18 – 23 aprile; Teatro della Pergola
(ore 20:45, domenica 15:45)
Fondazione Teatro della Toscana
MEDEA
di Euripide
traduzione Maria Grazia Ciani
adattamento Gabriele Lavia
con Federica Di Martino, Simone Toni, Mario Pietramala, Giorgio Crisafi, Angiola Baggi, Francesco Sferrazza Papa e con Sofia De Angelis, Giulia Horak
coro Barbara Alesse, Ludovica Apollonj Ghetti, Silvia Biancalana, Maria Laura Caselli, Flaminia Cuzzoli, Alice Ferranti, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Katia Mirabella, Sara Missaglia, Marta Pizzigallo, Malvina Ruggiano, Anna Scola
scenografia Alessandro Camera
costumi Alessio Zero
musiche Giordano Corapi e Andrea Nicolini
luci Michelangelo Vitullo
assistente alla regia Lorenzo Terenzi
regia Gabriele Lavia
Dopo il successo al Teatro Era, Medea con la regia di Gabriele Lavia arriva alla Pergola di Firenze da martedì 18 a domenica 23 aprile.
Un lavoro, prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana, che scava nell’animo umano e nei grandi interrogativi della vita: Federica Di Martino è Medea, Simone Toni è Giasone.
Una Medea della diversità e dell’istinto attraversati da folgoranti visioni tragiche, sullo sfondo di una rilettura dove a emergere è la modernità della potenza passionale e devastatrice della protagonista.
“È un testo sconvolgente – afferma Gabriele Lavia – di una bellezza e di una contemporaneità commoventi”.
Venerdì 21 aprile, ore 18, Gabriele Lavia, insieme al suo fotografo di scena Tommaso Le Pera e alla giornalista Anna Testa, presenta alla Pergola l’esclusivo volume Lavia Il Terribile (Manfredi Edizioni), il primo progetto editoriale dedicato alla carriera dell’inimitabile maestro del teatro. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Medea è uno dei personaggi più celebri del mondo classico, per forza drammatica, complessità ed espressività. Euripide la mette in scena nel 431 a.C. e per la prima volta nel teatro greco (almeno quello che è arrivato sino a noi) protagonista di una tragedia è la passione, violenta e feroce, di una donna. Forte, perché padrona della sua vita, tanto da distruggere tutto quello che la lega al suo passato. Una donna diversa, una barbara in una città che la respinge.Gabriele Lavia legge oggi nel capolavoro euripideo, al Teatro della Pergola da martedì 18 a domenica 23 aprile, il viaggio verso un personaggio sradicato in un paese straniero. Lo spettacolo è prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana.
“Medea è una donna tradita”, spiega Gabriele Lavia, “è una donna che viene da lontano. È ‘figlia del Sole’, non perché partorita dal dio Sole, ma perché viene dal mondo in cui il Sole sorge. Viene dal Caucaso, dall’Oriente, è un’altra cultura. È quel mondo che parla il ‘barbar’, cioè balbetta la lingua greca, da cui ‘barbaroi’, ‘barbari’. Parliamo di un capolavoro assoluto, che tira dentro e non si lascia svelare. Nessun regista può interpretarlo. La verità è che Medea ha interpretato me. Lei mi ha piegato, mi ha portato a realizzare questo allestimento”.
La scena si svolge a Corinto, dove Medea vive con Giasone e i loro due figli. La donna ha aiutato il marito nell’impresa del Vello d’oro e abbandonato il padre Eeta, re della Colchide e fratello di Circe. Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole offrire sua figlia Glauce in sposa a Giasone, dandogli così la possibilità di successione al trono. Giasone accetta e abbandona Medea.
Federica Di Martino, dopo Le troiane con la regia di Federico Magnano San Lio (2008) e Andromaca di Alessandro Maggi nel 2009, interpreta Medea. Simone Toni è Giasone, Mario Pietramala è Creonte, Angiola Baggi la Nutrice, Giorgio Crisafi il Pedagogo, Francesco Sferrazza Papa il Messaggero.
