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Bitcoin, guadagna solo chi non ha paura

bitcoinLe dieci Regole sacre del buon bitcoiner. In periodo di vacche magre, con il grafico del prezzo ben lontano dai massimi storici raggiunti a dicembre, il crypto trader è colto dai ripensamenti, perseguitato dai dubbi, dalla moglie che si fa sempre più martellante con la cantilena del senno di poi: “perché non hai venduto quando eri in tempo?”. Gli amici scherniscono, i media trattano Bitcoin come un’allucinazione collettiva, una chimera passeggera, o peggio ancora non ne parlano affatto. Secondo Pippo il barista e Pluto il parrucchiere era tutto fumo, uno schema ponzi destinato a fallire. L’amico hipster di turno ci canzona col ritornello: “the greater fool theory!” beandosi del suo dotto inglesismo. Lui, siccome è figo e segue i trend, è aggiornato all’ultima moda tech e puntualmente non capisce una fava, perciò ti dice che “Bitcoin no, la Blockchain invece.. quella si!”. La sua fonte è sempre Pluto, il parrucchiere.

Dribbli l’amico hipster e passi oltre, ma il tuo balance su Kraken e GDAX si è più che dimezzato per davvero rispetto a dicembre. E Blockfolio? Meglio non aprirlo più. Al primo risveglio del mattino, le mani sudate stentano a trattenere il telefono, che scivola dalla presa tremebonda: l’app Bitcoin Ticker Widget è lì che ti guarda, con un ghigno malefico, pronta a farti rinnegare ogni desiderio lussurioso del passato. Sfuma il sogno della Lamborghini, i long aperti fremono di paura quando toccano le trendline dai colori arcobaleno che con tanto orgoglio avevi disegnato con paint, su uno screenshot catturato da Bitfinex, con la maestria tecnica di un novello Kandisky del trading dilettantistico.

Insomma pare che tutto sia andato in vacca.

E invece no, il True Bitcoiner se ne sbatte di tutto ciò, perché conosce le 10 Regole sacre del Sacro Blog.

Se seguite le dieci Regole, non importa quante bastonate avete preso e quanto siete doloranti in questo momento, avete comunque l’arma definitiva.

REGOLA NUMERO 1:

Guardate il grafico del prezzo. Ma guardatelo bene.

La prima regola è molto basilare, non richiede un’analisi economica, tecnica o sociologica. Basta dare una distratta occhiata a qualche screenshot.

Novembre 2010

Sto ancora male per quei poveretti che hanno comprato sul picco nel Novembre 2010. Poco dopo, da 40 centesimi di dollaro, Bitcoin è crollato a ben 20 centesimi, perdendo il 50% del suo valore! Praticamente si sono rovinati, poveri ragazzi.

bitcoin-crollo-novembre-2010

Giugno 2011

Ma non è niente in confronto a quelli che hanno comprato nel Giugno 2011!!! Da 30 dollari è passato a 5! Un crollo dell’85%. Per poi calare inesorabilmente fino ad arrivare a 2 dollari nel Novembre dello stesso anno. Pensate in che disperazione versano ancora quei disgraziati, sarà d’uopo organizzare una colletta commemorativa per le famiglie

bitcoin-crollo-giugno-2011

Agosto 2012

E se qualcuno di loro avesse provato a tenere duro nonostante le avversità? Che stolti, pur avendo aspettato un anno, nell’Agosto 2012 non avevano recuperato nemmeno la metà di quanto perduto… e si sono pure sorbiti un altro crollo del 40% da 13,5 dollari a 8 dollari! Davvero senza speranze.

bitcoin-crollo-agosto-2012

Per non parlare dell’Aprile 2013, un altro crollo del 70%. A quelli che hanno comprato al picco di 230 dollari deve aver fatto malissimo, ma proprio male male, quando si sono ritrovati i loro bitcoin che poco dopo valevano meno di 70 dollari.

bitcoin-crollo-aprile-2013

Dicembre 2013

L’agonia è davvero infinita! Alla fine del 2013 qualche idiota si è messo a comprare Bitcoin sopra i 1000 dollari! Chi può essere il pazzo che spende una cifra del genere per della fuffa digitale? È più che ovvio il declino seguente, nel corso del 2014 e 2015, quando il prezzo è tornato lentamente e inesorabilmente sotto i 300$

bitcoin-crollo-2015

Eppure, dal gennaio 2015 al gennaio 2017 la ripresa è strabiliante e Bitcoin torna sopra i 1000 dollari. Sarà stato solo qualche trader impazzito?

bitcoin-ripresa-2016

Tutti gridano alla bolla e si presagisce il crollo imminente… ed in effetti, ai primissimi di gennaio c’è un dump del 35%. Ma è solo la rincorsa per un’ascesa ancora più incredibile nel corso di tutto il 2017

bitcoin-panoramica-crolli

Dopo una salita del 1600%, a dicembre 2017 c’è un importante ritracciamento con un crollo del 70%. La crescita precedente è stata talmente elevata che oggi, chi ha investito prima di novembre 2017 è ancora in profitto, se non in enorme profitto, nonostante il pesante dump di dicembre.

