di Maria Luisa Runti
Magico, fantastico debutto il 28 luglio della Compagnia di INNE Iván Pérez con il suo “Progetto Bolle 2016” per Operafestival, a Bassano del Grappa, nelle “spaziali” architetture delle Bolle Nardini progettate da Massimiliano Fuksas per celebrare, nel 2004, il 225° anniversario dalla data di fondazione dell’azienda. Protagonista del tradizionale progetto del festival che ambienta nuove creazioni di danza nell’architettura contemporanea delle Bolle Nardini, Iván Pérez ha creato una coreografia mozzafiato in una sorta di lunare giardino dell’Eden dove, dopo secoli di abbandono ora (siamo nel 3035) vive un gruppo di sconosciuti abitanti. Scatta il “gioco” fra costoro ed il pubblico, primo visitatore da decenni, di quella realtà immaginifica in un silenzio rotto soltanto dallo stormire delle fronde, dal frangersi dell’acqua e dalle note della bellissima musica di Rutger Zuydervelt. I danzatori sono un tutt’uno con la natura: gli alberi dove si arrampicano con delicata ed armonica gestualità, quasi fosserro uccelli in volo o agilissimi predatori, l’acqua dove danzano e si immergono nudi in un crescendo di movenze. Sembrano temere gli intrusi che li osservano, avanzano lentamente su di una passerella che li ospita, con lo sguardo fisso, incredulo ed impaurito per poi correre sull’erba e sparire. Il pubblico sale nelle bolle ed attende… fissando una lunga scalinata erbosa sbarrata da una grande porta a vetri. Ne discendono i danzatori abbracciati in una massa di corpi che librano braccia e gambe nel tentativo di voler fuggire all’ignoto. Rotolano, scalano le pareti di un muro, superbe, misteriose silohuettes che ammaliano e stupiscono mentre li avvolgono forti getti d’acqua, quasi preludio e memoria al diluvio universale. Attoniti davanti ai vetri che li dividono dal pubblico, fuggono ancora per tornare nelle acque del giardino non trovando la sperata libertà a cui erano abituati. Non rimane loro che ritornare nelle “bolle”, delle astronavi sospese su tubi d’acciaio, dove, in controluce, si ammira una gestualità esasperata, delle ombre che scivolano sulle pareti di vetro verde ed infine trovano pace. Una sorta di rientro nel ventre materno, un vagare nel suo liquido amniotico. Superba la prestazione di tutta la compagnia: Christopher Tandy, Inés Belda Nácher, Kim-Jomi Fisher e Jefta Tanate.
Iván Pérez ha impresso alla coreografia un forte impatto fisico e grande profondità emotiva con uno stile poetico e, nel contempo, sensuale, che tocca con magiche alchimie l’animo dello spettatore. Noto in tutto il mondo, nominato coreografo associato da ZfinMalta Dance Ensemble per il periodo 2016-2018 e premiato con numerosi riconoscimenti internazionali, dal 2011 ha iniziato a sviluppare il proprio segno coreografico scegliendo di affrontare una ricerca sulle potenzialità del corpo che ridefinisce se stesso attraverso il movimento e le infinite possibilità di interazione con l’ambiente circostante.
Entusiastici, prolungati applausi hanno coronato il successo della straordinaria serata, replicata anche nei due giorni successivi.
Affermava Michel Eyquem de Montaigne nei suoi “Saggi”: La natura non è altro che una poesia enigmatica.
MARIA LUISA RUNTI
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