Ott
20
DIAMO FUOCO AI TEATRI? Analisi critica di un esegeta d’antan

di Cesare Valentini

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Oggi ho preso una decisione importante, quella di fare un viaggio in Italia in cerca di quelle sublimi emozioni che solo l’arte può donare. Il Grand Tour, anche la mia anima ne ha bisogno. No, certo, non ho pensato di venire qui da voi per prenotare un hotel a Capri o per gettarmi nella mischia di qualche stazione balneare in cerca di un amore estivo. No, no… sono alla ricerca dell’Amore della vita, quello della musica e delle arti. Un viaggio per accrescere la cultura, per diventare migliori, per imparare, per diventare un vero gentleman. Un viaggio che ti cambia la vita e il pensiero. Ah, beh… voi si che siete fortunati, voi siete l’arte stessa. Non potete probabilmente immaginare cosa evochi il nome “Italia” per un forestiero. Voi avete davvero tutto. Mi sono preparato per tempo per affrontare questo viaggio. Nella mia epoca non è così facile come per voi, no, per nulla. Non esistono aerei che ti portano da Heathrow a Pisa con una manciata di spiccioli. Il viaggio devo farlo con la nave e poi in carrozza. E’ il 1770, almeno per me. Oh, che sbadato, dimenticavo di presentarmi, mi chiamo Charles. Si, proprio così, Charles Burney, sono un compositore inglese. Amo scrivere di musica e raccontare le novità stilistiche, sono molto attento a ciò che avviene e questa è un’epoca di grande cambiamento. Mi interessa anche capire come funziona veramente il teatro d’opera in Italia, quali sono i meccanismi e il pensiero che muove la macchina del palcoscenico e fa si che il melodramma regni incontrastato nella penisola. Il vostro stile ha influenzato tutto il mondo. Ne ho parlato spesso con Mozart e con Haydn, due signori molto speciali che con me convenivano su un punto: l’Italia è proprio il luogo giusto. Che emozione e che grande eccitazione l’attraversamento della Manica. Italia, arrivo! In un taccuino ho preso nota delle città più importanti e dei teatri d’opera da visitare. Se gli inglesi sapessero veramente come si crea una cultura così grande! Lo scriverò in un diario di viaggio, forse anche noi fra qualche secolo saremo come voi. Andrò a ritroso, contrariamente a ciò che potrebbero pensare alcuni attenti lettori, da sud a nord per poi ritornare in patria. 3-sommer giorgio 1834-1914 napoli - teatro san carlo Napoli la prima meta ideale. C’è il teatro dei Fiorentini, praticamente la storia dell’opera pubblica, un luogo da non perdere. Ci sarà un museo, forse. E chissà che coda per entrare ma… non mi perderò d’animo.
Napoli. Che grande bellezza e che caldo. Devo subito informarmi, non lo trovo nelle guide ma ci sono dei cenni storici. Eccoli qui…. Siamo nel cuore della città. Molto strano come ingresso per un teatro, sembra uno stabile di civili abitazioni e non c’è l’insegna ma ci sono molte persone che vanno e vengono. Ma che luogo è mai questo? Una sala bingo? E di che si tratta? Entrando si vedono le dimensioni di un teatro e ci sono anche dei quadretti che ne ripercorrono la storia. Ma qui la gente gioca a carte e ad altri giochi strani. Niente orchestra né cantanti! Cosa dirà il Sig. Alessandro Scarlatti? Forse meglio non farglielo sapere. Però in compenso c’è un teatro che si chiama San Carlo. Molto interessante. Vorrei parlare col direttore e capire alcune cose. Ma mi dicono che ce ne sono due. Come due? Uno artistico e uno, se non ho capito male, che si chiama sovrintendente. Sarà forse che uno sceglie la musica e l’altro sovraintende alle scelte? Ma si certo, un po’ come i consoli nell’antica Roma! No? Ah ecco, uno è il direttore artistico, dicono. Forse ci sono altri tipi di direttori, tecnici, in un teatro il direttore non può che essere artistico. E l’altro? Un direttore politico? Che vuol dire politico? Non lo comprendo ma vedo che sono dei signori molto educati e ben pagati, evidentemente sanno fare il loro lavoro. Ma c’è anche un direttore d’orchestra stabile e anche lui decide molte cose. Ecco… mi ero fatto un bel paragone chiarificatore con i consoli ma questo invece è un triumvirato. Siamo alle soglie di una guerra civile? Vedo Pompeo e Crasso ma ahimè manca Cesare. Si, una figura di spicco. Oh no, per carità, non mi riferisco ai gentili signori di questo teatro, anche perché mi dicono che queste cariche ci sono anche in tutti gli altri teatri. Ma di rappresentazioni vedo che ce ne sono poche. Forse a Roma sarà diverso? Ma certamente, Roma è la capitale d’Italia e la città eterna. 4-palazzo opera-di-roma
