di Katya Malagnini
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Mr. Roy inizia a fare il d.j. nel 2002 e man mano che percorre la sua strada, si accorge che la sua è una passione per le sfumature più raffinate della musica house; è un d.j che non ama parlare molto di sé, perché ha sempre preferito lasciar parlare la musica. Nei suoi eleganti dj set rimane invisibile tra un disco e l’altro, non parla sui dischi e non si scompone, ma emerge notevolmente nel momento del passaggio tra i dischi, e lo fa con una superba pulizia di missaggio che lo ha sempre contraddistinto in una tecnica impeccabile. Lo incontro davanti a un caffè e una crostatina, dove appare evidentemente a disagio nel parlare di se stesso, ma non nel liquidare l’immancabile venditore di rose, al quale, guardandomi…risponde: “è mia madre” :D:D
Ogni tanto si distrae. Probabilmente, il suo pensiero corre a Cleopatra, la sua adorata cagnolina che lo aspetta a casa assieme alla musica. Roy non ama sentirsi importante, per lui d’importante, c’è solo la musica. Quella mixata s’intende, perché produrre, per lui, non è per niente indispensabile. In fondo, ha sempre voluto fare il d.j. e questo ha fatto, anche se confessa, che in ogni situazione, tuttora gli trema la mano. Perché mixare è sempre una grande, nuova…emozione.
Il tuo genere musicale è l’ house music. Molti colleghi dicono che non è più possibile fare il proprio genere, ma che si è costretti a proporre altro, perché la gente vuole un determinato tipo di musica: che ne pensi?
Non è così, il fatto è che la commerciale costa poco! Chi va a “suonare” per cinquanta euro, compra le “D.j. Selection”, non può di certo permettersi di comprare ogni settimana tutti quei dischi che sarebbero richiesti in una specializzazione musicale.
Beh Roy, guai se non ci fossero le “D.j. Selection”…
E fino agli inizi degli anni duemila che si faceva?
Vinile, ma a questo punto, l’intervista la stai facendo tu a me :D
Se non ci fossero, le “D.j. Selection”, sarebbe molto più difficile per un dj iniziare questo lavoro! Ce ne sono tantissimi che non sarebbero mai in grado di capire se un disco possiede il potenziale per funzionare o no. Poi ecco che si vedono in giro i fenomeni che suonano solo le hit.
Non bisogna mai guardare la quantità di serate che uno fa, ma i locali in cui le fa e la gente che partecipa alle serate. Siamo in pochi a proporre altro al di fuori della commerciale, siamo estranei fuori dal mondo.
Come hai cominciato?
La cotta per il djing l’ho presa in giro per i locali in cui mi portava mia mamma, in particolare il “Princeps” a Grignano (Ts). La musica è sempre stata una costante nella mia vita, e in quella di mia madre.
Ho sempre amato mescolare le canzoni, smontavo anche i walkman, mi piaceva!
Quando ho iniziato ad andare nei locali, mi appostavo di fianco alle consolle a osservare i djs. La domenica pomeriggio, andavo spesso al “Tnt Kamasutra”. Una volta si faceva così, non c’era la possibilità di comprarsi subito una consolle (o perlomeno, io ai miei non l’ho chiesta, e la prima la comprai dopo quattro anni facendo un finanziamento). Per quanto riguarda la musica, compravo solo vinili.
Sono partito da solo, affrontando la mia timidezza. Ho messo i primi dischi nel 2002, quando affiancavo Maurizio Bacichi al “Mandracchio” di Trieste, poi ho iniziato a propormi, trovando ardui scogli e gente che in me non credeva. Amo l’house music, e se qualcuno dovesse propormi di fare una serata anni ottanta importante, non la farei, perché troverei molto più giusto chiamare djs che hanno vissuto realmente le situazioni all’epoca, come ad esempio Lino Lodi o Diego Costelli. Io non ho vissuto quegli anni (anche se le canzoni di quei tempi mi piacciono moltissimo e ne ho più di qualche migliaia).
Dopo il Mandracchio qual è stato il tuo passo successivo?
