siamo una boy band. La cosa importante per noi, è che venga portata avanti l’idea della nostra musica.
Puoi anticipare qualcosa del vostro prossimo singolo?
Elettronico, ritmato, ma sempre con influenze classiche. Ci stiamo ancora lavorando. C’è l’incognita, perché con noi, c’è sempre la possibilità che venga fuori in corsa un altro singolo, siamo dei creativi continui ;-)
Che cosa ne pensi della musica che ascoltiamo ogni giorno in radio?
Mi piacciono molto Rihanna, Coldplay, Muse e mi piace meno la musica leggera, specie quella italiana. Ci sono molti cantautori italiani molto bravi, che scrivono testi splendidi, ma nessuno vuole arrangiarli facendo il passo “oltre”.
E di quella che sentiamo in discoteca? (ma ‘ndo stanno più le discoteche? :D)
In America il passo oltre è stato fatto! La dance mi piace nuovamente, perché abbiamo assistito a questo fenomeno dove artisti conosciuti per R&B, HipHop e Pop, si sono buttati nella dance, rendendolo a sua volta pop. C’è una melodia, e un gran lavoro, finalmente si ascoltano canzoni!
Quando sento un disco dance penso: “Come suona, che bello”!
Sì però sono un po’ tutti uguali -.-‘
Sì, c’è l’appiattimento, ma questo può solo portare a un’evoluzione.
Vabbé… è arrivato il momento :-D di tornare indietro nel tempo..
*sono le tre del mattino mentre trascrivo questo pezzo d’intervista, e mentre riporto per esteso “Los Cuarenta”, la mia memoria ricorda un flyer di una loro serata, dove il nome del popolare programma, veniva storpiato in “Lo Squarenta”, secondo il libero estro :-D del grafico di turno, che lasciava spazio a inquietanti interpretazioni degne di uno spot del Gutalax . Di conseguenza, inizio a ridere da sola davanti al pc emulando un evaso dal C.I.M. :-D e nel frattempo, mi alzo dalla sedia e faccio una pausa ripensando a quel periodo, ai viaggi (incastrati tra le mie serate), le levatacce che facevo per seguirli ovunque (all’epoca non c’era lo stalking :D:D si poteva fare). “Rin era il divertimento più puro”, penso mentre m’immergo nei miei ricordi. Per entrare al meglio nella parte, metto su un cd di quel periodo, che parte così: “Non mi ricordo niente di cosa è successo ieri notte” …e penso: “Eh no, che diamine, non era ieri notte, ma io ricordo tutto, come fosse stato davvero ieri, e nemmeno a farlo apposta, in quel momento mi cade sul giradischi il porta-pass di Rin, rimasto per anni saldamente ancorato al chiodo della “bacheca cimeli rari e assoluti”. :-D Sorrido, ed essendo da sempre convinta che il caso non esista, penso che devo sbrigarmi a completare l’intervista mentre invece mi sto perdendo, divagando nei ricordi di un decennio prima).
Luigi, torniamo indietro nel tempo: nei primi anni del decennio dei duemila (chiamiamolo così) tu lavoravi a Rin, Radio Italia Network, dove sei stato protagonista del consolidato trio di “Los Cuarenta” assieme a Fabiola (oggi a Radio 105) e Alex C. Che ricordi hai di quel periodo?
Bellissimi!!(*sorride). La cosa più bella che ricordo, è che l’ho vissuto!! Ringrazio il cielo (e anche me stesso :-P) di aver goduto di quel momento d’oro! Al tempo stesso, ho fatto bene a mettermi da parte quando è arrivato il momento di farlo , perché non mi piaceva più la dance, il panorama musicale, e soprattutto, come ti dicevo in apertura d’intervista, non mi piaceva più la radio per ciò che era diventata. Pertanto, a questo punto che senso aveva restare?
Agli inizi ve lo aspettavate un tale successo per la vostra formula di “Los Cuarenta”?
Sinceramente sì. Avevamo fatto un buon prodotto e Fabiola era bravissima!
Con lei, mi sono scornato :D tantissimo, abbiamo litigato molto. Pretendevo un sacco da lei, perché sapevo che aveva delle grandissime potenzialità. Ci scontravamo continuamente, perché pensava che ce l’avessi con lei, era uno scontro continuo, ma in consolle, c’era un feeling pazzesco durante le serate. Quando è arrivato il momento clou, hanno deciso di cambiare la radio; è stata durissima accettarlo. Nel 2002 e 2003, siamo arrivati a fare 97 serate in un anno! Tantissime! Abbiamo girato tutta l’Italia e non solo, ci siamo divertiti ma anche massacrati, io ho perso tutti i capelli!
Oggi, una cosa del genere non sarebbe possibile, perciò non mi deprimo per ciò che ho perso, gioisco perché l’ho avuto e l’ho vissuto. Ho avuto una grandissima fortuna, e sono in pochi in Italia a poter dire di aver avuto qualcosa di simile.
Bisogna andare sempre avanti nella vita e non deprimersi per ciò che è stato, si può sempre dare di più, e se anche non arrivasse più nulla, il mio massimo, io l’ho già dato!
La città che ti è piaciuta di più nelle tue mille trasferte?
