Canna di Palude - Phragmites communis
Famiglia : Graminacee - La canna di palude è una pianta perenne, glauca, che misura 1-4 m di altezza, ma che può arrivare fino a 10 m. I rizomi striscianti sono immersi nel fango e hanno spesso 5 m di lunghezza; sorreggono fusti solidi e dritti, talvolta prostrati e, in questo caso, ramificati. I fusti hanno foglie opposte, rugose, lunghe circa 50 cm, glauche e guainanti per lungo tratto. I fusti prostrati si distinguono per le guaine corte, le foglie più ridotte e arrotolate. Le guaine possono girare più o meno liberamente attorno al fusto: in caso di forte vento, tutti i lembi si orientano dallo stesso lato come tante bandierine. La cima del fusto sorregge una pannocchia ramificata che giunge spesso a 40 cm di lunghezza e si compone di spighette color malva, formate da 3 a 7 fiori. L’asse della spighetta ha lunghe setole che rimangono dopo la fioritura e conferiscono alla pannocchia un aspetto piumoso e argentato, tanto più per il fatto che questa si contrae prima della fruttificazione. I frutti sono grigiastri o rossastri, avvolti a spirale. La canna di palude si moltiplica anche molto frequentemente per germinazione dei rizomi. Inoltre, forma stoloni aerei o acquatici, lunghi fino a 10 m, che emettono radici in corrispondenza dei nodi, dando poi origine a nuovi germogli. Questo tipo di riproduzione si manifesta specialmente nelle acque profonde. La canna di palude popola le rive delle acque stagnanti o tranquille, le paludi e gli acquitrini, i campi e le praterie. Indica con certezza l’esistenza di falde di acqua sotterranea e superficiale o l’affioramento di una sorgente. Questa pianta è comune in tutto il mondo, ma manca in determinati luoghi, come ad esempio in Amazzonia. I fusti della canna di palude sono molto resistenti, dovendo opporsi all’urto del vento e delle onde. La pianta adulta è impregnata di silicio e la sua cenere ne contiene più del 70 per cento. Gli organi giovani, e soprattutto i rizomi, contengono fino al 5 per cento di zucchero. In periodo di carestia sono stati mangiati sia crudi sia arrostiti o bolliti. Se ne produce pure una specie di farina e anche un surrogato del caffè. I fusti servono per coprire i tetti, per fabbricare stuoie e come materiale inerte di molti tipi di intonaco murale, di gessi, di malte, ecc. Si usano anche talvolta come strame o come foraggio quando sono ancora molto giovani e teneri. Recenti ricerche hanno dimostrato che se ne potrebbe ricavare cellulosa, seta artificiale, glicerina, tannino, acido lattico, ecc.