La maggior parte delle persone adulte, compresi i consumatori accaniti e donne incinte, dicono di non aver mai ricevuto alcuna informazione riguardo l’abuso di alcool da uno specialista o altro operatore sanitario competente.
Ora è il momento giusto per cambiare.
Solo il 17% delle donne incinte sostengono di aver ricevuto informazioni in merito ai rischi del bere, nonostante il fatto che i servizi sanitari esortino contro questa cattiva abitudine durante la gravidanza.
Thomas Frieden, uno specialista statunitense, ricercatore sui rischi dell’alcool ha detto in proposito: “i medici si preoccupano per i valori del colesterolo, per l’alta pressione e per altri problemi che sono migliaia di volte meno nocivi dell’abuso di sostanze alcoliche, è assurdo!”.
Il nuovo rapporto proviene da uno studio di 166.753 adulti oltre i 18 anni provenienti da 44 Stati, condotto nel 2011, dal quale è emerso che solo un paziente su sei è stato messo al corrente dei rischi. La percentuale aumenta ma di poco quando riguarda i pazienti in stato evidente di alcool-dipendenza: solo uno su quattro.
Sono quasi 100.000 i bambini già colpiti dall’influenza nell’ultima settimana dell’anno, ma il picco deve ancora arrivare ed è atteso a partire dai giorni successivi all’Epifania. Dei circa 450.000 italiani a letto per l’influenza durante le feste di Natale e Capodanno, oltre il 20% è dunque rappresentato da bambini sotto i 5 anni di età. Non solo. Negli ultimi giorni del 2013 si è registrato un incremento dei casi di influenza proprio tra i più piccoli (0-5 anni), con una incidenza di 4 casi su 1.000 a fronte del dato generale pari a 1,5 su 1.000.
“Tutti coloro che hanno un figlio con una malattia come le cardiopatie, le pneumopatie, il diabete, la fibrosi cistica devono vaccinare il proprio figlio per evitare la possibilità che contragga l’influenza”, raccomanda Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell’ospedale [Leggi tutto…]
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, gli analisti hanno scoperto 42 nuove regioni del DNA potenzialmente “costruttrici” dei dolori articolari del tipo reumatoide, e che potrebbero fornire dati validi per per trovare un giorno la cura.
I ricercatori hanno studiato e confrontato il DNA dei pazienti affetti da infiammazione articolare e hanno scoperto 42 difetti genetici che sono correlati alla malattia. L’obiettivo è quello di sviluppare delle pillole migliorate per eliminare questi difetti. L’esame ha coinvolto 30.000 pazienti, ed è il più grande studio mai condotto sull’ereditarietà.
Infatti, un farmaco, che è stato prodotto dalla sperimentazione, che tiene conto del fattore ereditario, è oggi una medicina vitale per chi soffre di infiammazione reumatoide delle articolazioni, che dà fiducia agli analisti riguardo ai diversi farmaci che possono avere successo, concentrandosi sulle carenze del DNA.
Diversi specialisti però sostengono che distinguere gli intervalli ereditari deboli per le malattie complesse altrimenti chiamati polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) non è un approccio adeguato.
Gli scienziati hanno dichiarato che questa rivelazione porta a 101 il numero complessivo di genomi da infiammazione articolare del tipo reumatoide conosciuti finora.