E chi ha investito sul picco di dicembre invece? È in una terribile perdita! Cosa devono fare quei “poveri ragazzi”, mettersi le mani nei capelli, stracciarsi le vesti e vendere tutto?

Se vi ritrovate in quella situazione, voi investitori e crypto trader dell’ultimo minuto, pensate a quei “poveri disgraziati” che hanno investito nel novembre 2010 pagando un bitcoin ben 40 centesimi di dollaro. Se quei ragazzi non si sono fatti prendere dallo sconforto o dal panico e hanno tenuto fede alle loro convinzioni, per ogni dollaro investito a quei tempi si ritrovano oggi nel wallet un valore di circa 20 mila dollari.

Insomma, se siete in perdita, immaginate di aver messo i vostri fondi in buoni di stato, o buoni fruttiferi postali: difficile pensare di uscirne in pochi mesi e aspettarsi un gran guadagno. Siate pazienti. Oggigiorno, vedere bitcoin scendere a rasentare i 5.000 dollari non stupirebbe particolarmente. Ma fra alti e bassi stagionali, il trend di lungo periodo è, e rimane da ormai quasi 10 anni, una crescita esponenziale.

Puramente a titolo rappresentativo, nel grafico ho disegnato una proiezione nel futuro del prezzo di Bitcoin seguendo una curva esponenziale, presumendo un tasso medio di crescita giornaliero dello 0,3%

bitcoin-previsione

Un +0,3% medio nei prossimi due anni non è affatto esagerato. Questa è la crescita media giornaliera del prezzo di Bitcoin nel corso degli anni:

2010: +0.82%
2011: +0.76%
2012: +0.26%
2013: +1.11%
2014: -0.25%
2015: +0.09%
2016: +0.22%
2017: +0.71%
Ora vi chiederete se è corretto far fede ai grafici e basare i propri investimenti su queste ipotesi. La storia si ripete, ma la storia ci insegna anche che NON tutto si ripete. Certe cose finiscono, per sempre. Non basta guardare a uno storico e pensare che andrà avanti così per sempre. Ecco quindi che entra in gioco la regola numero 2.

REGOLA NUMERO 2:

Adottate un approccio razionale, cercando di comprendere il motivo dei crolli e del perché il prezzo continuerà a salire

Un grande crollo può spaventare, ma il Vero Bitcoiner deve provare a comprenderlo e non farsi prendere dal panico. In un articolo dello scorso settembre ho trattato a una lunga serie di dump storici. Manca una trattazione del più recente dump iniziato nel dicembre 2017, che integriamo qui.

Non c’è alcun dubbio che la causa primaria sia stata la folle crescita precedente. Sembra che all’improvviso verso la fine del 2017 i media di tutto il globo si siano accorti dell’esistenza di Bitcoin, portandolo alla conoscenza delle masse. Una pubblicità fuori dall’ordinario ha spinto una moltitudine di ingenui avventori dell’ultima ora a buttarcisi a capofitto senza avere alcuna conoscenza del mondo crypto, ma soprattutto, senza avere fiducia nell’asset in cui stavano investendo. Quegli stessi speculatori che fra novembre e dicembre hanno sospinto il prezzo di Bitcoin dagli 8 mila ai 19 mila dollari, al primo segnale di paura hanno subito calato le braghe, precipitandosi a vendere. Il problema principale di questi soggetti è che, per l’appunto, erano solo “speculatori”, senza la benché minima nozione tecnica, senza bussola né ideali.