Continuando a propormi, ho iniziato a lavorare un nuovissimo locale che fungeva da intrattenimento a 360° (dal biliardo alla discoteca) che nasceva nell’unico centro commerciale presente a quei tempi nella città di Monfalcone (Go) nei primi anni duemila. Una sfida grossa, senza pubblicità: fu un trionfo. Con le prime paghette, comprai l’attrezzatura, i cd e i vinili. Ero agli inizi, e non avevo idea di come si dovesse far partire una serata, ignoravo l’esistenza del down beat! Partivo a 125 bpm! :D
Da lì ho poi, ho girato diverse situazioni notturne, tra “Jeko Bay”, “La Ola”, “La Bomba”, il “Cantera” e molti altri. Erano gli ultimi anni belli per i locali notturni qui in Friuli, e per fortuna sono riuscito a viverli. Ora giro, non mi piace fare il d.j. resident. Faccio molte serate “miste” che partono dal funky ‘80s, per poi virare verso l’house cantata e la deep, una festa con gente adulta.
La cosa che risalta maggiormente di te è la tua tecnica: come l’hai perfezionata?
Mi viene naturale. Già dalle prime volte che toccavo i giradischi o i lettori cd ce la facevo, poi l’ho perfezionata.
Puntare sulla tecnica è un vantaggio o è una cosa che penalizza un d.j.?
Dipende da che tipologia di musica vuoi suonare! Nella commerciale alla gente frega esclusivamente della canzone, i cambi non li sente nemmeno, e non è lì per ballare i mixaggi. Chi fa questa musica, parla anche molto al microfono e si concentra sull’intrattenimento, e il solo mix che conta, è quello tra musica e voce e non la tecnica che emerge tra due dischi. In questo frangente, della tecnica non importa a nessuno; è molto importante, invece, nei clubbing. Lì i passaggi tra un disco e l’altro, possono anche durare diversi minuti, con due o tre canzoni assieme. Per avere la tecnica, comunque, devi conoscere le tonalità: se due canzoni stonano, non si possono sentire.
Ci sono un sacco di vocalist che accompagnano i djs che suonano musica house. Perché?
Secondo me non è vero che il vocalist nelle situazioni house è indispensabile. Solo in Italia abbiamo la fissa per queste cose, in Spagna non ho mai visto vocalist. Dipende quindi dalla cultura del popolo. Se uno è veramente malato di musica elettronica, che il vocalist ci sia o no, non fa differenza. Anzi, a volte i vocalist sono impegnativi!
La bravura di un d.j. deve essere la medesima del vocalist nella stessa situazione, solo così può esserci un equilibrio che porta a un grande risultato. Ci sono personaggi bravissimi con la voce, ma sono un’eccezione.
Alcuni vocalist sono bravi con la commerciale e pessimi con l’house, non si può far tutto.
Secondo te è più facile fare il vocalist sulla commerciale o sulla musica house?
Dipende dall’occhio di chi la vede. Se uno fa commerciale, si troverà in difficoltà con la musica house e viceversa. Ognuno deve fare il suo. Su un pezzo progressive - house, nell’istante in cui la melodia ti da l’imput per andare in semi catalessi :D non puoi dire “Svegliaaa su le mani!”. Decisamente fuori luogo.
Qual è stato il primo disco che hai preso?
Ho fatto impazzire la mia mamma per un “Homework” dei Daft Punk. Girammo mezza Rimini per trovarlo e tuttora lo suono. I dischi che mettevo di più quando ho iniziato a suonare nei locali erano “Touch Me” e “In the Music”. Dal 2005 ho virato puramente verso l’house music.
Che cosa ne pensi dei fenomeni musicali che esplodono (? :D) improvvisamente?
Dal mio punto di vista, molti djs che esplodono, sono spesso spinti da conoscenze, dal colpo di c*** e dai soldini che vengono investiti nei progetti. Ci sono mooolti artisti bravi che fanno tantissima difficoltà a farsi notare e che a volte rinunciano per impossibilità finanziarie o sociali.
Dove acquisti i tuoi dischi?
