dal 17 al 21 dicembre 2014
Non ha un nome proprio diverso da Enrico IV, il protagonista del capolavoro pirandelliano: l’autore lo obbliga già nel copione a essere indicato solo attraverso la maschera che prima il destino, poi la sua stessa volontà, lo obbligano a portare per sempre. Un personaggio misterioso, moderno, che rappresenta la quarta tappa nell’interessante ricerca che Franco Branciaroli in queste ultime stagioni ha condotto sulla “natura del Personaggio Teatrale”. Fortunatamente lo Stabile regionale ha ospitato ognuno degli spettacoli che sono nati da questo studio: Don Chisciotte, Servo di scena, lo scorso anno Il teatrante e ora Enrico IV. Si tratta per Branciaroli della conclusione del percorso, e lascia un interrogativo finale capace – con il sostegno della poetica di Pirandello – di riassumerne perfettamente il senso: può l’arte sostituirsi alla vita? Tutta l’opera del grande scrittore siciliano ci insegna che sì, l’arte può sostituirsi alla vita, anzi deve perché senza l’artificio della maschera ci sarebbe impossibile vivere nella società. Anche noi, oggi, ci difendiamo dal flusso incessante e dalle novità della vita assumendo un ruolo e una forma rassicurante ed accettata da chi ci circonda… Così Enrico IV assume un profilo particolarmente vivo e toccante per il pubblico: la pièce, scritta nel 1921, potrebbe infatti parlare anche di un uomo di oggi. Il protagonista studia approfonditamente la vita di Enrico IV: sarà infatti questo il travestimento che assumerà al fianco della sua fidanzata in occasione di un corteo carnevalesco a cavallo. Durante la sfilata però viene disarcionato, cade e impazzisce. La sua follia, inizialmente è sincera: vive per anni nella convinzione di essere Enrico IV, assecondato dalla famiglia e dalla servitù che simula di vivere nel XII secolo. Improvvisamente rinsavisce, ma scopre l’amara verità della vita: Matilde, la donna che ha amato è sposata con il suo rivale Belcredi, e comprende che gli sarebbe ormai impossibile adeguarsi alla situazione. Così sceglie, questa volta consapevolmente, di assumere per sempre la maschera di Enrico IV.
Straordinaria la prova d’attore di Franco Branciaroli – che è anche regista dello spettacolo e che, circondato da una notevole compagnia, si assume il ruolo del titolo. «C’è una netta separazione espressiva fra il primo e il secondo atto» spiega sulle colonne del Corriere della Sera, la critica Magda Poli. «Il primo è recitato sopra le righe in un grottesco stilizzato a significare ipocrisia, vacuità, sventatezza, mentre nel secondo prende sopravvento un crudo, nostalgico ragionare, con Branciaroli che offre di Enrico una interpretazione bellissima, carica di crudeltà, fatica di vivere, lucidità verso un senso della vita che sfugge e bisogna reinventare rendendo quasi visibile il processo del reale che perde peso e consistenza nella misura in cui la finzione e l’arte ne acquistano».
Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali
Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia
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