Questo può spiegare il panic sell, ma non il motivo che lo ha fatto scattare. Da un lato, la scintilla potrebbe essere motivabile con la pura analisi tecnica. Questo tipo di analisi finanziaria, pur mancando di un ragionamento economico, può essere auto-predittiva per via di meccaniche psicologiche: ogni trader prevede che quando il grafico si impenna, specialmente in maniera così verticale, prima o poi dovrà ritracciare. Ad ogni modo, fra dicembre e febbraio vi sono anche stati numerosi eventi le cui conseguenze economiche sono razionalmente spiegabili senza ricorrere alle predizioni da fattucchiera:

1- Anzitutto le carte di debito bloccate: WaveCrest era fornitore delle carte di Xapo, Coinsbank e molte altre carte di debito in Bitcoin. Nel momento in cui Visa ha interrotto i rapporti commerciali con WaveCrest, tantissimi bitcoiners, che grazie all’estensione capillare del circuito Visa erano ormai abituati a “vivere” in bitcoin (potendo spenderli praticamente in qualsiasi POS/bancomat del mondo) si sono ritrovati all’improvviso senza una delle principali vie di disinvestimento. Bonifircarsi sul conto corrente grosse cifre in euro o dollari può voler dire pagare un capital gain, mentre spendere direttamente i bitcoin in negozio no, perciò avere impedito questa comoda via di “uscita” per spendere ha anche scoraggiato l’ingresso di nuovi capitali. Inoltre lo stop all’uso delle carte ha ridotto i volumi di puro scambio negli exchange, lasciando il mercato in balia di operazioni sugli exchange quasi esclusivamente ridotte alla compravendita di tipo speculativo.

2- Un bombardamento mediatico negativo, con notizie fake e teorie su complotti e poteri forti che non sono mai state provate. Un esempio su tutti, la questione Tether e Bitfinex

3- Gli exchange bloccati, chiusi o in manutenzione: aziende come Kraken, Bitfinex, The Rock Trading o Binance non riuscivano più a gestire il nuovo afflusso di utenti, per molte ragioni: la capacità hardware dei server, il numero di support request, specialmente da utenti nuovi che conoscono poco il sistema, nonché la necessità di trasmettere per ogni nuovo utente una moltitudine di scartoffie legali, come le pratiche Know Your Customer e Anti Money Laundering richieste dalla pubblica amministrazione

4- Il trustee giapponese che sta gestendo l’enorme fallimento di MTGox dal 2014 ha finalmente completato tutte le pratiche e iniziato a liquidare le proprietà di MTGox rimaste per rimborsare i creditori. Il problema è che si tratta di 400 milioni di dollari, venduti proprio fra dicembre 2017 e marzo 2018 (36 mila bitcoin e altrettanti bitcoin cash). Oggi il trustee gestisce altri 160 mila bitcoin che erano in mano a MTGox. Una quantità elevatissima, se pensiamo che è all’incirca pari alla riserva in cold wallet di Bitfinex, l’attuale exchange più grande al mondo. La vendita di quei coin può influenzare notevolmente il mercato.

5- Ultimo punto, ma primo per importanza: a dicembre sono decollate le commissioni da pagare ai miners per effettuare transazioni su blockchain, a causa dell’intasamento della rete bitcoin per via dell’ondata di nuovi utenti. Questo ha reso Bitcoin praticamente inutilizzabile come strumento di pagamento.

Oggi, relativamente a tutti questi punti ci sono buone notizie: nuove carte di debito stanno nascendo (ad esempio mona.co), gli exchange hanno riaperto con maggiore personale e piattaforme più performanti di prima, MTGox ha raccolto fondi a sufficienza dalle vendite per ripagare tutti i creditori. E per quanto riguarda le fake news, c’è un lato positivo: hanno fatto scappare tutti quegli speculatori senza conoscenze e fiducia nello strumento che in primis contribuiscono alla volatilità dei prezzi.

L’unica problematica davvero strutturale fra quelle elencate è l’ultimo punto: la tecnologia blockchain non è scalabile a piacimento. In merito però ci sono ottime notizie. Anzitutto, SegWit è al 35% di adozione ed in crescendo, mentre tutti i principali exchange hanno iniziato a fare batching, riducendo enormemente il carico sulla blockchain. Alcuni wallet come Electrum hanno anche aggiornato il software per un calcolo più efficiente delle fee. Oggi, come si vede anche dal grafico qui sopra, le commissioni sono state abbattute e trasferire Bitcoin non è più proibitivo. Probabilmente le fee rivedranno una crescita quando ci saranno nuovi picchi di utilizzo, ma la vera notizia è che proprio quest’anno arrivano in mainnet le prime applicazioni Lightning Network: la soluzione tecnologica definitiva alla scalabilità della blockchain sta diventando una realtà. LN permette pagamenti istantanei e commissioni basse a prescindere da quante persone utilizzino il network Bitcoin, una vera rivoluzione, forse la più importante dal 2009 ad oggi.