Esclusivamente online! Specialmente su Discopiù. I negozi di dischi non esistono più, anche se penso con nostalgia al passato, quando compravo molti dischi al “Dance all Day” e al “Natural Sound”. Ho moltissima passione per la musica, e sarei il primo a tornare a suonare esclusivamente il vinile, perché la sensibilità che ti può dare un disco è unica, ma è troppo dispendioso, ed io acquisto circa duemila canzoni l’anno. Faccio sempre il bilancio, e c’è stato un anno in cui ho toccato le tremila song acquistate. A volte mi metto al computer ad ascoltare le novità alle quindici, e mi alzo dal pc alle tre del mattino! Come farei a prenderle in vinile? Parliamo di otto, dodici euro a mix. Un altro grossissimo problema per quanto riguarda i vinili, è che non esistono più, nei locali, le consolle predisposte per suonare i vinili (* argh -.-‘) non ci sono i giradischi, e dove si trovano, fungono da porta giubbotti e bevande. Terribile!
Qual è il d.j. che stimi particolarmente?
Ce ne sono diversi: Hot Since 82, Audiowhores, Joris Voorn, Claptone. Vorrei citare anche le etichette Suara, Defected, Noir Music. Artisti Locali: Paolo Barbato (con il quale sono in sintonia musicale) e amo l’occhio per il pubblico e l’onda musicale che crea. Ammiro Master Dee, per la notevole cultura e l’impatto che ha con la gente. Sto osservando molto anche Albert Marzinotto, un giovane d.j. affermato, che vive al 100% di musica e che darebbe l’anima a ogni prestazione.
Parliamo di Master Dee :D una delle colonne portanti del djing qui in Friuli Venezia Giulia: come lo hai conosciuto?
Nel 2005, e ho avuto un impatto traumatico con lui, mi sono presentato malissimo, perché all’epoca io avevo un pessimo carattere. Dario (*vero nome di Master Dee) è una persona eccezionale! Ho iniziato a fargli sentire delle nuove canzoni che trovavo, e notavo che in lui suscitavano interesse. Negli anni, poi, abbiamo continuato con un solido rapporto d’amicizia associato a uno scambio d’idee su dischi e locali. Abbiamo anche una nostra canzone… come gli innamorati: :D:D:D:D
Qual é?
“Bukovina” di Ian Oliver. Da lì è nata la nostra amicizia.
Lanciamo un’organizzazione di solidarietà aiuto tra colleghi d.j. per far ripartire la movida del Friuli: come la vedi?
Non funzionerebbe, perché siamo italiani e ognuno pensa al proprio sedere.
Comunque, non parte dal d.j. o dal locale, parte dalle persone, che purtroppo sono manipolatissime dai Mass Media. Una volta era il d.j. a fare le classifiche e a imporre la sua musica, ora ci sono i Mass Media che hanno distrutto l’essenza del d.j.
Musica e orari: su questo, in Friuli Venezia Giulia, ci sono parecchi problemi: che ne pensi?
Io sono favorevole al fatto che la musica venga chiusa alle ventitré nei bar (anzi, se fosse per me, non metterei proprio i djs nei bar!) il problema è che questa legge, andava fatta PRIMA della chiusura delle discoteche, e cioè molti anni fa… non dopo.
Secondo me, in quel frangente, i locali avrebbero dovuto unire le forze e ribellarsi a quest’ordinanza in qualche modo, ovviamente cercando di limitare i fastidi al di fuori del locale. Rimango dell’idea che il compito di far ballare e divertire la gente spetta alla discoteca, perché il bar è solo un punto d’incontro e di relax.
Quali sono le cause della morte della movida locale?