Roma. Ma qui non c’è l’orchestra! Però c’è il teatro. Che strano. E ci sono dei signori che si contendono delle cariche. Certo con quello che si guadagna facendo così poche produzioni. Nella mia epoca si sudava per guadagnare bene. Ma mi sfugge una cosa: perché litigano così tanto se non c’è neanche un’orchestra? Dicono che un tale, che era il direttore d’orchestra, se n’è andato perché non c’erano le condizioni. Pensate che costui che non ha mai scritto neanche una nota (ai tempi miei non gli avrebbero fatto dirigere un bel nulla, poiché se eri un grande musicista sapevi anche scrivere qualcosa), aveva programmato musica dei secoli passati, facendo anche investire molto denaro e poi ha abbandonato la nave nella tormenta. Ma un ammiraglio dovrebbe affondare con la nave. Quante cose diverse dal mio tempo! Altri dicono che lui faceva cose egregie ma altri non hanno dato soldi a lui e neanche all’orchestra che è stata licenziata. Certo, se una grande città deve avere un’orchestra che spende ingenti somme per rappresentare opere dei secoli passati e farne qualcuna ogni tanto… meglio non averla, sono soldi buttati via! Ma dov’è l’arte che si produce? Ma sono in Italia? Vorrei capire meglio. Andrò a Firenze, è lì che è nata l’opera!
Firenze. Al sol vedere la cupola del Brunelleschi che, senza alcun collante, rimane imperterrita a sfiorare i cieli, mi sento trasecolare. Che meraviglia. E’ stata costruita molti secoli fa, ma adesso andiamo a vedere cosa producono oggi i fiorentini.
Voglio parlare con qualche giornalista, voglio capire questo discorso insensato dei triumviri.
Come dice, scusi? La carica politica? Il sovra.. il sovri… insomma come si dice, ecco, lei dice che è essenziale? Allora c’è un controllo da parte del potere che non c’era nemmeno al tempo del Re di Francia! Per i finanziamenti? Mi spiega cosa sono? Ah ecco, praticamente le orchestre dei teatri, poiché non producono arte nuova se non in misura impercettibile, hanno bisogno di soldi. Ma non mettete un prezzo del biglietto? Non basta? Ma cosa fanno con tutti quei soldi? Ma se un’opera costa più di quanto ricava si dovrebbe mettere fuori cartellone! No? Ah lei dice in nome della cultura. Ma che bella cultura, tanto paga pantalone, almeno producessero quelle novità che speravo di trovare e che furono lo scopo del mio viaggio. Hanno un concetto molto strano di cultura, pensano che musica voglia dire cultura. Ma se era pieno di canzonacce anche ai tempi miei. Certo le vostre sono anche peggio. Anche queste sono cultura? Ah ecco non bisogna discriminare e invece io discrimino, sennò che cosa scrivo? Che critico sono? Che cosa lascio ai posteri, dico che tutto va bene e viviamo (anzi vivete) nel paese del bengodi? Mi scusi ma almeno qui il direttore d’orchestra farà anche il maestro al pianoforte (noi dicevamo al cembalo, il concertatore) e ovviamente scriverà della musica. No? Non scrive nulla? Ma almeno le studia le partiture? E’ bravissimo, dice? Ah ecco e tutti sono contenti. C’è pure un nuovo teatro? Ma allora andrà a gonfie vele! Meno male! Non è così? Ho capito, sempre grandi deficit e poi paga qualcuno, la comunità. Che evidentemente è molto contenta, in nome della cultura, di avere una situazione del genere. E vengo pure a sapere che tempo fa i musicisti sfilarono per la città con in testa il direttore d’orchestra. Specifico d’orchestra, poiché, come sapete, qui comandano in tanti. Mi hanno spiegato che ci sono i sindacati, cioè delle associazioni varie, legate sempre alla politica che hanno il compito di tutelare i lavoratori che poi sarebbero gli orchestrali e centinaia di impiegati che non so a cosa possano servire (qui fanno proprio le cose in grande). Mi sembra un po’ una assurdità, io feci parte dell’orchestra di Haendel come violinista e non avevo bisogno di qualcuno che pretendeva di tutelare i miei diritti. Lavoravamo e venivamo pagati per quanto lavoravamo e non avevamo nemmeno dei capi che decidevano tutto al posto nostro. Ma la conoscete voi la sinfonia degli addii di Monsieur Haydn? Nell’ultimo movimento gli orchestrali abbandonano ad uno ad uno il palcoscenico per far comprendere che, se il musicista non viene ben pagato… addio musica! Questo voi lo avreste chiamato protesta sindacale. Ma io ero il sindacato di me stesso e così anche i musicisti di Haydn. Come referente avevano il principe ungherese, non la comunità, il popolo, che poi sono le figure politiche che per esso decidono. Mi piacerebbe prendere la direzione di questo teatro, con l’esperienza che mi sono fatto farei girare un po’ le cose. Vorrei parlare col primo violino e chiedergli come mai lui conta così poco e non si tutela da solo e non tutela i suoi colleghi. Ma forse perdo il mio tempo. Meglio cambiare città.
