Feb
16
La Imperfect Dancers Company strega il pubblico al Teatro Comunale di Carpi

1s

di Maria Luisa Runti

Successo travolgente per “Madama Butterfly’s Son”, andato in scena il 13 u.s al Teatro Comunale di Carpi, esaurito in ogni ordine di posti. Considerato il capolavoro di Walter Matteini ed Ina Broeckx e reduce dalla trionfale accoglienza al Jazz Lincoln Center di New York (andato in scena in versione ridotta poiché ospite del Booking Dance Festival di NYC, in ambito giornate APAP) la performance della Compagnia ha ammaliato gli spettatori.
Un gioiellino di Teatro, il Comunale di Carpi, aprì i battenti all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, l’11 agosto 1861 con “Il Rigoletto” di Verdi. Ideato da Claudio Rossi, professore della scuola di disegno, esponente con Cesare Costa della corrente neoclassica modenese, diede vita ad un teatro-tempio, tipico dei primi dell’ottocento. Giuseppe Ugolini decorò il soffitto della platea con le figure della Musica, Poesia, Prosa e Danza ed il sipario con Orfeo che incita la Natura. Eleganza e raffinatezza cromatica che sono stati perfetto contrasto per accogliere e sottolineare una scena scarna, (ideata da Matteini e Broeckx) quasi nuda, imperniata su morbide ma forti armonie cromatiche e qualche oggetto pregno di significato. La valigia del figlio di Cio Cio San ritornato, ormai uomo, a Nagasaki. Simbolo del viaggio dalle Americhe ma anche prezioso, metaforico contenitore di ricordi d’antan, di segreti mai conosciuti, una sorta di grande “scatola” ove custodire gelosamente le tessere di quel lontano mosaico che gli diede la vita.2s Contro il fondale, appesi di sghembo nel vuoto, un tavolo senza tempo ed una sedia senza seduta. Rossi. Altro forte segno atemporale a rammentare una casa che non c’è più ed una che si vorrebbe ma di cui si ignora pressoché tutto. Geniale l’idea di far roteare di tanto in tanto, magicamente nel vuoto, la sedia, quasi ad indicare lo scorrere del tempo, del trascorre degli anni in un silenzio fatto di luce, rotto dalla musica e dalla potente ed eccezionale opera di espressione artistica e gestuale dei danzatori. I vari personaggi danno vita ad una danza incalzante, drammatica di incontri-scontri e passioni, di tenerezze nostalgiche e momenti di abbandono. Poesia e lirismo, angoscia, l’affannoso cercarsi l’un l’altro nel dilemma se si rivive il passato lontano o se i ricordi si materializzano per dar vita ad un nuovo presente. Lo spettacolo è magnificamente giocato su vari piani psicologici ed introspettivi che si intersecano di continuo a formare un emblematico affresco di interrogativi che probabilmente non verranno mai risolti. Straordinaria Ina Broeckx che tratteggia una Butterfly con entrata regale e fantastica, quasi irreale, il sogno di ciò che avrebbe voluto avvenisse ma che la vita le ha impedito. Riempie la scena ammantata da un kimono dallo strascico lunghissimo, perla; rosso, nero e gocce di fiori appena accennati. Un personaggio, simbolicamente, da teatro Noh, una donna ricordo che incede lentamente eppoi si materializza, a tratti, in un costume cupo semplicissimo, un abito dei nostri giorni ma dove, sotto il seno, vi è una forte pennellata di rosso. Risorge dal suo karakiri il cui sangue diventa un fiore. Morte e vita si alternano come i ricordi, l’armonia narrativa dei vari piani psicologici ed introspettivi è perfetta ed inquietante. 3s Superba l’interpretazione di Julio Cesar Quintanilla nel ruolo del figlio, a volte protagonista con il suo angoscioso strazio, a volte spettatore di un racconto dove, per lui, realtà, passato e fantasia non hanno né limiti né confini, abbracciato alla sua valigia fra le figure che gli si muovono intorno. 5sEccellente il livello di tutta la compagnia (Maria Focaraccio, Kayla May Corbin, Valerio Iurato, Katherina Nakui e Armando Rossi) che ha visto la partecipazione straordinaria, come danzatore, dello stesso Walter Matteini nel ruolo di Pinkerton. Di grandissimo effetto, nel finale, le decine di lampadine appese ad un filo che calano sui danzatori dal soffitto abbracciandoli, imprigionandoli, immergendoli in spiragli di luce come fossero lucine votive da cui non riescono a liberarsi nonostante la forte e coinvolgente gestualità della danza. Un camposanto di ricordi o una speranza di rinascita; poi ogni cosa si dissolve. Rimangono nella memoria l’andare e venire dei fantasmi di Butterfly che ciascun protagonista porta in sè, la stupenda scena di Cio Cio San che si libra nel vuoto appesa ad una corda, a guisa di Araba Fenice 4s cui non è più concesso di volare, la “pioggia” di petali rossi che avvolge i danzatori nella scena conclusiva. Un passato di amore, dolore e morte, una rivisitazione dell’opera pucciniana nel cui nel tessuto musicale si inseriscono perfettamente brani di Max Richter, David Darling, Philip Glass, Beethoven e Haendel, che Walter Matteini ed Ina Broeckx hanno saputo rendere attuale ed emblematica, quasi pirandelliana nel gioco delle parti, con grande maestria ed efficacia narrativa ed interpretativa in uno stile assolutamente originale e studiato ad arte. Eleganti nella loro semplicità ed armonia cromatica i costumi ideati dalla Broeckx oltre alla sontuosità dello straordinario kimono iniziale. Efficaci e di effetto le luci di Bruno Ciulli. Calorosissimi, lunghi applausi e ripetute chiamate alla ribalta hanno coronato il successo della magnifica serata.

MARIA LUISA RUNTI
© Riproduzione vietata

Foto: Maria Luisa Runti

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