MARTEDÌ 23, MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO 2016 ORE 20.45
Carlo Cecchi, il più moderno fra i grandi interpreti del teatro italiano, torna a Shakespeare, nella doppia veste di regista e attore, con La dodicesima notte, commedia corale fondata sugli scambi di identità e di genere e sugli equivoci.
Cecchi rilegge con grande rigore l’intricata vicenda dei fratelli smarriti e ritrovati dopo un naufragio sulle coste dell’Illiria, vicenda che si incrocia con le dispute amorose fra il Duca Orsino e la Contessa Olivia. Una strana e malinconica commedia sull’amore, che intreccia comicità e amarezza, in cui la musica – che porta la prestigiosa firma di Nicola Piovani – ha una funzione determinante, non di commento ma di azione. La follia che percorre la commedia, come un carnevale che trascina tutti in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo Malvolio, personaggio che permette a Cecchi di orchestrare un gioco attoriale straordinario.
Note di regia
Illiria. Il Duca e la Contessa hanno due tenaci fissazioni: il Duca si è fissato sulla Contessa perché lei non ne vuole sapere; la Contessa si è fissata sul fratello morto, al quale vuole restare fedele per sette anni. Con questi due begli esemplari di nevrosi narcisistica, tutto resterebbe nell’immobilità e addio commedia. Ma il Destino – e Shakespeare – fanno scoppiare una tempesta: una nave fa naufragio, dal quale si salva una ragazzetta di nome Viola. Nel naufragio ha perduto un fratello. La ragazzetta si trova sperduta in Illiria; ma è piena di risorse (vecchiotte, a dir la verità: Plauto, gli Italiani, già Shakespeare in commedie precedenti) e decide di travestirsi da ragazzo e di diventare il paggio del Duca. Il Duca lo prende in grande simpatia (il paggioragazza si innamora tambur battente di lui) e decide di farlo diventare il suo messaggero d’amore con la Contessa. La Contessa si innamora subito del paggio e le cose si metterebbero male perché il paggio è una femmina e al tempo di Shakespeare i matrimoni gay, o almeno i pacs, non erano previsti. Ma il Destino e Shakespeare hanno risparmiato il fratello
del paggio-ragazza, il quale, essendo suo gemello, è tale e quale alla sorella-fratello. Così questo fratello scampato al naufragio e inseguito anche lui da un innamorato, si sistema volentieri con la Contessa, che lo prende per il paggio-ragazza di cui si era invaghita. Si sposano presto presto. Il Duca esplode di gelosia ma poi, chiarito l’equivoco, si calma e si prende il
paggio-ragazza come futura sposa.
Questo è il plot principale. Ma ce n’è un altro, forse più importante. È un plot comico e si svolge alla corte della Contessa: lo zio ubriacone e l’astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e, non poteva mancare, il fool. Malgrado la sua funzione comica, questo plot ha uno svolgimento più amaro: la follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte.
L’amore è il tema della commedia; la musica, che come dice il Duca nei primi versi “è il cibo dell’amore”, ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione. La scena reinventerà un espace de jeu che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa.
Carlo Cecchi
Teatro Comunale di Monfalcone
Corso del Popolo, 20
34074 - Monfalcone
Informazioni:
T - 0481 494 369
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