Figure di importanza fondamentale per la trama, quali i figli della coppia, interpretati da Sofia De Angelis e Giulia Horak, sono continuamente presenti (tanto nei discorsi dei personaggi quanto sulla scena), senza però mai esprimersi direttamente. Euripide intende avvolgerli in un’atmosfera drammatica, come per mostrare al pubblico il terribile destino cui vanno incontro. Il coro è composto da Barbara Alesse, Ludovica Apollonj Ghetti, Silvia Biancalana, Maria Laura Caselli, Flaminia Cuzzoli, Alice Ferranti, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Katia Mirabella, Sara Missaglia, Marta Pizzigallo, Malvina Ruggiano, Anna Scola.
La scenografia è di Alessandro Camera, i costumi sono di Alessio Zero, le musiche di Giordano Corapi e Andrea Nicolini, le luci di Michelangelo Vitullo, l’assistente alla regia è Lorenzo Terenzi.
“Ho dato alla storia un’ambientazione contemporanea”, continua Gabriele Lavia, “ho traghettato Medea dal V secolo avanti Cristo a oggi, ho seguito quel procedimento di traslazione e di traduzione-tradizione che rende contemporanea un’opera arcaica. Non credo si possa fare uno spettacolo andando a ritroso nel V secolo e rimanendo là. Bisogna andarci per poi tornare ai nostri giorni. Gli attori sono vestiti in modo normale, come noi, e poi ho eliminato tutti gli dei dalla scena per l’impossibilità di rappresentare il concetto di Dio, che per i greci era assolutamente diverso da quello dei cristiani. Noi abbiamo un solo Dio e sta in cielo, i greci ne avevano un’infinità e vivevano tra gli uomini”.
Malgrado la disperazione, vista l’indifferenza del marito dopo averla sedotta e abbandonata, Medea medita una tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla giovane Glauce, la quale, non sapendo che in realtà è pieno di veleno, lo indossa per poi morirne fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch’egli il mantello, e muore. Ma la vendetta di Medea non finisce qui: per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli avuti con lui, condannandolo all’infelicità perpetua. Creatura di passioni e di istinti che si direbbero disumani, se non fosse così potentemente e intimamente donna, Medea è quasi una forza della natura allo stato essenziale, che la ragione serve soltanto a rendere consapevolmente feroce, senza poter imporre alcun freno all’animo indomito.
“Medea è un personaggio cupo e senza speranza”, spiega Federica Di Martino, “vittima di una passione amorosa smisurata ed è inadatta alla condizione di donna sottomessa. È un personaggio bellissimo, pieno di dolore. Per interpretarla do fondo a tutta la mia immaginazione, compassione e fragilità di donna. È una straniera, una ‘barbara’ appunto. Segue il marito verso la civiltà, ma la città di Corinto per lei è la vera barbarie: non può accettare che sia legittimata la possibilità di ripudiare la moglie. Per Medea, che ha ucciso suo fratello per Giasone, l’amore è assoluto, definitivo. Non accetta l’abbandono, l’amore è per lei un patto di sangue, un giuramento per l’eternità. Quando Giasone la lascia, la sua vendetta è fuori misura, come tutto il suo modo di amare”.
Secondo Simone Toni “Giasone è schifosamente umano. Così definirei il mio personaggio, che è mosso nei suoi atteggiamenti da una meschinità di fondo. Rappresenta, in qualche modo, una sorta di categoria umana: non è volontariamente cattivo o fedifrago, è semplicemente un uomo mediocre. La sua caratteristica è di essere un personaggio vero, infatti sulla scena la regia gli conferisce un segno molto forte e chiaro: Giasone potrebbe muoversi e parlare allo stesso modo anche oggi, abitando un qualsiasi appartamento contemporaneo. Quando mettiamo in scena Medea riusciamo con facilità a pensare a un’eventuale trasposizione temporale mettendo, come spesso ci dice Lavia, l’orologio da polso agli antichi greci”.
Euripide riesce nella difficile impresa di motivare psicologicamente una donna che è l’antitesi della ragione. Affermandone la dignità, concetto che stava prendendo forma nell’Atene dell’epoca. Medea dunque è ‘contemporanea’ perché unisce il tempo antico al nostro presente fino a interrogare la stessa attualità, l’oggi più urgente.
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30,
Firenze
www.teatrodellapergola.com
Tel: 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30
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Durata: 1h e 20’, atto unico.
Matteo Brighenti
Ufficio stampa e Social media manager
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