Insomma la sbornia di dicembre 2017 è passata, ci siamo ripuliti il sangue con una buona dose di erbe amare, abbiamo dato una potatura decisa, piantando le basi per una crescita più sana. Questo periodo di depressione dei mercati è anche il più interessante per i più tecnici ed esperti, date le novità rivoluzionarie di Lightning Network. C’è grande fermento e vedremo grandi cose nei prossimi anni!

Ma a prescindere dalle news contingenti a un preciso momento storico, la vera domanda è: perché, in generale, il prezzo di Bitcoin dovrebbe salire? Una prima risposta è che la quantità di Bitcoin è limitata, perciò più persone lo vogliono, più sale il prezzo. Tuttavia non è una risposta esauriente. Bisogna spiegare perché le persone dovrebbero volere Bitcoin e qual è l’utilità pratica di possederlo e utilizzarlo. Insomma, a cosa serve effettivamente? E qui arriviamo alla regola numero 3.

REGOLA NUMERO 3:

Chiedetevi esattamente a cosa serve Bitcoin e non comprate Bitcoin finché non siete in grado di dare una risposta.

Negli ultimi 100 anni, il dollaro ha perso circa il 97% del suo potere d’acquisto. Destino simile o anche peggiore è toccato alla Lira, al Marco, in generale qualsiasi moneta emessa da Stati o organizzazioni sovra-nazionali. La ragione è semplice: sono monete inflattive, la cui emissione comporta una redistribuzione della ricchezza. Questa redistribuzione è nient’altro che una tassa patrimoniale che paghiamo per ogni euro o dollaro che possediamo e che passa dalle mani di chi produce e lavora, a chi parassita. I “parassiti” sono in generale i più grossi “debitori” nell’economia, ovvero Banche, Stati Nazionali e quei soggetti economici da essi sussidiati. Questa redistribuzione oltre a colpire il cittadino a livello individuale, distorce le dinamiche economiche, creando i cosiddetti “cicli economici” e diminuendo a livello sociale l’efficienza produttiva, la qualità degli scambi e, in generale, il benessere.

Nel grafico si può vedere l’aumento dell’offerta monetaria nell’area euro (M3 è l’aggregato monetario più ampio, che comprende obbligazioni e titoli di stato con scadenza a breve termine). In dieci anni la quantità di “moneta” in circolazione è aumentata di oltre un terzo. Ovviamente, noi cittadini non abbiamo visto magicamente aumentare i nostri conti correnti di un terzo, eppure questi soldi sono stati immessi nell’economia, passando dalle mani di alcuni soggetti in particolare, per essere impiegati con un preciso scopo.

Ad oggi ci si può mettere al riparo dall’inflazione convertendo i propri euro in oro fisico. Ma quest’ultimo non funziona bene come mezzo di scambio, proprio perché è “fisico”, pesante, costoso da trasportare, inadatto per effettuare pagamenti specialmente di importi piccoli. Non è facilmente liquidabile, perché non tutti lo vogliono, perciò il suo potere d’acquisto varia in base a quanto siete bravi a trattare e su che mercato lo vendete. Sareste disposti da domani a ricevere il vostro salario in un corrispettivo in oro fisico?

Bitcoin è deflattivo con precisione matematica, quindi ancor meglio dell’oro, di cui non si sa quanti giacimenti potrebbero essere scoperti in futuro. Soprattutto però, a differenza dell’oro è anche un buono strumento di scambio, poiché come l’euro o il dollaro non ha una dimensione fisica e di conseguenza la quantità in circolazione è una questione di “contabilità” digitale, il cui trasferimento è effettuato con un semplice “click”. A differenza di euro o dollaro, non esistono barriere, dogane, intermediari: è l’unico modo in cui potete spostare ovunque nel mondo valori di qualsiasi importo e senza dover rendere conto a nessuno. Non c’è nemmeno bisogno di internet, è possibile eseguire transazioni via satellite o sms, ma persino scritte su carta, a patto che raggiungano un miner. Ovunque vi troviate, nessun tiranno, agenzia delle entrate, regime totalitario né maggioranze democratiche di statalisti o socialisti saranno in grado di impedirvi di usare Bitcoin.

Il Vero Bitcoiner sa a cosa serve Bitcoin. Purtroppo ancora troppo pochi ne afferrano pienamente la ragion d’essere.

REGOLA NUMERO 4:

Se non credete nella missione, lasciate perdere, non vi vogliamo.