Conosco tutti gli aeroporti e le autostrade d’Italia! :-D
A quei tempi, oltre alle serate in discoteca avevo anche la radio, quindi i tempi erano strettissimi, vedevo poco o nulla, spesso avevo il volo di rientro alle 6 del mattino e le discoteche erano situate in periferia.
La più grossa emozione che hai provato?
In piazza Politeama a Palermo, a Capodanno del 2003. Ero solo, perché Fabiola era all’Altromondo Studios di Rimini (STRANO!! :D MAI serate lì :D).
Palermo è la mia città d’origine, e c’erano ottantamila persone con le mani al cielo quella sera in piazza!
Ricordo che fui scortato assieme ai miei genitori per tornare a casa, perché c’era la calca di gente che voleva l’autografo, la foto…è stata una cosa da rockstar, mi sono divertito tantissimo, è stato il momento più bello.
Perché hai smesso di fare il dj?
Per lo stesso motivo per cui ho smesso di fare radio dance: non credo più in quel tipo di musica, non mi piace più ed io sono fortemente contrario ai “dj bancomat” :D che mettono musica solo per fare la marchetta, non m’interessa, è prendere in giro la gente.
Mi piace trasmettere adrenalina, e non ce la faccio a farlo con musica che non mi piace.
Quando mi piacerà nuovamente, forse lo rifarò.
Che devo fare? Andare in un locale con un computer a fare play su una sequenza pre-mixata? Ma anche no!!
Se non mi diverto, non ha senso.
IO STIMO QUEST’UOMO! :D
Le serate belle le ho già fatte, mi sono divertito e ho guadagnato un sacco di soldi…che naturalmente… ho già speso! :D
Ero giovanissimo, e ho speso tutto in cazzate: tv, macchine, ecc…
Vivevo pure in affitto! Solo ora ho comprato la casa, indebitandomi fino al collo!
Ora è il momento di lasciare spazio ai ragazzini, a chi ci crede.
Mi sa che molti spazi sono occupati dai bimbiminkia improvvisati…
Sì, dj/pullman :D con tutta la gente a seguito, con in cambio la promessa di poter fare il dj.
Ritorniamo a Palermo: ti è pesato andartene?
Quando vado lì in vacanza a trovare amici e parenti, dopo quindici giorni sento il bisogno di tornarmene qui a Milano, che considero casa mia. Palermo non la sento più mia, adoro la terra siciliana, ma non la loro mentalità. Se uno si accontenta della sua piccola realtà vive bene, ma basta pensare un po’ più in grande perché si venga tagliati fuori, in quanto Palermo non offre nulla, al contrario di Milano. Perlomeno, a quei tempi era così. Oggi, invece, le fughe dei cervelli in ambito medico, musicale e scientifico, si verificano all’estero, perché a non funzionare più, è l’Italia intera. Mia cognata vive in Irlanda, e non tornerebbe mai qui.
Sono felicissimo di aver avuto un figlio, ma inevitabilmente, penso spesso al mondo in cui l’ho buttato, voglio investire moltissimo per lui in modo che faccia le sue esperienze all’estero, sempre assecondando le sue passioni. Ha tre anni e mezzo, e da quando aveva un anno, trova la pace :D soltanto cercando e trovando ogni cosa che possa emettere un suono. Gli piace moltissimo la musica, e probabilmente ora gliela faremo studiare.
Tornando a Palermo, sono nato, cresciuto e vissuto per ventuno anni lì dove facevo radio!
Poi ho preso la decisione di andarmene, perché venni chiamato da Italia Network a Bologna, tramite Alex C, che fu il mio ponte con la radio.
Il 16 febbraio del 1998, partii quindi alla volta di Bologna per un colloquio con Michele Menegon (*Michael Hammer) che si era già sentito con Tony H, dicendogli che aveva pensato di prendere me a Radio Italia Network, e lui gli rispose: “Lo conosco perfettamente, fa i jingle per me”. Ricevuta la referenza :-D il 1 marzo iniziai la mia nuova avventura, senza ripensamenti. A Palermo, rimasero tutti marmorizzati dalla mia decisione di partire, genitori compresi, anche se poi furono i primi a spingermi. Ho avuto dei momenti durissimi! Due anni dopo il mio trasferimento a Bologna, ho persino pensato di mollare tutto e tornarmene in Sicilia, devo ringraziare mia madre che m’ha sempre sostenuto.
Arrivavo da una città di mare e mi sono trovato al freddo e nella nebbia di Bologna, dove a marzo è ancora inverno! Avevo già fatto la gavetta in Sicilia con otto anni di radio, e una volta arrivato a Radio Italia Network, ho dovuto ricominciare la gavetta da zero. Dopo aver fatto dodici ore in radio gratis, andavo a spillare birre in un pub, perché dovevo mantenermi! Mi sono pure venuti due collassi, a forza di dormire un’ora al giorno…vabbé, questo per dire a chi vuole tutto e subito, che ci vogliono i sacrifici, e che se uno vuole fare una cosa, la fa. Bisogna stare costantemente dietro ai propri sogni dando testate contro il muro, e dopo…quel muro bisogna anche sfondarlo. Basta crederci veramente.
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