Da alcuni anni l’esame del Dna costituisce il più importante supporto giuridico per determinare il riconoscimento o il disconoscimento della paternita di un figlio con le gravose responsabilità che ne conseguono. L’individuazione dell’impronta genetica può sconvolgere consolidati equilibri familiari oppure smascherare gli autori di efferati delitti, a volte rimasti impuniti per molti anni.
L’analisi del Dna però non serve ad attribuire la paternita di un’opera d’arte; per cui non resta che affidarsi all’opinione di studiosi, fondazioni o archivi i quali - in ultima analisi - possono solo formulare dei parere soggettivi, non di rado discutibili o contraddittori. Certo ci si può anche avvalere di analisi scientifiche come l’esame al microscopio dei pigmenti, la riflettografia, l’elaborazione digitale dei colori; ma senza prove documentarie è possibile risalire all’autore affidandosi alla competenza iconografica degli esperti.
Com’è accaduto di recente per la definitiva attribuzione a Rembrandt di un suo Autoritratto che avrebbe dipinto attorno ai trent’anni (1635): un giovane uomo dall’aria assorta ed un cappello dalla grande piuma. Un contenzioso iniziato nel 1968 e che ha visto contrapporsi [Leggi tutto…]
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