Non vogliamo il panic sell dei nuovi entrati. Una crescita più lineare e una minore volatilità fa bene a tutti. Se non riuscite a capire il punto 3, non investite. Se pensate che lo Stato debba avere un maggiore controllo dell’economia, non investite. Bitcoin e Blockchain hanno un significato prima politico-economico che tecnologico. In Bitcoin l’innovazione tecnica non è il fine, è meramente un mezzo richiesto per trovare una soluzione a un’istanza politica. Se non siete allineati in fatto di ideali, state lontani dai bitcoin. Se non ne capite niente e per qualche ragione vi passa per la testa di comprare, studiate prima economia politica e poi, semmai, finanza o informatica.

Qualcuno investe comunque, per moda o per speculazione, magari perché pensa che per una qualche astratta ragione la tecnologia blockchain sia rivoluzionaria, quindi tanto vale buttarci dentro dei soldi. Sia chiaro a costoro che il senso della blockchain è esclusivamente la sua cryptovaluta, senza la quale, peraltro, la blockchain non può funzionare, poiché il valore del coin è il motore che permette alla blockchain di rimanere integra.

Qualcuno crede nelle cryptovalute e nella loro missione “salvifica”, ma non crede in Bitcoin, perché ormai è “roba vecchia, superata”. Quindi per cambiare il mondo non serve Bitcoin, ma magari Ethereum, Bitconnect, Eiaculatio-coin? Ebbene, per costoro c’è la regola numero 5.

REGOLA NUMERO 5:

Bitcoin non è “superato”. Non c’è nessuna cryptomoneta tecnologicamente migliore. Non credete a stupidaggini e cialtronerie.

Fra le conseguenze benefiche di questo periodo di depressione dei mercati, c’è anche la morte di centinaia di altcoin che costellano oggi il sistema crypto, insieme alle ICO che per il 99% sono inutili scam. Queste coin non fanno altro che distogliere l’attenzione e le energie dall’obiettivo e confondono gli investitori relativamente alle funzionalità reali di una tecnologia blockchain. Fortunamente, alcuni exchange hanno iniziato a de-listare numerose crypto, che passeranno nel dimenticaio. Fra queste, sono inclusi vari fork di Bitcoin che ormai non vengono nemmeno più minati. L’exchange Bittrex al 30 marzo 2018 ha rimosso ben 84 altcoins, di cui 28 avevano addirittura blockchain o wallets non funzionanti, per cui era impossibile effettuare anche un solo trasferimento.

Vi sono però ancora fan di questa o quell’altra crypto che sponsorizzano nuove migliorie tecnologiche: maggiore velocità, minori costi, meno consumi energetici, Proof of Stake, Sharding, Graphene, Tangle etc. Spesso bisogna stare attenti a non farsi fregare: se oggi una crypto ha transazioni più veloci e meno costose di Bitcoin non è perché ha superato uno scoglio tecnico, implementando una tecnologia migliore. Le motivazioni possono essere solo tre: 1) ha meno transazioni di bitcoin (il che vale per tutte le crypto eccetto Ethereum) 2) ha aumentato la dimensione dei blocchi (come Bitcoin Cash) 3) ha ridotto lo scarto temporale medio fra la creazione di un blocco e il successivo (come Ethereum o Litecoin).

La prima ragione ovviamente non qualifica una crypto come migliore di Bitcoin, poiché con l’adozione si perderebbe anche la velocità e l’economicità, mentre le altre due motivazioni non derivano affatto da innovazioni tecnologiche: dall’oggi al domani anche Bitcoin può aumentare la capacità onchain modificando dimensione o scarto temporale medio fra i blocchi. Se non si è già fatto è solo perché la maggioranza di nodi (miners e nodi economici rilevanti, che hanno un potere “politico” sulle decisioni di sviluppo del protocollo) ha deciso che non è quello il modo giusto di scalare. Il cosiddetto aumento del blocksize permette di superare alcuni limiti, ma solo in maniera lineare e a certi costi, mentre è necessario un incremento esponenziale della capacità per scalare veramente a livelli che permettono l’adozione di massa.

