Record: Sbarcate in Italia centomila tonnellate di soia (probabilmente OGM) dal Brasile
Non era mai stata scaricata una tale quantità di soia, in soli due giorni, sulle banchine del Terminal Rinfuse Italia del porto di Venezia. Le centomila tonnellate di granaglie brasiliane molto probabilmente modificate geneticamente (vedi nota sotto), arrivate nel week end su due navi porta-rinfuse gemelle (la Van Gogh e la Vermeer), hanno infatti consentito alla struttura del gruppo Europort di stabilire un nuovo record in questo settore merceologico. L’approfondimento dei pescaggi dello scalo di Marghera, completato dall’Authority veneziana, la sinergia con il porto di Chioggia e la spinta commerciale condotta dagli operatori, sono gli elementi che hanno consentito l’arrivo delle due grandi navi, entrambe lunghe 238 metri, larghe 38 con una stazza lorda di 97mila tonnellate. “Stiamo incrementando giorno per giorno la capacità di far approdare navi di notevoli dimensioni - dichiara Marco Corbellini, presidente e amministratore delegato di Euroports in Italia -. Il terminal sta apportando importanti innovazioni e grazie agli investimenti realizzati ora siamo in grado di gestire a livello informatizzato tutta la merce dallo sbarco alla riconsegna”.
Nota
Rimane il dubbio sulla bontà dell’operazione, che comporterebbe, a seconda degli esperti anti-OGM, dei notevoli rischi sulla salute. L’importazione di fatto annulla gli effetti del divieto di semina OGM nel territorio italiano.
Un esempio emblematico a questo riguardo è quello della soia geneticamente manipolata dalla ditta Pioneer con l’aggiunta di un gene che deriva dalla noce brasiliana. La noce brasiliana è nota per le sue potenzialità allergeniche. La Pioneer Hi-Bred lnternational ha sviluppato questo tipo di soia transgenica nel tentativo di aumentare il contenuto in metionina e cisteina, di cui la soia é particolarmente povera, inserendo un gene derivante dalla noce Brasiliana che é particolarmente ricca di tali aminoacidi. L’ingegnerizzazione ha però condotto al trasferimento anche dei geni codificanti per l’albumina 2S, il principale allergene della noce Brasiliana. Gli esperimenti di laboratorio eseguiti dalla stessa multinazionale avevano dato esito negativo riguardo alla possibilità di una risposta allergica; queste società avevano quindi rassicurato la gente sui rischi allergenici, sostenendo che non si può creare risposta allergica trapiantando un solo gene. Prima che la soia venisse immessa in commercio alcuni ricercatori si sono premuniti di eseguire alcuni test allergologici; secondo il risultato di questi test la soia geneticamente modificata con il gene della noce brasiliana risultava scatenare risposte allergiche in individui allergici alla noce brasiliana ma non alla soia normale. In questo modo è stata bloccata la commercializzazione di questa soia. Il problema è che questi studi si sono potuti eseguire perché sono stati usati sieri di persone allergiche alla noce brasiliana; come si potrà fare per geni che non hanno mai fatto parte della dieta umana ? Non abbiamo sieri di persone allergiche alla molteplicità di geni introdotti dall’ingegneria genetica, perché molti di questi non hanno mai fatto parte dell’alimentazione umana.