di Maria Luisa Runti
Sette minuti di calorosissimi e convinti applausi con ripetute chiamate per il direttore Paolo Longo e per l’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, hanno evidenziato il successo del concerto dedicato a “Note di confine” che si è svolto al Ridotto del Teatro Verdi domenica 12 ottobre. Sebbene non foltissimo, il pubblico in sala ha accolto con grande interesse il prezioso programma proposto. Tre brani in prima esecuzione assoluta per Trieste: “Into the heart of light” del finlandese Einojuhani Rautavaara, considerato uno dei maggiori compositori finlandesi dopo Jean Sibelius; “Mouvement” di Carlo Boccadoro e “Rendering” su frammenti di Franz Schubert per la Decima Sinfonia che vede il nome di Luciano Berio, associato a quello di Schubert. Scommessa vincente, quella di proporre la musica contemporanea da parte di un’ importante fondazione lirica come il “Teatro Verdi” che ha scelto una linea artistica lungimirante, attenta al contemporaneo e proiettata al futuro per scuotere un po’ il consueto “immobilismo” della città nei confronti della grande musica dei nostri giorni. La rassegna “Note di Confine” affianca a compositori del primo novecento come Puccini, Casella, Malipiero e Respighi autori contemporanei italiani come Marchettini, Lombardi, Del Corno, Campogrande, Miani, e Boccadoro. Dall’Armenia alla Finlandia, dagli Stati Uniti alla Francia, in un raffinato percorso, sono presenti Part, Rautavaara, MacMillan, Connesson e Golijov. Profondamente significative le parole di saluto, in apertura, del Sovrintendente Claudio Orazi. “Come una stazione orbitante intorno alla terra questa rassegna ci ha portato la musica contemporanea, le note dei nostri giorni”.
Finalmente!
A sottolineare ancor più l’importanza dell’evento la presenza della RAI, Sede Rai del Friuli Venezia Giulia, che ha registrato “Rendering” mandandolo in onda nella trasmissione “Topo di teca”- “Tutti all’opera” di Assunta Cannatà, con introduzione all’ascolto di Mario Mirasola, nell’ambito delle celebrazioni del Cinquatenario della costruzione della sede Rai del Friuli Venezia Giulia.
“Into the heart of light” di Rautavaara, che ha aperto il concerto, è un gioiellino sorprendentemente melodico dove armonie ed accordi sono pieni di fascino emotivo. La musica sembra scorrere, in onde sonore per proiettarsi verso la luce, sottolineata dagli archi in un alternarsi di toni piani e cupi che sembrano quasi moltiplicare le voci orchestrali in un un continuo crescendo per giungere, infine, allo stupendo commento del cello.
Il brano di Boccadoro, “Mouvement”, ha sottolineato l’armonia corale degli archi e dei fiati in cui si è inserita la voce dell’arpa, quasi un ricordo nostalgico e lontano nel tempo, “contrastato” da quella, magnifica, delle percussioni. Un linguaggio di forte impatto reso in modo eccellente.
In chiusura di programma “Rendering” di Schubert – Berio, su appunti che il trentunenne Franz andava accumulando nelle ultime settimane di vita in previsione di una “Decima Sinfonia in re maggiore” (D. 936 A). Affermava Berio in una sua nota: “Gli schizzi, redatti da Schubert in forma quasi pianistica, recano saltuarie indicazioni strumentali ma sono talvolta stenografici; ho dovuto quindi completarli, soprattutto nelle parti intermedie e nel basso. La loro orchestrazione non ha posto problemi particolari. Ho usato l’organico orchestrale dell’Incompiuta (due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni, tre tromboni, timpani e archi) e nel primo movimento (Allegro) ho cercato di salvaguardare un ovvio colore schubertiano. Ma non sempre. Ci sono brevi episodi dello sviluppo musicale che sembrano porgere la mano a Mendelssohn e l’orchestrazione naturalmente ne prende atto. Infine, il clima espressivo del secondo movimento (Andante) è stupefacente: sembra abitato dallo spirito di Mahler. Nei vuoti tra uno schizzo e l’altro ho composto un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, semprepianissimo e «lontano», intessuto di reminiscenze dell’ultimo Schubert (la Sonata in si bemolle per pianoforte, ilTrio in si bemolle con pianoforte, ecc.) e attraversato da riflessioni polifoniche condotte su frammenti di quegli stessi schizzi. Questo tenue cemento musicale che commenta la discontinuità e le lacune fra uno schizzo e l’altro è sempre segnalato dal suono della celesta.”
Magnifica, personalissima orchestrazione; una sorta di mosaico dove tessere d’antan si alternano a germi di contemporaneità proiettando nel futuro le note, nel rispetto dello spirito Schubertiano. Riflessioni cui i preziosi tocchi timbrici della celesta donano un magico tessuto connettivo atemporale.
Paolo Longo ha reso di eccellenza le complesse orchestrazioni con una direzione appassionata, analitica e coinvolgente che ha visto un’armonica fusione di tutte le voci orchestrali in un continuo crescendo di accenti di fortissimo impatto emozionale. Ottima la prova dell’Orchestra della Fondazione lirica triestina, particolarmente attenta e concentrata nell’esecuzione delle partiture.
Affermava R.M. Rilke: “Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima di essere accaduto”.
MARIA LUISA RUNTI
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