Lightning Network, il protocollo costruito su Bitcoin, è l’unica soluzione alla scalabilità davvero innovativa ad oggi esistente e, nonostante per il momento sia utilizzabile solo da utenti molto tecnici e a determinate condizioni, presto si svilupperanno applicazioni più user friendly e un nuovo ecosistema di servizi che lo sfrutti a dovere

L’attuale primato tecnologico di Bitcoin non significa che non vi siano proposte interessanti fra le crypto alternative. Ad esempio, può darsi che gli studi sullo Sharding effettuati su Ethereum portino negli anni allo sviluppo di un’ottima soluzione alla scalabilità. Oppure, un Emergency Difficulty Adjustment come quello già attualmente impiegato in Bitcoin Cash potrebbe essere utile a Bitcoin, così come molte altre caratteristiche di monete alternative. Ma queste implementazioni possono in qualche modo sottrarre il primato a Bitcoin? In fondo, tali sviluppi non sono altro che codice, ed è codice open source. Se davvero c’è qualcosa di buono, Bitcoin per migliorare può banalmente fare un copia-incolla. Quando e se ci sarà davvero una miglioria importante fra le altcoins, che è stata testata a fondo e per cui valga la pena spendere energie per importarla su Bitcoin, si farà un upgrade del protocollo Bitcoin, esattamente come sono stati fatti tanti altri upgrade nel corso degli anni (ad es. SegWit lo scorso agosto). Il vantaggio competitivo di una crypto su un’altra non è tanto dovuto a quale implementa per prima una miglioria, piuttosto è la community che c’è dietro. È l’effetto network che conta: la quantità di aziende, servizi, utenti che usa quel network, il valore trasportato su quella blockchain.

L’unica novità che Bitcoin non potrà “integrare” (o almeno, non senza sviluppi enormi e con impatti stravolgenti) è la tecnologia Tangle (utilizzata ad esempio da Iota), poiché non si tratta di una blockchain, bensì una struttura del tutto alternativa. Ad oggi però il Tangle non funziona , poiché non riesce a smarcarsi dalla necessità di un coordinatore centrale. Se si supererà questo scoglio enorme, potrebbe essere promettente e competitiva. Arrivati a un certo punto però, l’ecosistema e i servizi che si sono sviluppati su un network sono talmente tanti ed importanti che non si abbandonerà quel network nemmeno se vi sono delle alternative tecnologicamente migliori. Oggi potremmo sostituire l’Internet Protocol IPv4 e IPv6 con qualcosa di migliore e completamente diverso, ma dovremmo anche convincere tutto il resto del mondo ad utilizzare questa nuova fantastica rete anziché “Internet”. Quindi Google, Facebook, la NASA e qualunque azienda o persona nel mondo dovrebbero iniziare ad usare il nuovo protocollo. Quando si tratta di innovazioni epocali come i binari ferroviari, i bulloni (con grandezze standard del dado e della vite) il container, internet, o Bitcoin, il mercato converge naturalmente verso un unico standard e una volta adottato tale standard in maniera diffusa la resistenza al cambiamento è enorme. È una pura questione di incentivi e disincentivi economici.

REGOLA NUMERO 6:

Bitcoin è uno schema piramidale. Fate in modo di ritrovarvi al vertice.

Quando si parla di struttura di tipo piramidale in senso generico non ci si riferisce necessariamente a schemi Ponzi, catene di Sant’Antonio e altre pratiche illegali. La distribuzione del valore fra chi possiede bitcoin, finché l’adozione e il prezzo continuano a salire, è di tipo piramidale: chi è entrato prima è in guadagno, nel momento in cui spende, grazie all’afflusso di denaro immesso nel sistema da chi sta comprando dopo di lui. La ricchezza di chi sta al vertice della piramide è data dal fatto che la base si allarga sempre di più, poiché l’adozione cresce, nuove persone entrano nel sistema con nuovi capitali. Tale struttura è anche la grande forza di Bitcoin: ogni “membro” ha un incentivo a portare nuove persone nel network e a fare conoscere Bitcoin al resto del mondo.

Ma l’ultimo acquirente che si ritrova alla base della piramide rimarrà fregato? No, se il bitcoin continuerà ad avere successo. Infatti se anche tutti, in tutto il mondo, possedessero bitcoin, la quantità di bitcoin massima in circolazione non muterebbe, lasciando un’offerta invariata. Al contrario, i beni prodotti nell’economia e la popolazione mondiale continuano a crescere, aumentando di conseguenza la domanda di un mezzo di scambio per commerciare questi beni, o di una riserva di valore per dilazionarne nel tempo l’acquisto. Di conseguenza, la quantità domandata di moneta (bitcoin) si terrà costantemente maggiore della quantità offerta. Per la legge della domanda e offerta, il prezzo, anche se molto più lentamente di oggi, continuerà a crescere.

Nel 2018 pressoché qualunque lavoratore in italia può permettersi di acquistare 0,1 Bitcoin, anche se magari non tutti in una volta. I Bitcoin sono 21 milioni, fra quelli persi o distrutti ne circolano molti meno. Se vi sono, ipotizziamo, 16 milioni di Bitcoin in circolazione e 7 miliardi di persone sulla terra, e Bitcoin diventa la principale moneta mondiale, chi possiede almeno 0,1 Bitcoin fa matematicamente parte del 2% di popolazione più ricca della terra. Chi possiede 1 bitcoin intero sarà fra i 16 milioni super-ricchi del pianeta.

