Intervista esclusiva al grande fotografo fiorentino
di Maria Luisa Runti
Schietto, schivo, quasi inconsapevole della grandezza della sua Arte, Gianni Boradori rappresenta un’icona a se stante nel mondo della fotografia. Migliaia i suoi scatti che ci raccontano le storie più diverse, cogliendo sempre nel segno. Viaggiatore instancabile, soprattutto nei paesi dell’estremo Oriente ma anche in America e ovunque lo conduca il suo desiderio di avventura che lo porta a vivere fra genti diverse, per studiarne volti ed espressioni, per cogliere unici momenti di vissuto. Cattura un istante che è parte della realtà, guardando e cogliendo l’attimo che vivrà eterno, suggerendo emozioni e visioni che ciascuno di noi plasmerà nel proprio animo, nutrendosene. La grande foto è l’immagine eloquente di un’idea, del cogliere un attimo unico ed irripetibile, del comunicare senza parole. Narrare una storia per immagini, anche con un solo scatto, potrebbe sembrare ardua impresa ma Boradori ci riesce grazie al suo talentuoso occhio percettivo. Attrezzatura e tecnica sono soltanto il supporto di mente ed occhio per cogliere ed indagare l’attimo fuggente e fissarlo per sempre. La sua ricerca spirituale spazia tra verità e bellezza, sofferenza e durezza, sogno e pensiero onirico non tralasciando, a volte, il “divertissement” come nella carellata di fotografie che vi proponiamo.
Straordinari i suoi diari di viaggio, semplici nella scrittura, efficaci ed incisivi nella narrazione. Spaccati di altri mondi ed etnie che colpiscono il lettore mettendo a nudo realtà che diversamente non avremmo mai conosciuto.
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