di Corrado Premuda
Di Leonor Fini (1907 - 1996), in Italia, conosciamo i quadri dagli originali soggetti declinati in un universo fantastico, le immagini femminili che suggeriscono nuove accattivanti regole, i celebri ritratti di molti dei personaggi più in vista del Novecento, e ancora le raffinate creazioni di costumi e scene per il teatro e il cinema, le illustrazioni di grandi capolavori letterari di ogni tempo, le bizzarre invenzioni nel campo del design. Quasi niente si sa, invece, della sua attività di narratrice.
I suoi testi, scritti in francese, sono apparsi all’estero, tradotti anche in inglese, tedesco, svedese, catalano e giapponese. Ora, per la prima volta, Leonor Fini viene proposta in italiano, sua lingua madre insieme al tedesco.
“Murmur. Fiaba per bambini pelosi” è il primo romanzo breve scritto dall’artista; uscito per la prima volta in Francia nel 1976, arriva ora in Italia nella mia traduzione, pubblicato nella collana “Gli eccentrici” delle Edizioni Arcoiris, insieme al mio saggio “Leonor Fini scrittrice” (in copertina l’incisione dell’artista “Portrait de Mourmour”).
Questo libro s’inserisce nel lungo lavoro di ricerca e di studio sulla pittrice che mi ha portato, negli anni, a scrivere una ventina di articoli e saggi per quotidiani e riviste, a tenere conferenze in accademie e circoli, a collaborare con Giampaolo Penco per il documentario “Mais où est Leonor?” (acquisito di recente dalla videoteca del Centre Pompidou di Parigi), a scrivere il testo teatrale “Guardiana dei sogni. Variazioni su Leonor Fini” per il regista Alessandro Marinuzzi.
Con un’ampia produzione artistica che si estende dagli anni Venti agli anni Novanta e una vita avventurosa degna di un personaggio da romanzo, Leonor Fini è stata una vera protagonista del Novecento. La sua lunga e fortunata carriera, il suo fascino da diva, l’amicizia e la collaborazione con molti dei più importanti artisti e intellettuali del secolo scorso, uno stile di vita libero e originale l’hanno resa un’icona del mondo dell’arte e della cultura.
Leonor Fini nasce nel 1907 a Buenos Aires, città del padre di origine italiana, ma già l’anno dopo si trasferisce a Trieste con la madre Malvina Braun che lascia il marito, uomo violento e autoritario, per ritornare a vivere con la sua famiglia. A Trieste, allora importante centro emporiale dell’Impero austro-ungarico, Leonor trascorre infanzia, adolescenza e prima giovinezza. Nella sua famiglia d’origine, borghese e mitteleuropea – incrocio di diverse provenienze etniche e linguistiche – si comunica parlando il dialetto triestino. E nella Trieste del primo Novecento, allora una delle città più ricche e disinvolte d’Europa, la piccola Leonor viene educata alla cultura in generale. Quando qualcuno, in seguito, le fa notare: «Sei proprio un’italiana…», lei risponde con una punta d’irritazione: «Io non sono italiana, sono triestina!»
Fa piacere ricordare, in questa sede, che proprio nell’autunno 2014 il Comune di Trieste intitolerà un giardino pubblico all’artista.
Genio ribelle e contraddizione vivente, Leonor Fini è una delle più coraggiose e indipendenti personalità del Novecento europeo, un’artista le cui ricercate invenzioni fantastiche (che in un primo momento l’avvicinano all’ambiente dei Surrealisti) si accompagnano a uno stile di vita originale e anticonformista. Per il pubblico italiano sono ancora molti gli aspetti nuovi e sconosciuti di quest’artista: come la sorpresa di scoprirla narratrice di fantasmagorici e curiosi racconti, fatto che contribuisce senz’altro a ricomporne la creatività caleidoscopica e le molteplici passioni.
Leonor Fini si è cimentata con la narrativa costruendo delle storie indipendenti che attingono, però, dallo stesso immaginario di molti suoi quadri. La predisposizione per la scrittura e per il racconto è d’altra parte già evidente nella corrispondenza epistolare, attività a cui dedicava quotidianamente due ore. Leonor aveva il dono di trasformare sia la conversazione che le lettere in un avvincente racconto dei suoi fatti privati, delle opinioni su avvenimenti e persone, con dettagli e riflessioni vivaci e una immaginifica descrizione degli ambienti e delle situazioni.
È negli anni Settanta che vengono pubblicati i romanzi brevi di Leonor Fini. Il primo è proprio “Mourmour, conte pour enfants velus”. L’artista aveva cominciato a lavorare alla storia nel 1968, a Nonza (Corsica), e l’ambientazione della vicenda s’ispira alla natura della costa corsa e all’ex monastero abbandonato in cui l’artista trascorreva le sue estati. È un racconto surreale, una storia per adulti in cui si ritrovano, mescolati, molti elementi autobiografici dell’autrice e molti dettagli che provengono dalle sue numerose passioni e dai suoi interessi. “Murmur” parla dell’iniziazione di un giovane essere, metà uomo e metà gatto, che attorniato da animali fantastici e da creature misteriose assiste a eventi prodigiosi. La storia si chiude sul tema dell’abbandono dell’età infantile, un tema importante per Leonor Fini che nelle sue opere pittoriche ha tracciato i segni amari, stupiti, gioiosi della sua infanzia che non ha mai del tutto concluso il suo ciclo.
Chi conosce i temi della pittura dell’artista sa che la surrealtà del racconto è quella autentica dell’immaginario finiano, un immaginario che attinge anche ai contes des fées, alla letteratura fantastica e a grandi classici. Leonor Fini dà vita a una scrittura molto visiva, indulge con gusto in descrizioni minuziose e ricche di particolari: tessuti, colori, materiali, oggetti, profumi, elementi naturali, animali, vegetali e minerali, sono in buona parte gli stessi che popolano i suoi quadri e i suoi disegni e denotano il grande spirito di osservazione, l’attenzione per ogni sfumatura del racconto e la partecipe presentazione dei singoli dettagli come si trattasse di una scena allestita. Una scrittura molto personale, che prende forma da un complesso bagaglio interiore di immagini e suggestioni capaci di caratterizzare, con la stessa logica fantastica e poetica che ne guida l’opera pittorica, la prosa dell’autrice.
Qualche anno prima di morire, l’artista ha dichiarato: «Se tutti sanno che amo dipingere, non tutti sono a conoscenza del fatto che mi piace anche scrivere. “Murmur” e altri racconti testimoniano la mia passione per il potere che le parole hanno di creare meraviglia, ma soprattutto la mia passione per le immagini.»
CORRADO PREMUDA
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