Entrare nel mercato soltanto quando tutti i media e qualsiasi telegiornale parla dei nuovi massimi storici di Bitcoin potrebbe non essere l’idea più geniale. Il mercato è pura anarchia e gli speculatori dell’ultima ora sono spesso degli allocchi. Ma d’altra parte, apettare il prossimo crollo per entrare potrebbe essere il più grosso errore della vita. C’è chi ha venduto a 1000 dollari e sta ancora aspettando che torni su quella cifra per rientrare. Potreste trovarvi ad aspettare, aspettare, mentre Bitcoin continua a crescere e non tornare mai più alla cifra a cui pensavate di acquistare. Quindi non preoccupatevi troppo del momento e acquistate; farlo nel 2018 vi qualifica ancora come early adopter. Perciò una volta che avete acquistato siete dentro al sistema, potete considerarvi al vertice della piramide che verrà a crearsi nei prossimi anni. Quindi diffondete il verbo, fate community, condividete questo articolo, create una base più larga che potete.

REGOLA NUMERO 7:

Comprate e spendete Bitcoin, create volumi, usate i servizi Bitcoin e fate community.

Si sente dire che tutto quel che deve fare un buon bitcoiner è holdare. Ovvero tenere ben al sicuro i Bitcoin comprati e non muoverli mai. Non è così, il buon bitcoiner muove continuamente i soldi. Prendete esempio da Laszlo. Comprò due pizze pagandole 10.000 bitcoin. Se guardiamo al valore ad oggi, quelle pizze sono costate giusto qualche milione di euro. Ma se non ci fosse mai stato nessun pioniere che acquistasse beni reali cedendo i propri bitcoin, il prezzo e l’adozione non sarebbero mai arrivati a dove li vediamo oggi. Recentemente Laszlo ha fatto lo stesso tipo di acquisto, ma pagando attraverso Lightning Network. Pioniere per la seconda volta.

Creare una base di utenti che scambia quotidianamente Bitcoin (anche se non su blockchain, anzi meglio se non su blockchain) e che non lo faccia per movimenti di trading speculativo, è fondamentale. Un semplice holder generalmente compra bitcoin una sola volta, qualcuno una volta ogni n. mesi, i più assidui mettono da parte qualcosa ogni mese, dopodiché però la loro attività economica in quanto bitcoiner termina lì. Invece, ognuno dovrebbe impegnarsi a compiere nel quotidiano delle azioni utilizzando bitcoin che prima faceva senza.

Un primo esempio è l’utilizzo delle carte di debito in bitcoin. Utilizzando una parte del proprio stipendio a inizio mese per acquistare bitcoin da riutilizzare nel corso del mese stesso, si contribuisce all’aumento del “flottante” degli scambi e quindi a rendere il prezzo più stabile, meno soggetto a manipolazioni da parte di big whales e alla volubilità dei pump and dump. A livello individuale, la pratica è utile perché ci sono buone probabilità che i bitcoin si siano rivalutati nel corso del mese, quando li andremo a spendere. Se non è così, si potrà attendere e spendere quei bitcoin in un altro momento.

Un altro esempio sono gli acquisti online. Anziché pagare per le vie tradizionali, è possibile spendere bitcoin in moltissimi modi online (ad es. All4btc, alzashop, bitrefill o la selva di esercenti che trovate su coinmap.org). Il vantaggio di spendere direttamente è il fatto che non si dovrà eseguire un bonifico dall’exchange sul proprio conto corrente per spendere i bitcoin. Perciò è un metodo per “disinvestire” più immediato, che garantisce maggiore privacy e non c’è rischio di pagare capital gain. Inoltre in rete ci sono anche delle buone opportunità di ottenere grossi sconti, come grazie a purse.io, un intermediario che permette di acquistare prodotti da Amazon scontati, ovviamente pagando in bitcoin. Lo sconto consigliato è generalmente del 15%, ma se ci si può permettere di attendere anche di più per l’esecuzione dell’ordine, si riescono a combinare acquisti anche sconti maggiori, come nel caso dell’ordine che ho effettuato nello screenshot sopra (19% di sconto).

Utilizzare i servizi bitcoin non solo può essere utile per se stessi, almeno in certe condizioni, ma significa anche aiutare aziende e persone che credono in bitcoin e rafforzare la community. Lo si può vedere come una sorta di “dovere” nei confronti della community.

