Set
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Entusiasmo ed emozione per gli spettacoli di Nō e Kyōgen alla Pergola di Firenze

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di Maria Luisa Runti

Teatro sold out ed entusiastici applausi hanno accolto al Teatro della Pergola di Firenze gli spettacoli del Maestro Sakurama Ujin e della sua Compagnia, il 16 us, in occasione dei 150 anni dei rapporti Giappone-Italia. Un evento straordinario poiché l’autentico Teatro Nō mancava dal nostro Paese da ben 20 anni ed è stato l’ apice prezioso di tutte gli svariati eventi e manifestazioni che si sono susseguiti negli ultimi mesi per l’occasione. In programma: “La persiana con gelosia a grata” (Hashitomi) e “ Il sake della zia” (Oba ga sake).
2-noh-e-kyogen Il teatro Nō è un’antica forma teatrale giapponese che unisce elementi di danza, di recitazione drammatica, di musica e di poesia in una forma espressiva impareggiabile. Tokyo, Osaka e Kyoto sono i fulcri culturali attorno ai quali ruota questa arte. Il merito dello sviluppo di questa disciplina nel XIV e nel XV secolo va al prolifico scrittore e brillante attore Kannami ed a suo figlio Zeami. I suoi testi sono tutt’oggi recitati e rinomati come repertorio classico del Teatro Nō. Un’altra fonte importante è il Genji monogatari, un lavoro dell’XI secolo definito, a volte, il primo romanzo del mondo e scritto da Murasaki Shikib, accolta a corte per la sua fama di donna colta ed amante della letteratura. La preziosità ed unicità del teatro Nō sono state riconosciute nel 2002 dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità come pure quelle del Kyōgen. Vi sono cinque scuole esistenti di nō: la Kanze, la Hosho, la Komparu, che ha nel ramo della famiglia Sakurama una delle dinastie più insigni, a cui appartiene il Maestro Sakurama Ujin, XXI discendente della famiglia Sakurama, la Kita e la Kongo. Ognuna ha a capo una famiglia conosciuta come sō-ke e solamente il suo capofamiglia ha il diritto di creare nuove rappresentazioni o modificare quelle esistenti. “La persiana con gelosia a grata” è ispirato al quarto capitolo del celebre romanzo Genji Monogatari e racconta l’incontro in sogno tra un monaco ed il fantasma della bella dama Yūgao, amata da Genji, il Principe Splendente, ed uccisa da uno spirito maligno. Il breve dramma danzato ha un clima di squisita eleganza, dominato dal tema del fiore bianco il cui nome è diventato il nome della dama e che, con i suoi tralci rampicanti, ricopre la casa abbandonata dove indugia la memoria dell’amore passato. Come da tradizione lo spettacolo è stato intervallato da “Il sake della zia”, stuzzicante comicità di matrice Kyōgen in veste di stilizzata eleganza che sin dal periodo medievale viene rappresentata insieme al Nō e ben ne bilancia la tensione tragediografa. Questo intermezzo vede in scena un nipote che si traveste con una maschera da demone per rubare il sake gelosamente custodito da una zia avara ma si ubriaca senza ritegno finchè ella lo smaschera e gli dà la caccia infuriata.
5-noh-e-kyogen Di straordinaria maestria l’interpretazione del Maestro Sakurama Ujin nel ruolo della dama Yūgao, amata da Genji “lo splendente”. Poesia, vigore drammatico, delicata sensualità che si esprimono nel fruscio delle vesti, nella gestualità squisita del ventaglio, nei raffinati movimenti del volto ricoperto dalla maschera cui le luci e le sapienti movenze conferiscono di volta in volta delle magiche, intense espressioni. Canto, musica e magnifiche, suggestive movenze danzanti si fondono in un affresco corale di profondo impatto emotivo che hanno attanagliato il pubblico. Accanto a lui il bravissimo Tateda Yoshihiro, attore waki di scuola Shimogakari Hōshō.

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Comicità rigorosa, essenziale ed elegante per “Il sake della zia” dove sono stati abilmente ed un po’ farsescamente tratteggiati i due personaggi da Zenchiku Jūrō e Zenchiku Daijirō, entrambi di Scuola Ōkura.
Il magico commento musicale di Fujita Jirō, suonatore di flauto di scuola Issō, Kō Masayoshi, suonatore di kotsuzumi di scuola Kō e Kamei Hirotada, suonatore di ōtsuzumi di scuola Kadono hanno impresso allo spettacolo un alone di magia atemporale sottolineandone i momenti salienti.
La scena ha richiamato fedelmente quella classica del Teatro Nō, fatta salve per la mancanza del tetto che di norma la ricopre. Molto semplice e ridotta all’essenziale. Il palcoscenico completamente vuoto a parte il “kagami-ita”, un dipinto di un pino, realizzato su di un pannello di legno di cipresso giapponese, posto sul fondo; una passerella situata alla sua sinistra ed una tenda colorata in tre tinte da cui passano gli attori ed i musicisti. 4-noh-e-kyogen Stupenda la “gabbia-casa” infiorata di bianco che, inizialmente, sembra rendere il personaggio a guisa di fiocchi di ghiaccio. Sontuosi i costumi del Maestro Sakurama Ujin in delicate cromie arricchite dalla vivacità di quelle dei ricami e del ventaglio. Le luci, tenui e soffuse, sono state impreziosite, lungo il proscenio, da una fila di candele a guisa di fiore, simili a delle bianche calle.
3-noh-e-kyogen Il foltissimo pubblico, fra cui anche molte autorità dell’Ambasciata Giapponese a Roma, ha applaudito lo spettacolo con grande calore e ripetute chiamate alla ribalta del Maestro Sakurama Ujin e della sua Compagnia.

Affermava Yukio Mishima: “In fin dei conti, nella vita umana non vi sono misteri. Il mistero permane solo nell’arte e il motivo di ciò è che il mistero è necessario all’arte.”

MARIA LUISA RUNTI
© Riproduzione vietata

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