15 GIUGNO – 20 OTTOBRE 2018
ENDOCOSMO MARAINI – IL GIAPPONE DI FOSCO MARAINI A CURA DI NOUR MELEHI E MUJAH MARAINI-MELEHI
“Il Giappone per me non è più una cosa che si prenda o si lasci; è una frazione del sangue, un’esistenza delle selve interiori”
Fosco Maraini.
Fosco Maraini (1912-2004) è stato viaggiatore, etnologo, antropologo, fotografo, narratore, professore, orientalista, alpinista. Come in un insieme ‘organico’, una rappresentazione dell’universo marainiano non può non contenerle tutte, poiché in esso ogni linguaggio è intimamente connesso agli altri: immagini e parole, sguardo fotografico e sguardo antropologico, analisi culturale e istinto esplorativo, mente e cuore.
Nel 2018 ricorre l’anniversario del primo viaggio in Giappone di Fosco Maraini.
Nel 1938 Maraini partiva – con lui la moglie Topazia Alliata e la primogenita Dacia – alla scoperta di nuove possibilità fuori dall’Italia (su di essa incombono gli spettri del Fascismo e del Nazismo) e all’incontro del suo, allora nascente, interesse per una pratica etnografica in terra d’Oriente.
Quello che inizialmente può apparire come una destinazione casuale, una scelta dettata dalla necessità di lasciare il proprio paese, è in realtà frutto di un seme gettato nel suo animo fin dall’infanzia, grazie a certi racconti su affascinanti paesi lontani e letture compiute in casa da bambino.
La mostra Endocosmo Maraini – a cura delle nipoti Nour Melehi e Mujah Maraini-Melehi e fortemente voluta dall’Istituto Giapponese di Cultura, con il contributo di Alinari e del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Viesseux – ripercorre visivamente l’esperienza umana ed estetica di Fosco Maraini in Giappone, proponendo una selezione di oltre quaranta fotografie (bianco/nero e colore) provenienti dall’archivio privato della famiglia e dagli Archivi Alinari, che gestiscono il patrimonio fotografico di Fosco Maraini. Accanto alle immagini, saranno presenti testimonianze e ricordi delle sue figlie, Dacia e Toni Maraini, testi di Giorgio Amitrano, Gloria Manghetti, direttrice del gabinetto Vieusseux di Firenze, e un montaggio video della regista Mujah Maraini-Melehi.
La mostra consta di 5 sezioni: 1. Endocosmi famigliari, esocosmi storici 1938-1946/2. Diario dal Giappone 1938-1946/3. L’antropologia del Citluvit. Gli Ainu di Hokkaido 1939 e 1954/4. La bellezza carpìta all’Empresente 1953 – anni ’80/5. Vieusseux-Asia e la ‘Stanza-Mondo’
Quando l’Istituto Giapponese di Cultura di Roma ci ha chiesto di curare una mostra su Fosco Maraini abbiamo accettato con entusiasmo, sapendo però fin da subito di avere una grande responsabilità. Se da un lato sentivamo la mancanza di una sua mostra romana (l’ultima, Il Miramondo, risale a diciotto anni fa), dall’altro condensare il suo lungo e sfaccettato rapporto con il Giappone in un percorso espositivo non poteva non rappresentare una sfida importante. Un autore come Fosco richiede un’ampiezza di prospettive tale da includere tutti i linguaggi della sua narrazione ed esperienza, intellettuale e umana. Possiamo dire di esserci affidate a ciò che sentivamo e a ciò che ci contraddistingue: la visione dall’interno. Abbiamo attinto alla nostra storia comune, alla sottile trama dei vissuti e dei multilinguismi che facevano di ogni riunione famigliare – specie per noi, nipoti nate in Marocco – un simposio di culture. Ci ha accompagnato la fascinazione provata nell’essere giovani spettatrici di un uomo e del suo mondo interiore – l’endocosmo foschiano – che si esplicitava ai nostri sguardi attraverso gli oggetti e le fotografie che lo circondavano, testimonianze e ricordi dell’Oriente amato. Istantanee di una vita straordinaria, che abitavano con naturalezza gli spazi del quotidiano mentre noi crescevamo in un tempio immateriale, sospese tra il mito e la semplicità delle cose.
Nel ripercorrere il filo che lega Fosco al Giappone, abbiamo seguito le tracce dello studioso/antropologo/fotografo per arrivare ad accorgerci che la curiosità e l’entusiasmo che guidarono il suo iniziale percorso di conoscenza di quei luoghi, e delle genti che li abitavano, erano sostenuti dalla cura e attenzione costante nei confronti delle figlie e della sua giovane sposa. Nel 1938 Fosco non viaggiava da solo ma aveva accanto a sé Topazia Alliata, che seppe accogliere quell’avventura facendola sua. Insieme costituivano un’unità di pensiero e volontà, garantivano reciprocamente quel senso di appartenenza e fiducia, proprie a un universo conosciuto e intimo, pur essendo sempre disposti ad aprirsi all’incontro con l’altro. Che impresa attraversare mezzo mondo in nave per raggiungere un paese così distante dal proprio! Entrambi i nostri nonni, Fosco e Topazia, avevano il coraggio e la tempra caratteristici dei pionieri. Da quel momento, il Giappone divenne casa.
Chi ha incontrato la figura di Fosco sa quanto egli fosse innamorato del mondo e tenesse alla condivisione di ciò che andava imparando sul suo conto. Si era persino immaginato di essere un CITLUVIT [CITtadino-Luna-Visita-Istruzione-Terra], sceso dalla Luna per esplorare il pianeta Terra e stendere una Gran Relazione da sottoporre agli abitanti del suo pianeta. E’ proprio nello spirito del CITLUVIT che abbiamo lavorato, sin dall’inizio, con il desiderio di trasmettere a chi lo scopre in questa occasione, e a chi già lo conosce da tempo, ciò che a noi si è mostrato.
Nour Melehi e Mujah Maraini-Melehi
Foto in evidenza: Geisha, Tokyo, 1985; Fosco Maraini/Archivio Privato; Pescatrice Ama di Hekura, 1954, Fosco Maraini/Proprietà Gabinetto Vieusseux © Fratelli Alinari
Istituto Giapponese di Cultura
Via Antonio Gramsci 74
00197 ROMA
http://www.jfroma.it/
Visite guidate gratuite su prenotazione allo 063224754
Scuole/gruppi/percorsi didattici: gruppi@jfroma.it