REGOLA NUMERO 8:

Fatevi un wallet serio e badate alla privacy

Questa regola dal punto di vista pratico è forse la più importante da seguire. Tenetevi un gruzzolo al sicuro da chiunque, in un wallet personale, non lasciate gran parte dei fondi presso un ente terzo o un exchange. Gli exchange Bitcoin non sono più affidabili delle banche tradizionali (il crac di MTGox insegna) e per la maggior parte sono succubi tanto quanto le banche alle invadenti pretese delle amministrazioni pubbliche e ai loro peggiori capricci (tasse, censura delle transazioni, confische, prelievi forzosi). Abbiate anche riguardo della vostra privacy: far sapere a tutti quali indirizzi bitcoin avete e ricevere tutti i vostri pagamenti sugli stessi indirizzi può esporvi a dei rischi, anche di sicurezza personale.

Un buon wallet oggi deve avere almeno SegWit (e possibilmente compatibile con indirizzi bech32). Consiglio Electrum, ma che sia configurato bene.

Per i più appassionati, che intendono scaricare l’intera blockchain, c’è sempre Bitcoin Core.

REGOLA NUMERO 9:

Iniziate con gradualità e siate prudenti

All’inizio investite poco e cercate di capire il più possibile. Come configurare il wallet, come spostare da wallet a wallet e fra wallet ad exchange. Fate pratica con l’impostazione delle fee da pagare quando utilizzate un wallet personale, eventualmente provando anche un Replace By Fee. Imparare ad usare un wallet non è più difficile che imparare ad usare le email, dove il replace by fee è il livello di difficoltà “uso del copia conoscenza nascosta (ccn)”, che fra l’altro potreste non dover usare mai. Appena entrati un po’ in confidenza, iniziate a provare alcuni servizi, spendendo i vostri bitcoin. Fatevi un account su almeno due exchange diversi, magari in giurisdizioni diverse, per avere sempre un’alternativa sia per comprare che per vendere. Fatevi quindi anche una carta di debito. Provate pure il trading (nel blog c’è una guida dedicata: trading e tasse), ma ricordate che Bitcoin è indipendenza e libertà, prima che speculazione. Diventare ricchi è solo un effetto collaterale, l’obiettivo principale è cambiare il mondo, in meglio.

Personalmente, sono passato ad avere un patrimonio al 99% circa in cryptomonete e converto interamente ogni stipendio, salvo quella parte che prevedo di spendere in contanti nel corso del mese. Dopo il blocco alle carte di debito ho iniziato a tenere da parte più moneta fiat, per ovvie necessità, ma la vedo come una cosa temporanea e intendo provare (ed eventualmente recensire) qualche nuova carta di debito, come avevo fatto per Coinsbank. Come per gli exchange, cercherò anche nell’ambito “carte di debito” di avere contemporaneamente almeno due alternative (sia Mastercard che Visa). Non ho mai disinvestito per rientrare in euro in modo permanente, ma ho sempre speso (per acquistare beni o servizi) parte dei capital gain dati dalla rivalutazione del Bitcoin.

Bitcoin è ad oggi ancora un’esperimento, sia dal punto di vista tecnologico che sociale, e c’è sempre una possibilità di fallimento, un rischio da tenere in considerazione. Se le cose un giorno andassero per il peggio, non rimpiangerò il fatto di aver convertito tutto il mio patrimonio in crypto per due motivi: anzitutto, ho già speso parecchio dei capital gain ottenuti grazie alla rivalutazione del Bitcoin, al punto che, guardando allo storico delle entrate e uscite e ipotizzando un futuro in cui si verifichi la peggiore delle situazioni, la perdita netta che subirei potrebbe non essere molto pesante. Soprattutto però, se anche Bitcoin un giorno dovesse fallire, non avrò rimpianti per una ragione più “nobile”: sono consapevole che mi sono battuto per qualcosa in cui credo fermamente. Il mio consiglio per gli amici bitcoiners è il seguente: convertite in bitcoin tutto o quasi tutto quello che avete soltanto se credete fermamente nella “missione” e avete intenzione di perseguirla con tenacia.

REGOLA NUMERO 10:

Non dimenticate chi vi sta accanto.

Tenete il più al sicuro possibile i vostri Bitcoin, ma lasciate che siano accessibili ai vostri cari. Non portateveli nella tomba a meno che non avete espressamente intenzione di farlo

(www.albertodeluigi.com)

Tag: Bitcoin

 
 

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