Ossessionati dai ricordi, scoperta la super-memoria distruttiva
Oggi finalmente si è fatta chiarezza su un problema inquietante della mente umana, o perlomeno quella di alcuni individui che riescono a ricordare “troppo”. C’è chi non riesce a ricordare nulla e deve appuntare tutto sull’agenda del cellulare o su un taccuino. Qualcuno invece non dimentica mai nulla. Può ricostruire in un lampo e precisione certosina i dettagli della sua vita. Non in modo approssimativo, ma con date, nomi e indirizzi. Nel mondo pochissime persone hanno questa caratteristica. E’ una condizione rara, chiamata ipertimesia e in Italia i casi potrebbero essere una ventina. L’individuo possiede una memoria autobiografica decisamente superiore alla media, come nella una serie tv Unforgettable, dove una super poliziotta risolve delitti complicati grazie alle sue capacità mnemoniche. Ma quello che può essere un grande vantaggio nel lavoro o per superare esami e concorsi, può avere controindicazioni. Soprattutto quando dal passato continuano a tornare in mente episodi spiacevoli.
Il primo caso nel 2006. Da quando, nel 2006, fu scoperto ufficialmente il primo caso, oggi esiste una casistica piuttosto ristretta di ipertimesia. “Calcolando l’incidenza bassissima sulla popolazione generale, in Italia potrebbero esserci circa 20 casi di ipertimesia, la sindrome dei super ricordi”, spiega James L. McGaugh, dell’University of California Irvine, fra i maggiori esperti mondiali nello studio dei processi cognitivi della memoria emozionale, ospite dell’Università Sapienza di Roma. Il neurobiologo americano, allievo del Nobel Daniel Bovet, è stato il primo studioso al mondo a descrivere l’ipertimesia.
I dettagli in mente. McGaugh segue per i suoi studi diverse persone con questa ‘capacità’. Sono in grado di riportare alla memoria qualsiasi evento accaduto nella loro vita, indicando anche il giorno e persino l’ora in cui è si è verificato. Chissà se aveva questa stessa caratteristica anche il filosofo Pico della Mirandola, famoso per la sua memoria eccezionale. Conosceva perfettamente molte opere e sapeva recitare la Divina Commedia al contrario. “Quello che dobbiamo ancora scoprire - spiega McGaugh - è cosa succede nel nostro cervello quando consolidiamo la traccia amnestica. Molto è stato fatto negli anni, ma non sappiamo ancora come interagiscono le varie aree del cervello interessate, come si parlano e quali sono i neurotrasmettitori coinvolti. Queste sono le sfide che ci aspettano”.
Voglia di dimenticare. Anche se qualcuno potrebbe partecipare alle Memoriadi, i giochi olimpici dedicati alla memoria, alla lunga ricordare troppo può diventare un problema. L’album dei ricordi che non abbandona mai l’individuo può essere ingombrante. A volte chi è affetto da ipertimesia preferirebbe dimenticare qualche cosa. Risulta difficile convivere con un numero alto di informazioni e ricordi infiniti. Che fare soprattutto nei casi di un episodio spiacevole che continua a tornare in mente? O quando non si riesce a superare la fine di un amore? L’equilibrio può essere messo a dura prova. Situazioni che si complicano ancora di più in presenza di un trauma. Gli studiosi della materia hanno verificato che la sindrome può avere infatti effetti invalidanti ed è spesso associata a disturbi compulsivi.
L’ossessione del ricordo. “La memoria e’ fondamentale anche nei processi evolutivi - spiega McGaugh - . L’individuo ipertimesico riesce a ricordare anche eventi pubblici che hanno per lui un significato personale. In alcuni soggetti questo può rappresentare un ostacolo invalidante, per altri invece è uno stimolo e lo vivono in maniera più coinvolgente”. Nel 2010 la partecipazione dello scienziato al famoso programma della televisione americana dedicato all’informazione, ‘60 minutes’, gli ha fatto ricevere centinaia di mail e telefonate di persone che pensavano di avere questo tipo di sindrome. Dopo un’attenta scrematura ora McGaugh segue 55 ‘pazienti’ americani, ma anche canadesi e australiani.
Ormoni dello stress. Sono gli ormoni dello stress, l’epinefrina e il cortisolo, ma anche l’adrenalina che modulano lo stimolo emozionale di un ricordo e il conseguente consolidamento di questo nella memoria. “Anche se la natura della memoria rimane elusiva, sembra che questi ormoni, a turno, attivino una serie di zone cerebrali, come l’amigdala, che gioca un ruolo fondamentale sul modellamento della codificazione di un ricordo”, spiega Patrizia Campolongo, ricercatrice dell’Università La Sapienza e coordinatrice del convegno che ha ospitato McGaugh.
La donna ‘prigioniera’ del suo passato. La sindrome è stata anche al centro del libro autobiografico La donna che non può dimenticare scritto da Jill Price, la prima paziente di McGaugh. Era il 2000 quando la donna contattò per la prima volta lo scienziato. Ricordava tutti i dettagli della sua vita fin dai 12 anni. Per molti una memoria imbattibile è un dono, invece per lungo tempo Jill avrebbe dato qualsiasi cosa per dimenticare. Era letteralmente ’schiacciata’ dalla mole dei ricordi, ‘prigioniera’ del suo passato. “Mi raccontava di avere una memoria incontrollabile, un flusso impossibile da contenere. Poteva ricordare giornate della sua vita dal 1974 a oggi. Ho pensato che potesse essere un soggetto interessante. E’ così che abbiamo analizzato la sua memoria, con test neurologici, psicologici e con scansioni diagnostiche del cervello”. Jill Price non mentiva, era ossessionata dalla sua memoria.