Le stampanti 3D si stanno inserendo nei campi più disparati, oggi più che mai, e alcuni specialisti tedeschi hanno deciso di sfruttare questa tecnologia per un uso davvero insolito.
Seguendo gli studi del Live Science, i ricercatori del Dipartimento di Radiologia presso Charité Campus Mitte di Berlino hanno riprodotto fossili di dinosauro da contorni realizzati da tomografia e debitamente trasformati.
Ora i ricercatori utilizzano le stampanti 3D per riprodurre i fossili del passato - si può anche acquistare la propria stampa 3D di un cranio di dinosauro realizzata in una particolare materia plastica.
Il fossile originale di un dinosauro erbivoro, un tempo veniva racchiuso in un cappotto di malta utilizzato per preservarlo nel tempo, ma questa innovazione potrebbe essere efficacemente utilizzata per creare una copia tridimensionale ricoperta di sostanze inattaccabili.
I ricercatori dicono che la strategia potrebbe dare un metodo non invasivo per fare l’esatto duplicato di fossili di dinosauro addirittura senza bisogno di scoprirli prima.
Il dr. Ahi Sema Issever, del Dipartimento di Radiologia e principale creatore dello studio, ha detto: “Più o meno come fece la stampa di Gutenberg, questa invenzione ha aperto un nuovo universo per la scienza e per gli studi, potendo diffondere nelle scuole le stampe 3D dei fossili garantendo la conservazione in luogo sicuro dell’originale”.
Ritrovato un antico frammento di stella cometa, raccolto e usato come gioiello dagli antichi egizi. La cometa, la cui esplosione risale 28 milioni di anni fa, provocò dei detriti che raggiunsero la Terra. Alcuni frammenti furono ritrovati in Egitto quindi usati per abbellire i gioielli della mummia di Tutankhamon. Il colore è giallo brillante, non classificabile come pietra preziosa di origine terrestre. Gli artisti dell’epoca, scolpirono questo frammento a forma di scarabeo, insetto considerato sacro in Egitto. E’ la prima testimonianza in assoluto dell’impatto di una cometa nell’atmosfera terrestre.
Per la prima volta i ricercatori dell’Istituto nazionale di ottica del CNR hanno misurato la complessa forma temporale di un singolo quanto di eccitazione. Lo studio apre la strada a nuove possibilità applicative in tecnologie sempre più sicure, efficienti e innovative.
La luce, come l’acqua, non ha una forma propria ma assume quella del recipiente che la contiene: in particolare, lo stato quantistico della luce è una maniera specifica di occupare questo contenitore vuoto (chiamato modo), che descrive la forma spaziale e temporale del campo elettromagnetico. Ricercatori dell’Istituto nazionale di ottica del Consiglio nazionale delle ricerche di Sesto Fiorentino (Ino-Cnr), guidati da Marco Bellini e Alessandro Zavatta, hanno approntato una tecnica che unisce per la prima volta concetti dell’ottica quantistica e di quella ultraveloce, per misurare e analizzare la forma di stati quantistici luminosi della durata di poche decine di femtosecondi.
Per esempio, un singolo fotone, che corrisponde al riempimento del contenitore con un solo quanto di eccitazione, può assumere infinite forme diverse a seconda del modo che occupa e la maggior parte delle possibili applicazioni delle proprietà quantistiche della luce a nuove tecnologie quali comunicazione, computazione o metrologia quantistica dipendono dalla perfetta conoscenza di tale forma.
Il gruppo di ricerca ha mostrato come copiare fedelmente il modo temporale di un fotone ultracorto su quello di un impulso luminoso classico, così da poterlo misurare in dettaglio con tecniche standard; oltre ad aver ricostruito le strutture temporali di singoli fotoni variamente deformati, i ricercatori Ino-Cnr hanno anche dimostrato come utilizzare questa capacità per nuovi schemi di codifica dell’informazione quantistica.
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