di Maria Luisa Runti
Quando l’Arte sposa l’Arte può nascere un connubio creativo di grande spessore ed impatto emotivo. Così è avvenuto per Sharon Fridman con il suo evento di danza site specific tra le opere scultoree del Contemporary Mountain Museum di Artesella in Valsugana. All Ways ha debuttato in prima nazionale, con grande successo, il 15 agosto, nel magnifico bosco del museo open air. The Contemporay Mountain è un processo creativo unico, che nell’arco di più di vent’anni ha visto incontrarsi linguaggi artistici, sensibilità e ispirazioni diverse accomunati dal desiderio di tessere un dialogo tra la creatività ed il mondo naturale. Più di 300 artisti si sono avvicendati in questo percorso con le loro opere. Artesella è così diventata sempre più una possibilità di sperimentazione e di crescita creativa in dialogo con musica, spettacolo, fotografia e cultura. Nei prati, fra gli alberi e nei dirupi si trovano sculture lignee o di pietra create con quanto offre spontaneamente la natura: tronchi d’albero intrecciati o ripiegati, lunghe radici avviluppate, massi scolpiti che accompagnano il visitatore in un percorso affascinante e misterioso, soprattutto al calar del sole. Operaestate Festival è il terzo festival multidisciplinare in Italia e presenta una programmazione densa di percorsi che fondono danza, musica e teatro e che da Bassano, città capofila del progetto, si diffonde lungo tutta la Pedemontana Veneta ed anche in Trentino e Friuli. Da qualche anno collabora con Artesella presentando coreografie site specific ed ospitando la prima residenza artistica del progetto Dancing Museums. Sharon Fridman, notissimo coreografo israeliano, ha deciso di sfruttare la straordinaria scenografia del bosco e la sua luce naturale per accompagnare gli spettatori in un percorso dove i danzatori fossero liberi di interagire con le opere d’arte, accompagnati soltanto dalle melodiche note di una tromba. Danza e movenze costruiscono architetture di corpi che si intrecciano e fondono con quelli della natura. Il racconto inizia con parte del pubblico in un’ enorme cupola di intrecci lignei sui quali, molto lentamente, i danzatori ignudi si arrampicano passo dopo basso, scrutando quasi increduli gli “estranei” che la occupano. La vita ancestrale e pura si confronta con gli intrusi, le creature del giardino dell’Eden con gli attoniti contemporanei. Una fuga veloce li fa scomparire nel bosco mentre il pubblico si inoltra verso una radura attraversando prati ed archi di fronde. Nella penombra si intravedono delle piccolissime luci in movimento, quasi fossero lucciole e fra gli alberi ricompaiono i ballerini. Corse, passi a due, abbracci, una sorta di ricerca di se stessi, turbati nel loro elemento naturale. Un volteggiare di mantelli neri si alternano a nudità di corpi che cautamente si immergono in un minuscolo laghetto, si odono soltanto le accorate note di una tromba, una sorta di preghiera. Lentamente si allontano nel bosco, una processione di ombre che spariscono nel buio, inghiottite dal silenzio. Quasi mestamente il pubblico ritorna sui propri passi ma… il finale è a sorpresa. Ci si ritrova in una grande baita illuminata dove dal soffitto pende, a fiume, un lungo telo stropicciato di plastica trasparente, ci circondano rocce di ghiaccio. I danzatori, vestiti di nero, sono distesi a terra in apparente riposo. Uno dopo l’altro si alzano lentamente formando perfette, gestuali masse geometriche, il ritmo aumenta e diventano insiemi scultorei in movimento, potenza e contatto fisico, un magnifico, crescente intrecciarsi di corpi che si attorcigliano fra loro, si abbandonano e salgono l’uno sull’altro. Ancora la natura, in un’altra magica trasformazione: dal legno e la pietra all’essere umano. Una grande prova d’Autore questa del talentuoso Sharon Fridman coadiuvato dall’ottima Compagnia di danza.
Ripetute chiamate alla ribalta e calorosissimi applausi hanno coronato il successo alchemico di una serata del tutto speciale.
MARIA LUISA RUNTI
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