Fermare la strage dei delfini
Nei giorni scorsi la Sea Shepherd Conservation Society, da sempre in prima linea nel contrastare le baleniere giapponesi nel santuario dell’Antartico, ha denunciato l’intrappolamento di oltre 250 delfini al largo della baia di Taiji. La maggior parte di questi delfini è destinata al macello e una piccola quota all’animazione di parchi acquatici.
“Dobbiamo evitare che tutto questo accada”, ha scritto Paul Watson, fondatore dell’associazione. Watson ha lanciato anche una campagna per evitare la cattura di un giovanissima e rara femmina albina, oggetto di gran valore per gli acquari. “Catturare i delfini per mostrarli in un acquario non fa parte della cultura giapponese e la brutalità di questo massacro - ha concluso Watson - non sarebbe mai giuridicamente accettata in qualsiasi macello in tutto il mondo, Giappone incluso”.
Carole Kennedy, ambasciatrice degli Stati Uniti di America a Tokyo, ha protestato contro questa mattanza ed anche l’ambasciatore del Regno Unito si è associato alla protesta.
Nel 2011 il Governo italiano chiese a quello giapponese di fermare la mattanza annuale dei delfini nella baia di Taiji, presentando una richiesta formale alle autorità nipponiche tramite l’ambasciatore italiano a Tokyo. La mattanza dei delfini nella baia di Taiji è davvero una crudeltà inaccettabile deprecata a livello internazionale.
L’azione dell’opinione pubblica mondiale, se supportata anche dalle diplomazie più sensibili, potrebbe finalmente determinare una svolta nell’atteggiamento del governo giapponese.