Bologna. Anche qui le solite cariche? Ma Bologna la dotta avrà un teatro di gran successo, spero. Ah… capisco. Si, i finanziamenti. Almeno Philidor quanto sbarcò nel mio paese, non trovando l’impresario che doveva pagare i suoi orchestrali, si mise a giocare a scacchi nelle piazze scommettendo denaro. Così pagò la sua orchestra. Certo era un vero campione. E sapeva fare qualcosa, suonava il violino, scriveva la musica, dirigeva e bastonava chiunque con gli scacchi. Ma voi lo avete un direttore come Philidor? Ho capito. Avete tutti direttori che hanno dei bei gesti con le braccia. Ma almeno un contrappunto di prima specie lo saprebbero fare? Mi sa che Phlidor scommetterebbe anche su questo. Per non parlare di Bach che era uno che non aveva l’animo dello scommettitore ma, se avesse avuto un goccio di sangue del francese, avrebbe potuto scommettere anche con Padre Martini, proprio qui a Bologna. Vi sto parlando di alcuni signori che non avevano chissà che grandi cariche e non navigavano nell’oro ma che in confronto ai vostri triumviri dovrebbero ricevere milioni di sterline (oh scusate, di euro) per quello che era il loro valore.
A proposito di impresari, ma qui in Italia non ne vedo neanche l’ombra, come mai? Loro sì che facevano girare l’opera, si rappresentava musica ovunque. Sapevano fare il loro mestiere e guadagnare bene. Altro che finanziamenti pubblici, arte signori, arte! Risaliamo a nord. 1-milano teatro alla scala
Milano. Vorrei sapere da un loggionista (così chiamano qui un appassionato melomane) come sono i cantanti e chi li procura visto che non ci sono impresari. Cosa? Agenzie? Ma non volevo parlare di ippica, ne sono appassionato anche io, ma di canto lirico. Ah si chiamano così? Allora esistono gli impresari! No? Ah ma… mi faccia capire bene, le agenzie hanno delle scuderie, ehm… hanno degli artisti che propongono ai teatri e se questi vengono scritturati ricevono una percentuale. Molto interessante, col poco lavoro che c’è esistono persino questa sorta di impresari. Ma sono bravi i cantanti? Sono bravissimi, bene mi compiaccio. Fuori ruolo? Ho capito, le agenzie forzano i teatri per prendere dei cantanti che sono molto bravi, anzi danno gli artisti per una stagione intera e poco importa se il cantante così bravo non sia proprio adatto al ruolo, l’importante è fare business. Scusi ma Rossini avrebbe preso tutti a calci nel sedere! Ah va bene, girano soldi dove soldi non ci sono e quindi… ho capito. (Oh My God). Ho dimenticato il punto esclamativo (!). Ma scusi egregio signor melomane, lei è contento di tutta questa situazione? No, ma non può fare altrimenti. E invece sa cosa le dico? Che ci sarebbe tanto da fare. Innanzitutto, perché non assumente dei solisti dell’opera come avviene in Germania? Si! Una agenzia pretende di fornire tutti i cantanti della stagione? E voi rispondete che non ne avete bisogno. Se l’affare non va in porto l’opera si rappresenterà lo stesso. E fate girare gli impresari, faranno l’opera! Altro che cariche politiche e pubbliche, loro vanno al sodo, è gente laboriosa e ci vuole guadagnare. Devo andare in laguna, lì le cose saranno ben diverse. 2-venice-teatro-la-fenice
Venezia. Oh no, anche qui! E pensare che esistevano ben quattro conservatori che erano privati e che non rilasciavano un titolo di stato ma chiunque uscisse da qui trovava lavoro in tutta Europa. Dove sono gli artisti che spopolavano nel continente? Adesso ho in mente una bella cosa. Ho scritto tre concerti per clavicembalo, ne voglio proporre almeno uno. Chissà… Lo so, voi scrivete altra musica adesso, ma non mi si prenda in giro, suonate quasi sempre musica del passato e io sono il vostro passato, quel passato che incombe su di voi. Non pretendo mercede, lo faccio per vedere cosa succede. E’ tutto il giorno che parlo con persone molto eleganti e distinte, altre non mi vogliono neanche ricevere. In definitiva scopro che non ho i titoli. Ma di cosa? Io suono e suono bene e scrivo la musica. Non ho un diploma, una laurea? Per scrivere un concerto per cembalo? Non sono interessante? Io? Ma voi mi sottovalutate, sono