Non ho dubbi: io ho cominciato a lavorare nel 2002, ho fatto tutti i locali della zona, hanno chiuso tutti…quindi è colpa mia :D:D:D:D:D:D
La movida locale non è morta, è “solo” frantumata. Ipotizziamo: il bacino di utenza è formato da diecimila persone. Se i bar cominciano a dare lo stesso servizio delle discoteche per meno soldi, questi diecimila si dividono in proporzione ai bar. Successivamente, si sono svuotati anche i bar, perché la gente si è stufata della monotonia, è tutta una catena. Io non credo alla crisi, perché se la gente ha un euro in tasca, lo spende. Sono nate anche un sacco di altre forme d’intrattenimento, non dimentichiamolo, per esempio internet. Tutti si fossilizzano su Facebook, anche per gli eventi, che poi alla fine sono tutti uguali. Il risultato è che la gente non ci crede più. Allora succede che il pubblico cerca direttamente il nome grosso in consolle, e questo va a scapito dei dj. professionisti non famosi che vengono così tagliati fuori. Oramai suonano i pr. o i nomi grossi, i d.j. “medi” sono a casa. Non capisco, poi, i p.r. che portano duecento persone. Se io avessi la capacità di portarne così tante mi aprirei un locale mio, perché “ingrassare il sedere” agli altri? Tra l’altro, se lo farei, sarebbe un locale per i ricchi, perché bisogna puntare in alto, non in basso, perché è il ricco che spende! Naturalmente, non si vuole parlar male di una classe sociale bassa della quale anch’io faccio parte, ma è un dato di fatto. Inoltre, come già detto, non bisogna mai guardare la quantità ma la qualità. Se ci sono duecento persone ma solo cento bevono, il locale ci rimette. Senza contare che se per un gestore il p.r. del momento diventa indispensabile, vuol dire che il suo locale non funziona! La gente non ha la minima idea degli investimenti che ci sono dietro a una serata, i nuovi gestori poi, capiscono poco e mettono ingressi ridicoli che non coprono nemmeno le spese. Come si fa a organizzare qualcosa di bello così? Un locale ha bisogno di figure ben suddivise, oggi tutti fanno tutto.
L’esistenza di una discoteca fa funzionare anche gli altri locali, perché la gente prima e dopo va nei bar, ma le disco qui non esistono più. Trai tu le conclusioni! La discoteca crea lavoro per tutti! Inoltre, molti tra quelli che si lamentano e rompono le scatole per il rumore, sono gli stessi che molti anni fa erano accaniti frequentatori delle discoteche. Quanta ipocrisia! Troppi ragazzini, poi, sono in giro fino a notte fonda, e la gente grande si sente in imbarazzo e si vergogna ad andare nei locali. Per non parlare dei cambiamenti: una volta si ballava, ora ci si ubriaca.
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Se tu avessi un locale, chi chiameresti a suonare in consolle?
Prima di vedere chi chiamare a suonare, cercherei di dare una tipologia al locale, cosa che molti oggi non fanno più. Sbaglio enorme!!!
Non si può fare una serata techno il mercoledì e rock il giovedì, un locale ha bisogno di un’impronta!
In ogni caso farei un locale carino, dove la gente possa parlare e divertirsi, mirato a un target d’età che va dai venticinque ai cinquant’anni. Vorrei gente che si diverte per la musica e non perché si ubriaca! Punterei sulla qualità in tutto e per tutto!
Perché i pochi locali rimasti, non fanno più le domeniche pomeriggio?
Le domeniche pomeriggio ora non avrebbero senso, proprio perché i ragazzini di quattordici e sedici anni escono il sabato notte, pertanto le domeniche pomeriggio sono diventate inutili, non ci andrebbe nessuno. C’è da dire poi, che le domeniche pomeriggio sono un rischio. I ragazzini fanno spesso baruffa, bevono e le licenze vengono tolte facilmente. Quando un ragazzino inizia a provare le cose prima del dovuto, non va bene, perché poi vuole solo quelle e cercherà sempre il posto che possa offrirgliele, e se non le trova in un locale, non ci torna. La domenica pomeriggio si è trasformata in sabato sera per tanti locali.
Può essere dovuto al fatto che la società è cambiata e di conseguenza i genitori di queste creature si adeguano?
Un ragazzino sedicenne di oggi che si ritrova dei genitori che non lo lasciano uscire il sabato sera, è estraniato dalla società. Stesso discorso, se non ha un cellulare di ultima generazione.
Ai miei tempi c’erano lo zaino Invicta e le felpe della Best Company!!
Sì, ma non erano cose nocive quelle! Mio fratello che ha otto anni, ha già il tablet! Molti problemi li ha causati internet, perché mostra ciò che i genitori tentano di nascondere.
Domani parti per un viaggio: quale luogo scegli?
Miami, indubbiamente!
Tu rientri nella folta schiera :D di dj’s che non amano ballare. Perché?
A me piace far ballare!
(*chissà perché tutti depistano questa domanda)…
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