VENERDÌ 7 E SABATO 8 NOVEMBRE 2014
INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE SINFONICA DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE
REQUIEM DI MOZART DIRETTO DAL M° GIANLUIGI GELMETTI
Venerdì 7 novembre con replica sabato 8 novembre si inaugura la Stagione Sinfonica 2014-15 del Teatro Verdi di Trieste che si caratterizza per la particolare attenzione posta, anche quest’anno, alle scelte artistiche di Direttori e Solisti, e dei programmi proposti.
Gli organici artistici dell’Orchestra e del Coro del Teatro Verdi, quest’ultimo preparato dal M° Paolo Vero, saranno impegnati nell’esecuzione di programmi sinfonici di grande qualità e varietà che si svilupperanno tra il 2014 e il 2015 in sei diversi appuntamenti con due esecuzioni ciascuno: una al venerdì alle ore 20.30, appuntamento riservato al Turno di abbonamento A, e una al sabato, alle ore 18, appuntamento riservato alle esecuzioni pomeridiane del Turno B.
Saliranno sul podio del “Verdi” bacchette di grande prestigio. Gianluigi Gelmetti, Roman Brogli-Sacher e Moshe Atzmon, che hanno già diretto i nostri organici, si alterneranno a direttori che per la prima volta si presenteranno al pubblico del “Verdi” come Aleksandar Markovic ad esempio, attuale titolare della Brno Philharmonic Orchestra. Debutto anche per il direttore armeno Karen Durgaryan, di cui si ricorda fra le altre, la prestigiosa collaborazione con il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Tutte solide e collaudate professionalità, interpreti del grande repertorio sinfonico, dalla prestigiosa carriera internazionale.
Tra i solisti si esibiranno giovani che sono veri e affermati talenti. E’ riconfermata la presenza, applauditissima nella scorsa stagione, del pianista Giuseppe Albanese con Listz e Rachmaninov e di Francesca Dego, con il Concerto per violino e orchestra di Ermanno Wolf Ferrari in prima esecuzione per il Teatro Verdi. Nuova entrée invece per il violoncellista Wen - Sinn Yang nato a Berna da genitori taiwanesi che in veste di solista ha riscosso grande successo con le Orchestre Bayerischen Rundfunk, NHK Tokyo, Concertgebouw di Amsterdam, Copenhagen Philharmonic e ha lavorato con direttori quali Sir Colin Davis, Lorin Maazel e Mariss Jansons.
L’apertura della stagione vede il ritorno a Trieste del M° Gianluigi Gelmetti che venerdì 7 novembre con replica sabato 8 novembre guiderà l’Orchestra e il Coro della Fondazione triestina nell’esecuzione del tormentato monumento musicale di Wolfang Amadeus Mozart: il Requiem per soli, coro e orchestra. Il Requiem è il frutto della ricerca spirituale e illuministica del musicista per un nuovo posto nelle forze intellettuali della società, in nome della sacralità della ragione e del progresso. Quasi una ricerca laica del sacro, nel nome della fratellanza umana, del progresso e della virtù.
Alla partitura, che ha le caratteristiche del lavoro incompiuto, il pubblico, lo studioso e l’interprete si accostano con la reverenza che le spetterebbe per il solo fatto di essere l’ultima opera di uno degli artisti più grandi della storia, e con cosciente sottomissione al fascino tragico della sua incompiutezza.
Infatti la storia ci dice che il committente del lavoro era il conte Franz von Walsegg-Stuppach che lo aveva aveva richiesto a Mozart per eseguirlo in suffragio alla moglie, morta nel febbraio 1791, e con l’intento di farlo passare per opera sua. Anche l’attribuzione a Mozart o a Süssmayr delle diverse parti del Requiem è anch’esso un problema ancora non del tutto risolto.
Il Mozart successivo al 1781, l’anno della grande svolta, non si cimenta più con la musica da chiesa, se non con il tentativo, altissimo ma lasciato interrotto, dell’incompiuta Messa in Do minore K 427 del 1782/83, vero capolavoro, e quasi dieci anni dopo con il mottetto Ave verum K618 del giugno’91, gemma delicatissima della sua ultima stagione. Gli interessi di Mozart adulto si rivolgono invece, e non solo per sollecitazioni di mercato, quasi esclusivamente alla composizione strumentale, e al teatro. Quindi sono sicuramente di mano di Mozart nella partitura originale, o nei fogli abbozzi e dunque attribuibili senz’altro a lui, l’intero primo numero, comprendente il Requiem e il Kyrie, le parti vocali, per poche battute quelle degli archi e il basso numerato del secondo (Dies Irae); ancora le parti vocali e il basso oltre all’assolo introduttivo del trombone, del terzo (Tuba mirum); parti vocali e basso, oltre a porzioni della parte dei primi violini del quarto (Rex tremendae); parti vocali e saltuariamente parti degli archi nel quinto (Recordare); parti vocali, basso e porzioni delle parti degli archi nel sesto (Confutatis); poche battute delle parti vocali e degli archi e del basso dell’ottavo (Domine Jesu); parti vocali, inizio della parte degli archi e basso nel nono (Hostias); e ovviamente la sezione concliusiva del dodicesimo e ultimo numero (Agnus Dei) che riprende la musica del primo, ossia dal Lux aeterna in poi.Il resto è di mano di Süssmayr; ma sapendo come Mozart in quei mesi, assillato dalla fretta e poi anche ammalato abbia per questa e per altre musiche fatto discreto ricorso ai suoi servizi, e non solo come amanuense (è di Süssmayr, per esempio, buona parte dei recitativi secchi de La clemenza di Tito) è ben difficile stabilire se e quando si tratti di un intervento del tutto autonomo oppure dell’applicazione postuma delle intenzioni di Mozart, magari comunicate sul letto di morte, o addirittura dell’esecuzione sotto diretta sorveglianza di indicazioni verbali dell’autore, soprattutto per gli aspetti più meccanici del lavoro come il lavoro di finir di scrivere le parti di alcuni strumenti proseguendo l’abbozzo di Mozart, per esempio.
A noi rimane il Requiem, composto da dodici numeri, nei quali si suddividono abbastanza irregolarmente i testi liturgici. La mitizzazione dell’opera ultima, “opus summum”, appartiene alla storia di un costume che spinse l’amor di retorica al di là di quanto consentissero i fatti: come avvenne nell’Ottocento che del Requiem di Mozart fece il componimento funebre obbligato per onorare defunti illustri, come ad esempio i funerali parigini di Chopin. Incompiuto, il Requiem non è il coronamento della vita e dell’opera di Mozart, ma la testimonianza che rende ancor più tragica la sua morte, ancora più irrisolta e sospesa sull’ignoto la sua grandezza artistica.
Oltre all’Orchestra e al Coro del Teatro Verdi preparato dal M° Paolo Vero, Il Maestro Gelmetti dirigerà un quartetto di solisti in cui figurano Michaela Marcu ( soprano), Marina Comparato (mezzosoprano), Tony Bardon (tenore) e Ernesto Morillo (basso).
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