affabile, colto, ho senso dell’umorismo e tante donne cadono ai miei piedi. Ah, non in quel senso? Cioè non posso ricambiare? Ma dovreste voi pagarmi, altro che ricambiare! Ah offrire concerti a chi me ne offre? Ma scusatemi, io vi farei venire in Inghilterra dove ho delle entrature non da poco, ma vorrei anche sapere cosa siete in grado di fare. Si, dirigere, ne abbiamo tanti. Ahhhh, scopro che c’è una possibilità, il mio concerto si può eseguire ma non lo suonerò io. E chi lo suona? Scusi, lasci perdere, è fuori stile. Mi verranno dati i diritti d’autore? E cosa sono, un risotto al nero di seppia per aver fornito le parti staccate all’orchestra? Ma non si preoccupi, alla mia cena provvederò con le mie sostanze. E chi vorrebbe dirigere? Questo signore qui? Se lo vedesse Philidor lo sfiderebbe a singolar tenzone. Grazie ma preferisco non avere rappresentata la mia musica. Piuttosto mi indichi una buona locanda dove bere un’ombretta, si è fatto tardi. Certo Venezia di notte ha sempre un grande fascino. Sembra di vivere nella mia epoca. Ho parlato con una serie di uomini d’affari ma volevo parlare con dei musicisti. Se mi fossi accordato con l’orchestra ora sarei sul palcoscenico a suonare e dirigere il mio concerto. Non importa, va bene così. Me ne tornerò in patria. Ma sapete cosa vi dico? Che io credevo di trovare ben altro in terra italica. Voi avete questi strani triumviri e uno di loro non è neanche un musicista, che ci sta a fare? L’altro dovrebbe decidere sulla programmazione, dare un indirizzo artistico ma spesso ci pensa quello che non è musicista o il direttore d’orchestra che fa il bello e cattivo tempo. Si sperperano soldi inutili per poche rappresentazioni che sono quasi sempre musiche meravigliose del passato. Non producete arte, musiche nuove, solo in minima inconsiderabile parte e sempre perché si appartiene a qualche giro d’affari. Per musica che spesso viene snobbata. Lo credo bene, create ancora la musica che era nuova 60 e più anni fa! Nel 1770 eravate all’avanguardia, in Francia erano ancora al barocco ma da voi il classicismo esisteva dagli anni 30. Pergolesi e Vivaldi già scrivevano musica classica. Ed eravate avanti anche nelle altre arti, ad esempio nell’architettura. Nicola Porpora giunse a Vienna ed insegnò a tutti coloro che poi fecero grande la scuola viennese. Adesso a chi pretendete di insegnare? Non avete neanche gli impresari e i cantanti devono entrare nelle agenzie d’affari o come si chiamano (mi sfugge il nome) per poter cantare in teatri istituzionalizzati. Chissà quanti bravi cantanti sono a spasso, quei cantanti che da Venezia andavano in tutta Europa facendosi notare con una semplice ma regolare audizione. Oggi, no, se non sei in una scuderia non puoi fare niente. Chissà quante grandi menti avete. Ma state distruggendo i teatri con la vostra brama di potere e di denaro e non pensate all’arte. Avete direttori d’orchestra che comandano e poi se ne vanno e politici che poi sono disposti a pagare lo sfacelo. Non c’è un teatro che possa reggersi da solo, con la forza dell’arte. Avete orchestrali che non contano nulla, ma senza di loro come si suona la musica? Ma buttatela via questa politica, a che vi serve? Voi avete davvero tutto ma non siete per niente fortunati. Ma non vi preoccupate, non scriverò un altro libro sul mio viaggio in Italia, mi dispiacerebbe farlo. Mi limiterò a queste poche righe, qualcuno le metterà sul web, voi usate fare così. Mi consola solo la speranza che fra qualche secolo non saremo come voi (o almeno così mi auguro). Ma mi preme darvi un consiglio: bruciateli questi teatri, non servono all’arte e rifondatene di nuovi, dove sono i musicisti che danno vita alla musica! I triumviri, come insegna la storia, appartengono alla crisi della repubblica. mondo E ogni crisi è sempre foriera di un mondo nuovo. Viva Philidor! Lui sarebbe stato ben più cattivo di me o avrebbe trovato il modo per gabbare tutti, signori affabili ed eleganti compresi! Goodbye Italy!

Cesare Valentini
Composer
http://www.cesarevalentini.com/

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